DA CORTE, Niccolò
Figlio dello scultore Francesco, nacque a Cima (Valsolda; ora frazione del comune di Porlezza, prov. di Como) nel 1500 (Ferrarino, 1977) o comunque prima del 1507, dato che nel 1532 egli risulta avere più di venticinque anni (Klapisch, 1969). Citato nei documenti come architetto e scultore, gli studiosi ritengono che si sia formato a Milano nella cerchia del Bambaia, ma probabilmente, come tanti dei contemporanei, nel primi anni avrà lavorato il marmo agli ordini di diversi maestri in opere di scarsa importanza artistica, ma tecnicamente impegnative.
Sappiamo dall'atto dogale redatto nel 1534 per le nozze del D. con Marietta Rolando, parente degli Aprile da Carona, che egli aveva acquistato una bottega in Genova già nel 1522 (Alizeri, 1877, pp. 145 s.). Tuttavia è solo in due documenti liguri redatti nell'anno 1529 che compare per la prima volta il nome del D. in relazione a un'attività artistica: si tratta nel primo caso di un contratto stipulato in Savona, tramite il quale lo scultore si impegnava, in collaborazione con Pace Antonio Sormano, a realizzare una fontana per Gregorio da Cesarea; nel secondo caso invece di un documento che riguarda un gruppo di dieci statue in terracotta raffigurante la Passione che il D. si impegnava a realizzare per la chiesa genovese di S. Maria di Castello (Ibid., pp. 143-148).
L'anno successivo il nome dell'artista si trova nuovamente in alcuni atti attestanti pagamenti per opere delle quali non si hanno più notizie o che sono andate perdute come le altre sopracitate.
Il Soprani (1674), basandosi su un documento da lui stesso reperito ma non pubblicato, riferisce che il D. fu in Genova nel 1530, anno in cui avrebbe eseguito il baldacchino di S. Giovanni Battista, sito nella cappella dedicata allo stesso santo nella cattedrale genovese di S. Lorenzo (cfr. Kruft-Roth, 1973). Il biografo inoltre riferisce genericamente al D. alcune decorazioni scultoree di portali, limitandosi tuttavia a menzionare specificatamente solo quella del palazzo del principe Andrea Doria in piazza S. Matteo e quella del portale della chiesa di S. Giovanni il Vecchio raffigurante il Battesimo di Cristo (tuttora in loco anche se non integra). Un pagamento del 1530 si riferisce ad alcuni pilastri di una porta di S. Lorenzo, mentre negli anni 1533-41 sono registrati pagamenti relativi a decorazioni marmoree che l'artista, in collaborazione con Gian Giacomo Della Porta, realizzò per palazzo ducale (Varni, 1866, pp. 29 ss.).
Il 12 dic. 1532 (Klapisch, 1969) il D., con Gian Giacomo Della Porta, Antonio Maria Aprile e Antonio Novo di Lancia, si impegnava, tramite Adamo Centurione, all'esecuzione dei pilastri e delle colonne per il patio inferiore e il corridoio superiore degli Alcázares di Siviglia. La data e l'associazione, in questo caso, con Antonio Maria Aprile da Carona, forse attuata attraverso la moglie del D. originaria di Carona, chiariscono un punto oscuro sui primi contatti del D. con la Spagna, paese per il quale il vecchio maestro caronese aveva già lavorato. Allo stato attuale della ricerca non è possibile stabilire quanto il D. abbia lavorato per la Spagna, dato che in un ulteriore contratto dell'Aprile in data 1534 (Gestoso, 1889, I, p. 493) il D. non è nominato ed è solo nel 1537 (Rosenthal, 1966, p. 209) che egli risulta presente a Granada, pur avendo già lavorato per committenti spagnoli nella bottega del Della Porta.
A Genova, il nome del D. affianca quello di Gian Giacomo Della Porta in un contratto redatto il 16 dic. 1532, secondo il quale i due artisti si impegnano a costruire, derivandolo da un modello di terracotta, un portale per il palazzo di Agostino Salvago (ancora visibile, sebbene i rilievi risultino molto consunti; cfr. Kruft-Roth, 1973). L'anno successivo, il 1533, si ha notizia di numerose commisioni affidate ai due artisti sempre per Genova: un portale in marmo per Nicolò Pallavicini, una fontana per Philippe De Roi, duca di Ascoli, e, infine, un'altra fontana, che dal contratto risulta già precedentemente iniziata dal D., per il cui completamento i due artisti s'impegnano con Andrea Doria (Alizeri, 1877, pp. 158 ss.). Anche delle opere commissionate in quest'anno, così come della cornice per un crocifisso che Della Porta e il D. s'impegnarono a realizzare l'anno successivo per la confraternita genovese di S. Brigida, non si conosce la sorte.
Nel 1534 Gian Giacomo Della Porta, suo figlio Guglielmo e il D. decidevano, con un contratto di società, di dividere in parti uguali i profitti di tutti i lavori futuri, compreso il monumento sepolcrale di Giuliano Cibo, vescovo di Agrigento (Genova, transetto nord della cattedrale di S. Lorenzo), già iniziato a quella data ma non ancora portato a termine.
In base a documenti riprodotti dal Varni (1866) e dall'Alizeri (1877), si sono dedotte le date di inizio, il 1533, e di fine, il 1537, di quest'opera considerata la maggior impresa genovese dell'atelier dei Della Porta. Purtroppo nulla di specifico emerge invece dalla documentazione sulla reale divisione del lavoro fra gli artefici di tale monumento, circostanza che ha quindi dato adito a supposizioni attributive talvolta contraddittorie: la critica più recente sembra comunque orientata ad ascrivere al D. solo un limitato intervento (cfr. Kruft-Roth, 1973).
L'artista in quegli anni risulta di fatto piuttosto impegnato: dai documenti si apprende che nel 1535 gli venne commissionato un bacile in marmo e tanto in quest'anno come in quello successivo si registrano pagamenti per lavori condotti in palazzo ducale. Si ha inoltre notizia di una commissione per una fontana da situarsi in piazza Nuova (fontana che, non essendo già più in situ alla fine del secolo scorso, l'Alizeri identificava con quella oggi non più esistente, ma situata al suo tempo in un'altra piazza genovese, piazza Sarzano); sempre del 1536 è la commissione di un portale in "pietra nera" per Giacomo Calvi. Lo stesso anno don Alvaro di Bazán, capitano generale delle galere della Spagna, commissionò 300 balaustri e altre numerose membrature architettoniche per il suo palazzo di Granada, a Giovanni Pietro Passalo e a Gian Giacomo Della Porta, che secondo l'Alizeri avrebbe realizzato la parte sua con il figlio Guglielmo e con il D., su contratto aggiuntivo firmato alcuni mesi più tardi. Probabilmente il nuovo incarico da parte di don Alvaro di Bazán accelerò l'andata in Spagna del D. con il pittore Semino, mentre proseguiva l'intensa attività della bottega a Genova.
Nel 1537, alcuni mesi dopo la consegna della statua di Ansaldo Grimaldi per il palazzo di S. Giorgio a Genova, il D. risulta presente a Granada per una nuova opera per la corte spagnola, e Guglielmo Della Porta andò a Roma. Ciò nonostante. il 30 apr. 1538, si costituì a Genova una nuova società allargata a nove membri il cui obiettivo concreto non è noto, ma è possibile che fosse in relazione alle opere già iniziate e che potevano essere commissionate nella fiorente Spagna.
Gli associati erano, da una parte, gli artisti già noti della bottega di Gian Giacomo Della Porta; questi rappresentava suo figlio Guglielmo, assente, e includeva suo genero Nicolò Longhi, mentre Giacomo Carlone firmava a nome suo e del D. il quale già lavorava a Granada; figurano inoltre Michele e Battista Solari da Carona, Antonio Novo di Lancia, anch'egli assente e già noto ai clienti sivigliani come don Hernando Colón, collaboratore di Gian Giacomo Della Porta e del D. nei lavori agli Alcázares di Siviglia, e infine Giovanni Domenico Solari di Piuma. L'Alizeri chiarisce le condizioni economiche di questo grande contratto, e soprattutto le categorie artistiche dei membri, mettendo in evidenza che figurano come scultori solo Gian Giacomo Della Porta e il D., da una parte, e il Carlone, dall'altra, mentre gli altri soci sono relegati alla mera attività decorativa e alla squadratura dei marmi.
A quella data il D. aveva già realizzato la sua prima opera nella facciata sud del palazzo di Carlo V nell'Alhambra di Granada: la figura della Fama (o della Vittoria come precisa Rosenthal, 1966, che la identifica con la figura di destra sull'arco della parte inferiore). Questa opera fu stimata da Diego Siloé, dal pittore Julio Aquilis, probabilmente discepolo di Giovanni da Udine, e da Pedro Machuca (Gómez Moreno, 1941) p. 138 nota 2), l'architetto del palazzo ai cui disegni il D. aveva dovuto attenersi (sebbene il Rosenthal insista sulla personale interpretazione dell'italiano, la cui arte poco ricorda le opere di pittura conosciute del Machuca). Negli anni 1538 e 1539 il D. eseguì probabilmente quattro pannelli scolpiti in marmo di Sierra Elvira, che sembrano identificabili con i rilievi di tecnica raffinatissima, con Trofei militari, che ornano le basi delle colonne del corpo inferiore della facciata.
Da questa data fino all'ottobre del 1545, il nome del D. non appare più nella contabilità del palazzo di Granada. anche se si ha notizia (Alizeri, 1877, pp. 230 ss.) che nel 1540 egli è assente da Genova dato che suo fratello Domenico regola, a suo nome, i conti per le opere effettuate con Giacomo Carlone, escluse quelle pattuite con il duca di Alba, fino al ritorno del D. dalla Spagna. Si ignora quale fosse la commissione del duca; Gómez Moreno (1941) ritiene possa riferirsi ai marmi che un tempo decoravano il palazzo del duca ad Alba de Tormes (Salamanca); vi sono, d'altra parte, le rovine del famoso giardino di Sotofermoso ad Abadia (Cáceres) descritto dalle fonti spagnole con ornamenti di questo tipo, sebbene l'unica statua identificata sia firmata nel 1555 dal fiorentino F. Camilliani e si conosca anche dalle fonti un terzo splendido palazzo degli Alba, quello di Siviglia, anch'esso ornato da un gran numero di colonne e sculture in marmo di fattura italiana.
Secondo Kruft (1973) nel 1543 il D. tornò a Genova, come risulta dalla sua presenza alla firma di una procura. Non vi sono notizie della sua attività artistica fino al 1545, anno in cui s'impegnava a Granada per la realizzazione della fontana chiamata il Pilar di Carlo V; questo impegno lo indusse nel 1546 (Kruft-Roth, 1973, p. 953) ad affittare la sua bottega di Genova che era rimasta aperta per tutto questo tempo.
Il contratto per il Pilar di Granada, su disegno di Machuca, specificava tutti i dettagli architettonici e il modello che il D. doveva seguire nella decorazione scultorea di soggetto araldico e mitologico, ma il primo accenno all'esecuzione risale al dicembre del 1546.
L'ultima notizia conosciuta sull'attività artistica del D. è data dalla lettera del 1548 (Alizeri, 1877, pp. 234 ss.) in cui chiede aiuti a Genova per continuare i lavori alla facciata sud del palazzo dell'Alhambra; Ma l'opera fu completata dal garante spagnolo del contratto, il vetraio Juan del Campo (Gallego Burin, 1936). Il D. realizzò in questi anni alcuni dei rilievi di soggetto marino e la figura della Storia nella parte superiore della facciata sud del palazzo di Carlo V a Granada.
Fece testamento il 17 ag. del 1551, apportandovi aggiunte il 29 dicembre dello stesso anno (Boll. stor. d. Svizzera ital., XXX [1908], p. 53). Morì a Granada il 16 genn. 1552.
Le opere del D., quali risultano da queste analisi, ci presentano uno scultore abile, padrone delle tecniche più avanzate nella realizzazione del rilievo, anche se non geniale né innovatore. Le sue figure isolate si caratterizzano per le proporzioni robuste, per le fisionomie molto classiche dai grandi ovali e per un bel drappeggio delle vesti. Nei suoi rilievi, come sottolinea il Rosenthal, si osserva una progressione tecnica: dallo "schiacciato" dei suoi primi rilievi con trofei, al più vivo senso scultoreo di quelli dedicati a Nettuno, nella facciata dell'Alhambra, anticipati dalle figure dei Profeti nel baldacchino di S. Giovanni Battista a Genova.
Lo stesso autore suggerisce che sia stato il D. a realizzare i disegni dei suoi rilievi poiché, probabilmente, non si conoscevano, fino a qualche tempo fa, modelli in Spagna che potessero ispirarli; ma in seguito è stata dimostrata (N. Dacos, Pedro Machuca en Italie, in Scritti di storia dell'arte in onore di F. Zeri, Milano 1984, pp. 332-61 passim) la diffusione di incisioni di temi rinascimentali italiani in tutto il mondo occidentale inclusa la Spagna; senza dimenticare la presenza, nella stessa Alhambra, al tempo del D., dei pittori Julio Aquilis e Alejandro Mayner (Gómez Moreno y Gonzáles, 1919). Di fatto i rilievi del palazzo appaiono ispirati ad incisioni di questo tipo.
Rosenthal (1966) e Kruft-Roth (1973) hanno tentato di fornire un corpus delle opere del D., aggiungendo alcune attribuzioni e cercando, soprattutto gli ultimi due studiosi, di districare la complessa questione dei contributi dei singoli artisti nelle imprese assunte dalla bottega dei Della Porta.
Fonti e Bibl.: R. Soprani, Le vite de' pittori scoltori et archit. genovesi, Genova 1674, p. 277; R. Soprani - C. G. Ratti, Vite..., I, Genova 1768, pp. 392 s.; A. Ponz, Viaje de España [1772], Madrid 1947, pp. 676 ss.; S. Varni, Delle op. di G. G. e G. Della Porta e N. D. in Genova, in Atti della Soc. ligure di st. patria, IV (1866), pp. 3-44 passim; F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno in Liguria dalle origini al sec. XVI, V, Genova 1877, pp. 131-237 passim; J. Gestoso Perez, Sevilla monumental..., Sevilla 1889-1892, 1, pp. 141-66, 171-77, 181-88, 227-38 e passim; M. Górnez Moreno y Gonzáles, El Palacio de Carlos V en la Alhambra, in Revista de España, 1885, p. 31; Id., Guida de Granada, Granada 1892, pp. 109-118; J. Marti y Monso, Estudios histórico-artisticos relativos principalmente a Valladolid..., Valladolid 1901, p. 141; C. Justi, Miscellaneen aus drei Jahrhunderten spanischen Kunstlebens, Berlin 1908, I, pp. 232-239; M. Górnez Moreno y Gonzáles, Los pintores Julio y Alejandro y sus obras en la Casa Real de la Alhambra, in Bol. de la Soc. española de excurs.; XXIII (1919), p. 33 (è discussa l'idenui. del D. con il pittore Nicolasin); Catalogomonumental de España, J. Meltedo, Provincia de Gaceres, Madrid 1924, I, pp. 257-264; M. Górnez Moreno y Gonzáles, La escultura del Renacimiento en España, Barcelona 1931, pp. 75 s. nota 58; A. Gallego Burin, Documentos relativos al entallador y vidriero Juan del Campo, in Cuadernos de arte de la facultad de letras [Granada], I (1936), pp. 341 ss.; A. Venturi, Storia dell'arte ital., X, 3, Milano 1937, pp. 532-536, 620; M. Gómez Moreno, Las Aguilas del Renacimiento español, Madrid 1941, ad Ind.; D. Angulo Iñiguez, La mitologia y el arte español del Renacimiento, Madrid 1952 (estratto dal Boletin de la Real Academia de la historia, CXXX [1952]), pp. 18-24, figg. 2 s.; T. Martiri Gil, Una visita a los jardines de Abadia..., in Arte español, 1945, pp. 58-65; J. Contreras, Escultura de Carrara en España, Madrid 1957, pp. 22-25, figg. 25-30; Ars Hispaniae, XIII, J. M. Azcarate, Escultura del siglo XVI, Madrid 1958, p. 253; A. Rossi, La statua di Giuliano Cibo nella cappella dei SS. Apostoli, in Boll. ligustico, XIII (1961), pp. 161-168; E. E. Rosenthal, TheLombard sculptor N. D. in Granada, in The Art Quarterly, XXIX (1966), pp. 209-244, figg. 1-33; Catalogo monumental de España, M. Gomez Moreno, Provincia de Salamanca [1901-03]. Madrid 1967, pp. 386-390; E. E. Rosenthai, N.D. and the Portal of the Palace of Andrea Doria in Genoa, in Festschrift Ulrich Middeldorf, Berlin 1968, pp. 358-363, tavv. CLXV-CLXVII; C. Klapisch Zuber, Les maîtres du marbre, Carrare, 1300-1600, Paris 1969, pp. 238 n. 103, 289; H. Kruft-A. Roth, The Della Porta workshop in Genoa, in Annali della Scuola normale superiore di Pisa, III (1973), pp. 893-954, tavv. LXV-CXX; L. Ferrarino, Diz. degli artisti ital. in Spagna, Madrid 1977, p. 181; S. Sebastian, Arte y humanismo, Madrid 1978, pp. 62-65; M. Estella Marcos, Elsepulcro del Marqués de Villanueva en Santa Clara de Moguer..., in Archivo español de arte, CCVIII (1979), pp. 440-451; Historia del arte hispanico, C. Garcia Gainza-S. Sebastian-R. Buendia, ElRenacimiento, Madrid 1980, pp. 34, 106; P. Boccardo-I. M. Botto, Del dipingere e scolpire in pietre, Genova 1985, pp. 85 s.; U. Thierne-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, pp. 480 s. (s. v. Corte, N. da).