NICCOLO da Baiso
NICCOLÒ da Baiso. – Questo nome è stato assegnato congetturalmente dagli studi moderni a un intagliatore del legno attestato a Bologna nel 1454.
In quell’anno un Niccolò da Modena e il concittadino Biagio – qualificati come «maistri di legname e di coro» (Malaguzzi Valeri, 1895, p. 18) – ricevettero dei pagamenti per la realizzazione degli stalli del coro della chiesa di S. Michele in Bosco. L’opera dei due artefici modenesi, perduta già in antico probabilmente a causa delle travagliate vicende che interessarono il complesso, fu sostituita dal coro cinquecentesco eseguito da frate Raffaele da Brescia, anch’esso, a sua volta, poi smembrato e allontanato dalla sua sede originaria. Grosso modo nello stesso periodo entrambi i maestri parrebbero aver collaborato con Lodovico da Piumazzo nell’esecuzione dei banchi del refettorio della stessa chiesa (ibid., p. 19).
L’ipotesi di un legame di Niccolò da Modena, e dunque anche di Biagio, con la nota famiglia di intagliatori emiliani originaria di Baiso – attiva, attraverso l’operato dei suoi principali rappresentanti Giovanni, Tommasino e Arduino, tra la fine del XIV secolo e il secolo successivo – si deve a Francesco Malaguzzi Valeri (ibid., p. 18; Id., 1901, p. 26), alla luce della loro provenienza emiliana e, pur non essendo verificabile, ha trovato cauto seguito nelle sporadiche menzioni dell’artista da parte della critica successiva (Ciaccio, 1907; Biavati - Marchetti, 1974; Fabbri, 1977; Staps, 1992; Toffanello, 2010, p. 343).
In mancanza di fonti e opere, tuttavia, il profilo di Niccolò non può che restare sfuggente, così come solo ipotetico può essere ritenuto il suo rapporto con i da Baiso. Su questo fronte, non contribuiscono a fornire reali certezze le notizie riguardanti la figura di Biagio, identificato ipoteticamente con il «Biagio da Bologna», garzone di Arduino da Baiso, documentato a Ferrara tra il 1442 e il 1470 (Toffanello, 2010), né tanto meno la presenza, in S. Michele in Bosco e negli stessi anni, di altri artisti modenesi per i quali, sempre in via congetturale, Malaguzzi Valeri (1895, p. 18) suppose un legame con la stessa famiglia: lo studioso ricordava, infatti, «Alberto e Gasparo da Modena o più precisamente da Baiso» (ibid.) e un maestro Cesare – forse figlio di Arduino (Ghidiglia Quintavalle, 1963, p. 301; Staps, 1992; Toffanello 2010, p. 343) – che nel 1454 ricevette dei pagamenti «per una fenestra del altare dove è la testa del Salvatore» (Malaguzzi Valeri, 1895, p. 18) presso la medesima chiesa bolognese.
Fonti e Bibl.: F. Malaguzzi Valeri, La chiesa e il convento di S. Michele in Bosco, Bologna 1895, pp. 18 s., 40 s.; Id., L’intaglio e la tarsia a Bologna nel Rinascimento, in Rassegna d’arte, I (1901), 2, p. 26; L. Ciaccio, Abaisi (?) Biagio und Nicolo, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, I, Leipzig 1907, p. 6; A. Raule, I cori delle chiese di Bologna, in Strenna storica bolognese, 1959, n. 9, p. 280; A. Ghidiglia Quintavalle, Baiso (Abaisi, da Baisio) Arduino, in Dizionario biografico degli Italiani, V, Roma 1963, pp. 300 s.; W. Savini Nicci, Biagio da Baiso (Abaisi), ibid., X, Roma 1968, p. 5; P. Biavati - G. Marchetti, Antiche sculture lignee in Bologna dal sec. XII al sec. XIX. Trattazione generale e analisi estetica delle opere, Bologna 1974, p. 35 n. 20; M.R. Fabbri, Antichi cori lignei a Bologna nel sec. XV, in Strenna storica bolognese, 1977, n. 27, p. 107 n. 3; S. Staps, Baiso (Abaisi; da Baiso), in Allgemeines Künstlerlexicon (Saur), VI, München-Leipzig, 1992, p. 333; M. Toffanello, Le arti a Ferrara nel Quattrocento. Gli artisti e la corte, Ferrara 2010, pp. 343 s.