AIELLO, Niccolò d'
Figlio di Matteo, vicecancelliere del Regno di Sicilia, divenne arcivescovo di Salerno nel 1181. Il primo suo atto a noi noto è la consacrazione del tempio di Montevergine, avvenuta nel 1182. In questi anni concedeva al padre, per la fondazione di un ospedale a Salerno, la chiesa di S. Giovanni a Bosanola coi relativi beni; il luogo veniva posto fuori dalla giurisdizione vescovile, salva restando la dipendenza nelle cose spirituali. Durante la lotta tra re Tancredi e l'imperatore Enrico VI, per la successione del Regno di Sicilia, mentre l'arcidiacono salernitano Aldrisio passava dalla parte imperiale, l'A. fu uno dei più strenui campioni del partito nazionale. Non solo animò il popolo napoletano, ma, dopo che il fratello Riccardo, conte di Acerra, fu ferito, egli impugnò la spada; questa attività nel corso della guerra è chiaramente testimoniata dal Liber ad honorem Augusti, di Pietro da Eboli. Dopo la conquista di Napoli nel 1194, l'A. fu ancora l'animatore di una congiura contro Enrico VI, per ricondurre al trono normanno il figlio di Tancredi, Guglielmo III: e poiché l'imperatore aveva agito con mitezza nei riguardi di quelli che lo avevano combattuto, il Liber non esita a bollare l'arcivescovo chiamandolo "Caypha presui".
Preso prigioniero da Enrico VI, l'A. venne condotto in Germania col fratello conte Riccardo e con altri congiurati: invano Celestino III cercò di ottenere la sua liberazione nei negoziati con l'imperatore e, più tardi, dopo la morte di Enrico VI (1197), da Filippo duca di Svevia. Divenuto re Filippo, i negoziati continuarono col nuovo papa Innocenzo III, che giunse persino a minacciare di scomunica l'intera Germania se i principi tedeschi non fossero intervenuti per la liberazione dell'Aiello. Liberato nei primi mesi del 1199, non poté però raggiungere la sua diocesi per la tenace opposizione di Markwald von Anweiler, riuscendo a raggiungerla solo nel 1205. Fu però subito trascinato in nuove difficoltà per recuperare parte del denaro (70.000 tarì) e dei preziosi di proprietà della diocesi, che egli aveva depositato nelle casse dei Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme. L'anno dopo (18 genn. 1207) ottenne da Innocenzo III la conferma di tutti i possessi, diritti e privilegi dell'arcivescovado; il 17 giugno 1211 ancora Innocenzo III gli comunicò che era stata cassata l'elezione di Giacomo, medico del re Federico, a vescovo di Policastro.
Non è facile precisare l'atteggiamento dell'A. durante le lotte tra gli Hohenstaufen ed Ottone di Braunschweig: è certo, però, che nel 1212, come risulta da un documento, aderiva ad Ottone e che nel 1216 doveva essersi riconciliato con Federico II, se l'imperatrice Costanza d'Aragona, sua moglie, in un documento datato da Messina, nel giugno di quell'anno, esaltava la fedeltà degli Aiello alla maestà regia e donava alla Chiesa di Salerno le decime del territorio di Eboli e la piena giurisdizione su laici e chierici, primo passo verso l'infeudamento di quella università. Con questa donazione è certo connessa la grave contesa tra l'A. e il clero di Eboli, decisa solo nel febbraio del 1218, dopo l'intervento di Onorio III e per l'interposizione dell'arcivescovo d'Amalfi e del vescovo di Sarno, col riconoscimento da parte del clero di Eboli dei diritti dell'Aiello. Una contesa analoga sorse nello stesso anno col clero e con i laici di S. Severino; ma sappiamo solo che il papa ne affidò la decisione a Marino, abate di Cava, e al priore di S. Maria de Domno. Nel 1220 Onorio III lo incaricava poi di dirimere, con l'abate di Fossanova, una controversia tra l'abate di Cava e quelto di Fossanova. Nello stesso anno in giugno, ad Ulma, Federico II nominava l'A. giustiziere delle terre possedute dalla Chiesa salernitana con diritto di giudicare gli abitanti, dovunque si trovassero; infine l'imperatore con altri due privilegi (giugno 1220 e febbraio 1221) concedeva a Niccolò la conferma dei precedenti privilegi della Chiesa salernitana ed inoltre la facoltà di commerciare liberamente per tutto il Regno.
L'A. morì il 10 febbr. 1221, come risulta dal necrologio del Liber Confratrum di s. Matteo di Salerno.
Fonti e Bibl. J. L. A. Huillard-Bréholles, Historia diplomatica Friderici II, I, Paris 1852, p. 51; Pietro da Eboli, Liber ad honorem Augusti, a cura di G. B. Siragusa, Roma 1906, in Fonti per la Storia d'Italia, XXXIX, vv. 388-389, 498-509, 1338; Necrologio del Liber Confratrum di S. Matteo di Salerno, a cura di C. A. Garufi, Roma 1922, ibid., LVI, p. 21; C. Carucci, Codice diplomatico salernitano, I, Subiaco 1931, pp. 45 n. 1, 89, 99-101, 107-109, 114-118, 124-125, 128, 131-135, 137; Regestum Innocentii III papae super negotio Romani imperii, a cura di F. Kempf, Roma 1948, p. 61, 81, 105,107, 173; G. Paesano, Memorie da servire per la storia della Chiesa salernitana, II, Napoli 1846-57, pp. 224-232; E. Winkelmann, Philipp von Schwaben und Otto IV. von Bra unschweig, I-II, Leipzig 1873-1878, cfr. Indice.