CONTESTABILI (Contestabile), Niccolò
Figlio di Antonio, paesista e quadraturista, e di Caterina Albarini, fu battezzato a Pontremoli il 20 ag. 1759. Passò a Firenze nel 1778 e fu alla scuola di Francesco Zuccarellì: dal 1779 sono doctnnentate agli Uffizi le sue richieste di far copie. Tornato poi a Pontremoli (nel maggio o giugno 1786), vi abitò fino al 1802, quando rimase vedovo e si stabilì definitivamente a Firenze.
Poche sono le sue opere datate o databili; le prime sono due tele di paesaggi con scene sacre (Marina in burrasca con s. Giovanni della Croce e un altro carmelitano; Cristo e s. Teresa), con scritta attributiva antica e datate 1785, che si trovano nel convento di S. Paolino a Firenze, lasciatevi dai Verrazzano. Delle numerose opere pontremolesi due sono pure datate: il salottino detto "del bosco" (1793) in casa Ricci Armani e la Favola di Niobe (1795) in palazzo Damiani, dove è pure un'Aurora celebrata in antico, ma ora troppo in cattivo stato per essere giudicata. Sono paesaggi a fresco che, secondo una moda iniziata a Roma da Ch.-L. Clérisseau nella "camera dei pappagallo" nel convento della Trinità dei Monti e diffusa probabilmente in Toscana da D. Boguet (Pinto, 1980), occupano tutto lo spazio della stanza, da terra (o da uno zoccolo) al soffitto e intorno alle pareti senza soluzioni di continuità né cesure. Accanto a questi "salotti a verzure" di tipo così nuovo, e che ebbero grande fortuna, il C. lasciò a Pontremoli vari paesaggi sia su tela (nove in casa Bocconi, cinque di non grande impegno in casa Ricci Armani altri in casa Buttini, in palazzo Ruschi Pavesi, in casa Ceppellini) sia a fresco che fingono quadri in cornice (galleria di casa Bonaventuri ora Buglia, palazzo Damiani), e sulla base di questi è stato possibile attribuirgliene (Gregori, 1965) tre a Firenze nella galleria Corsi (museo Bardini).
La formazione fiorentina è palese in un altro tipo di affreschi di cui il pittore riempì Pontremoli, e cioè i medaglioni ovali o tondi a decorazione di soffitti con scene pastorali o putti, composti con citazioni letterali da dipinti del Seicento e primo Settecento, come la Pittura e la Poesia (Gall. fiorentine, depositi; presso il Provveditorato opere pubbliche di Firenze), allora attribuite a F. Furini (oggi a C. Dandini), riprese nelle cosidette Due Muse di palazzo Damiani, o alcune figure di Giovanni da San Giovanni (salone terreno di pal. Pitti) nell'Apollocon Pan e Mida di palazzo Zucchi Castellini. Di questi medaglioni ve ne sono in casa Ricci Armani, in casa Buglia, in casa Podestà, in palazzo Pavesi Ruschi e altrove, e probabilmente anche a Firenze, dove l'artista sfruttò gli stessi soggetti: si ha notizia di una Favola di Niobe, per esempio, in casa Martelli (Gerini, 1829) e di una nel palazzo Rinuccini (Fantozzi, 1842). I Martelli protessero e finanziarono a lupgo lo artista.
Intorno al 1812 il C. affrescò una stanza con paesaggi al pianterreno del palazzo Guadagni (poi Strozzi di Mantova) in piazza del duomo a Firenze, dove la volontà di illusione è spinta fino a ideare i bastoni da tenda in forma di ramo, con effetto ancora più coinvolgente.
Oltre a queste famiglie fiorentine, il C. ebbe come committenti anche i Borbone titolari del regno dEtruria (1803-1807; Pinto, 1977) che avrebbero dovuto affidargli la decorazione di una sala da pranzo in palazzo Pitti: ma la cosa non andò a buon fine. Il C. ebbe però un altro impiego di fonte granducale o reale, anche se non sappiamo esattamente quando: la decorazione dei salone della villa Ambrogiana a Montelupo Fiorentino, con bosco su tre lati (vi è anche un caminetto in forma di grotta) e rovine di un edificio antico, con fregio a bassorilievo e finte statue su piedistalli, sul lato delle finestre (fot. Soprintendenza, Firenze, 102.977-80). Lo stesso soggetto venne realizzato dall'artista entro il i 820 sempre per i Borbone, anche nei nuovi appartamentì del palazzo ducale di Lucca, in cui egli affrescò due stanze: la sala da pranzo, con paesaggio pastorale su tre lati ed edificio diroccato sulla parete delle finestre, e un salotto del re con finti quadri di paesi, in collaborazione per gli ornati con G. Bargioni (Pinto, 1980).
Coeva ai lavori di Lucca è la decorazione del teatro di Volterra (1820): imbiancate ormai la volta (Venere sul suo cocchio tirato da uccelli) e le pareti (ornati, gruppetti di amorini e vignette con vedute), resta il bel sipario con Persio Flacco, condotto dalle Muse in Parnaso.
La tradizione pontremolese dà al C. anche lo stemma della città (palazzo comunale) e una Maddalena presente in più versioni in varie case locali (un buon esemplare è nella collezione Bocconi Zucchi). Benché l'opera esuli dagli schemi in cui inquadriamo l'artista, la ripresa furiniana che vi si nota è ben compatibile con l'attribuzione.
Il C. morì a Firenze il 2 apr. 1824 (Arch. di Stato di Firenze, Stato civile, Comunità di Firenze, 1824, reg. 61 atto 892, parrocchia S. Giuseppe).
Fonti e Bibl.: Firenze, Soprintendenza Belle Arti: Arch. Gall. fiorent., filza XXa 78; XIIIa 154; XVa 75; XVIa 68; T. Trenta, Guida del forestiere per la città e il contado di Lucca, Lucca 1820, pp. 53, 57; E. Gerini, Mem. stor. d'illustri scritt. e di uomini insigni dell'antica e moderna Lunigiana, II, Massa 1829, pp. 273 s.; Guida per la città di Volterra, Volterra 1832, p. 76; F. Fantozzi, Nuova guida... di Firenze, Firenze 1842, p. 718; L. Ambiveri, Gli artisti Piacentini, cronaca ragionata, Piacenza 1879, p. 156; A. Cinci, Volterra. Guida, Volterra 1985, pp. 161 s.; P. Bologna, Artisti e cose d'arte e di storia pontremolesi, Firenze 1898, p. 100; Estate pontremolese (catal.), Pontremoli 1939, pp. V, 10-12, 14, 20, 29 s.; N. Zucchi Castellini, Palazzi e case pontremolesi, Parma 1939, p. 9; P. Ferrari, Lo stemma di Pontremoli, in IlCampanone, I (1940). pp. 343-345; M. Giuliani, Breve guida alle opere d'arte di Pontremoli, in Parma per l'arte, II (1952), pp. III s. dopo p. 152; Id., Pontremoli. Piccola guida stor. turistico artistica, Pontremoli 1960, pp. 18, 22; M. Gregori, 70pitture e sculture del '600 e '700fiorentino (catal.), Firenze 1965, pp. 36, 66 s.; S. Bertini, Per le vie della città: via de' Sarti, in Volterra, dicembre 1967, p. 7; L. Bertocchi-G. C. Dosi Delfini, Lettere di pittori e scultori dei secc. XVII-XVIII, Pontremoli 1970, p. 100; G. Fiori, Docc. biogr. di artisti piacentini dalla fine '400 al 1700, in Arch. stor. per le Prov. Parmensi, XXIV (1972), p. 199 n. 52; L. Ginori Lisci, I palazzi di Firenze nella storia e nell'arte, Firenze 1972, pp. 468 s., fig. 377; R. Bossaglia-V. Bianchi-L. Bertocchi, Due secoli di pitt. barocca a Pontremoli, Genova 1974, pp. 25-28, 124-130, figg. 14 s., 127-144; S. Pinto, The Royal Palace from the Loraine period to the present day, in Apollo, CVI (1977), p. 55; Id., La decorazione pittorica: problemi, in Atti del convegno "Il Palazzo Pubblico di Lucca: architetture opere d'arte destinazioni", Lucca1980, pp. 141 s., 144, nn. 24-25, figg. 217-19, 231-35; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 331; Diz. encicl. Bolaffi dei Pittori e degli incisori ital., III, Torino 1972, p. 421.