BUONAVENTURI, Niccolò
Fiorentino, quinto figlio di Francesco di Monte Buonaventuri e di Benedetta Borgianni, nato sembra il 29 marzo 1614, fu "veduto di Collegio", cioè estratto, ma inabile a ricoprire la carica pubblica del Collegio, nel 1628. Mentre i suoi fratelli Lorenzo e Girolamo, esercitavano in Firenze numerose e importanti magistrature, come già il padre, morto nell'anno 1636, il B. fu inviato da Ferdinando II alla corte di Madrid, ove ebbe occasione di trattare numerosi affari di rilievo, facendosi apprezzare sia da Filippo IV sia dal granduca. Durante tale suo pluriennale soggiorno madrileno anzi, essendo dovuto rientrare in Italia l'ambasciatore toscano alla corte cattolica Gori Pannilini, e essendo già da tempo assente un segretario di ambasciata, il B. assieme a Niccolò degli Albizzi, fu indicato all'ambasciatore uscente dal governo di Firenze tra i sudditi granducali residenti a Madrid, perché a entrambi o a uno dei due in attesa dell'arrivo in Spagna del nuovo ambasciatore toscano fosse appoggiato "il servizio di S.A., per la parte che concerne al partecipar gli avvisi, che corrano nelle materie di Stato, et di guerra particolarmente..." (minuta di lettera del balì Gondi, primo segretario di Stato del granduca, all'ambasciatore Gori Pannilini, Firenze, 16 luglio 1648, Arch. di Stato di Firenze, Mediceo, f. 4972, n.n.).
Il B. esercitò tale incarico dal settembre del 1648 al marzo dell'anno seguente, inviando in tale periodo al governo fiorentino nove dispacci, nei quali, oltre a ragguagliare sulle notizie correnti, afferma di aver vigorosamente contraddetto alle dicerie diffusesi dopo la precoce partenza dell'ambasciatore, nella quale si indicava un segno di poca benevolenza da parte del granduca verso la Spagna.
Gran parte dei dispacci son poi occupati dal resoconto delle vicende giudiziarie attraverso cui il B. era riuscito a mantenere per l'ambasciatore in arrivo la casa già occupata in Madrid dal Gori Pannilini. Tre lettere (del 25 nov. e del 31 dic. 1648, e dell'8 genn. 1649) si hanno in risposta al B. da parte del balì Gondi, che, riferendo pensieri del granduca, loda molto "le diligenze", "la premura", "l'ardore efficace" da lui portati a tale faccenda della casa, tanto più in quanto a Madrid non vi era allora chi potesse sostenere come ministro il servizio del granduca. (Ibid., lettera del Gondi al B., Pisa. 31 dic. 1648).
"Di poi con largo giro vedute tutte le corti de' maggiori Principi dell'Europa se ne tornò a Firenze" (Gamurrini), ove ricoprì numerose magistrature: nel 1654 fu nel Consiglio de' dugento, magistratura incaricata di risolvere le provisioni di specialità, cioè quelle riguardanti persone private o singole comunità entro lo Stato; nel 1656 fu ufficiale della Grascia, magistratura che sovrintendeva, con poteri molto estesi, al rifornimento alimentare della città e sorvegliava i prezzi e le misure delle derrate che si vendevano al minuto. Nel 1660 fu uno dei 12 Buonomini, consiglieri di Stato, e sindaco del Consiglio di giustizia; nel 1661 ufficiale d'Onestà, magistrato il cui principale compito era di sorvegliare l'attività delle meretrici; nel 1663 e di nuovo nel 1669 fu ufficiale dei Pupilli, magistratura che vigilava sugli interessi degli orfani e delle vedove; nel 1672 fu ancora sindaco del Consiglio di giustizia; nel 1678 uno dei sei del tribunale di mercanzia. Al suo rientro a Firenze, il B. aveva sposato Laura di Tommaso Segni, dalla quale ebbe cinque figli, tra cui Francesco, magistrato ed erudito, assassinato alla corte di Gian Gastone de' Medici.
Il B. morì il 22 nov. 1679.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Mediceo, ff.4969, 4972; Ibid., Carte Sebregondi, fasc. Buonaventuri;Firenze, Bibl. naz. centr., Passerini 186, inserto n. 63; Ibid., A. Cirri, Necrologio fiorentino, III, cc. 191-192; D. E. Gamurrini, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane ed umbre, IV, Firenze 1679, pp. 291 s.; Repertorium der diplomatischen Vertreter aller Länder seit dem Westfälischen Frieden, I, Berlin 1936, p. 536; U. Goro, Un delitto di Gian Gastone de' Medici, in Il NuovoCorriere, 17 luglio 1941 (per Francesco).