AVERANI, Niccolò
Nato in Firenze verso la metà del '600 da Giovanni Francesco e da Margherita Sacchettini, insieme con i fratelli Benedetto e Giuseppe fu affidato al p. Glaria ed educato nel collegio fiorentino dei gesuiti. Ricevette la laurea in utroque iure a Pisa dal fratello Giuseppe. Ebbe interessi vari, giuridici, matematico-scientifici, filosofici. Il Magliabechi, che lo aveva conosciuto giovanissimo, lo avrebbe proposto al cardinale Gregorio Barbarigo, vescovo di Padova, come prefetto degli studi nel suo seminario: ma l'A. non venne accolto per la giovane età e per la inquietudine intellettuale. Le Novelle letterarie di Firenze parlano di molte sue opere inedite di un certo valore.
Nel 1727 l'A. curò l'edizione in sei tomi in folio delle opere di Gassendi: Petri Gassendi Diniensis ecclesiae praeposit... Opera omnia in sex tomos divisa..., Florentiae 1727.
Il significato di questa ristampa resta per molti aspetti oscuro, anche perché sinora non è stata fatta oggetto di studio puntuale. Essa si colloca agevolmente in quella ripresa di discussioni "filosofiche" in senso antiaristotelico, iniziatasi in Toscana con la polemica tra il p. G. Grandi e il gesuita T. Ceva, nel 1724, e protrattasi negli anni seguenti con la piena rivalutazione dello sperimentalismo galileiano, sulla cui tradizione sembra innestarsi questa edizione di Gassendi piuttosto che su una vera e propria tradizione gassendista gravemente ostacolata in Toscana durante il lungo granducato di Cosimo III. All'iniziativa non fu estraneo l'appoggio più o meno palese del governo, nel mutato clima apertosi con il granducato di Gian Gastone: i volumi furono editi dalla stamperia granducale; documentato è l'interesse che vi portò il segretario del Regio Diritto, Giulio Rucellai. L'opera dell'A., volta a coordinare e a dirigere l'impresa, cui collaborarono diversi eruditi, tra i quali il Lami, oltre che, come pare, gli stessi fratelli dell'A., Giuseppe e Benedetto, si configura più su un piano storico che su un piano scientifico. Conclude un orientamento piuttosto che elaborare nuove posizioni intellettuali. Evidente nella prefazione (da attribuire con buon margine di probabilità all'A.), la preoccupazione di distinguere tra Rivelazione e metafisica, la prima di valore assoluto, la seconda legata a sistemi opinabili, tanto a quello aristotelico quanto a quello democriteo ecc.; e tra metafisica e fisica, quest'ultima sottratta all'ipoteca della prima. In sostanza, una indiretta, ma chiara liquidazione teorica del monopolio aristotelico, che era già stato seriamente compromesso da alcuni decenni sul piano dell'insegnamento universitario pisano.
L'A. morì il 4 ag. 1727 e fu sepolto in San Marco in Firenze.
Nel 1737 A. F. Gori curò l'edizione di un suo trattato, De mensibus Aegyptiorum in gratiam Antonii Mariae Salvini, adiectis notis P. Henrici Noris, curante A. F. Gorio... Dissertatio, Florentiae 1737, che si richiama alle dissertazioni e al gusto erudito del fratello Giuseppe. Nella Biblioteca Oliveriana di Pesaro si conservano lettere dell'A. all'Olivieri.
Fonti e Bibl.: Novelle letterarie, Firenze 27 genn. 1741, n. 4, coll. 62 s.; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Bibl. d'Italia, XXXIII, p.127; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, I, 2, Brescia 1753, p. 1240; E. De Tilpaldo, Biografia degli italiani illustri, VI, Venezia 1838, p. 438; G. Maugain, Etude sur l'évolution intellectuelle de l'Italie de 1657 à 1750 environ, Paris 1909, p. 129; E. Garin, La filosofia, II, Milano 1947, p. 304; M. Rosa, Atteggiamenti culturali e religiosi di Giovanni Lami nelle "Novelle letterarie", in Annali d. Scuola Normale Superiore di Pisa, s. 2, XXV (1956), p. 263; E. W. Cochrane, Tradition and Enlightenment in the Tuscan Academies 1690-1800, Roma 1961, p. 120.