COLOSSO, Niccolò Antonio
Nacque probabilmente a Messina verso la metà del sec. XVI.
Della sua vita non ci sono rimaste notizie di rilievo, tranne quelle suggeriteci indirettamente dalle sue opere. Così, per esempio, dobbiamo supporre un suo soggiorno a Venezia, secondo una quasi secolare abitudine per la quale i migliori giovani del Meridione d'Italia, che avessero voluto dedicarsi allo studio delle umane lettere, si dovevano trasferire nell'Italia settentrionale per un loro ulteriore perfezionamento. Infatti a Venezia il C. pubblicò nel 1585 un opuscolo di argomento grammaticale e, sempre a Venezia, nel 1613 vedrà la luce un suo commento alle egloghe di Pietro Carrera. Non sappiamo con chi ebbe contatti in questa città ma certo, tornato in Sicilia, egli era già in grado di comporre poemetti in versi latini. Ai primi anni del nuovo secolo appartengono due di questi rimasti a lungo inediti: una Brevis descriptio insignium locorum Urbis Panormi e l'altro dal titolo Soteria seu Hodoeporicon (la Salute o l'Itinerario descritto); entrambe queste operette ci dimostrano quanto il C. conoscesse la sua isola e Palermo in particolare e sembra quasi che i versi che egli costruiva con tanta facilità fossero un mezzo per dimostrare l'attaccamento alla sua terra. Il secondo di questi poemetti è indizio del rapporto che indubbiamente legava il poeta ad un determinato ambiente aristocratico raccolto intorno a Giovanna d'Austria moglie di Francesco Branciforte, principe di Pietraperzia e marchese di Militello. Anche in occasione di queste nozze (1604) il poeta cortigiano compose un epitalamio che rimase inedito (cit. dal Dionisi).
Del resto proprio il C. ebbe il compito di guidare nello studio della lingua greca Pietro Carrera, familiare del Branciforte poi divenuto cappellano di Giovanna d'Austria. Francesco Branciforte, a Militello, intorno alla sua biblioteca e ad un laboratorio per esperimenti di fisica, aveva cercato di organizzare una libera accademia nella quale confluivano tanti eruditi di provincia, dove - come nel caso del C. - erano invitati ed accolti anche letterati e dotti di altre province e regioni.
La preparazione umanistica del C., all'interno di un contesto periferico e isolato, gli consentì di emergere, e di tenere per molti anni la cattedra di lettere umane nell'università di Messina. Qui egli dovette soggiornare a lungo; in questa città (anche se non sappiamo quando abbia preso gli ordini sacri) lo troviamo cappellano della chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini; a Messina diede alle stampe nel 1595 il poema epico-eroico Rhegyos, seu Turcharum expeditio in Siculum fretum Messianae, improntato a un recente avvenimento storico che riguardava l'incendio di Reggio e l'assalto di Messina da parte dei Turchi.
Fra le persone legate al C. figurano il celebre giureconsulto napoletano Iacopo Gallo e Bartolomeo Sirillo cui è dedicata la descrizione di Palermo. Poeta espertissimo di letteratura latina, il C. componeva versi alla maniera dei suoi amati auctores e di Virgilio in particolare, imitando a tal punto il suo modello che spesso si deve parlare dei poemetti da lui composti come di veri e propri centoni di luoghi virgiliani. Tuttavia non manca al C. una certa abilità tecnica sia nell'eseguire gli intarsi di brani di auctores sia nell'osservanza delle norme prosodiche e metriche.
Restano sconosciuti l'anno e il luogo della sua morte, né sappiamo dove venne seppellito.
Opere: Brieve dichiarazione delle regole della grammatica, Venezia, F. Ziletto, 1585 (2 ed., Messina 1632); Rheghyos, seu Turcharum expeditio in Siculum fretum Messianae, Messina 1595; Epistola Poetica Latina…, in F. Flaccomio, Eglogae Ludrica..., Messianae 1603, p. 81; Ad Serenissimam D. Ioannam Austriam, Soteria seu Hoedeporicon (la Salute o l'Itinerario descritto) [1604 o succ.], in G. G. Dionisi, Serie di aneddoti, Verona 1785, pp. 10-14; Argumenta ad Eclogas Petri Carrerae, Venetiis 1613; Brevis descriptio insignium locorum Urbis Panormi carminibus exametris complexa, in G. Abbadessa, Una breve descrizione della città di Palermo in un poemetto inedito di N. A. Colosso umanista messinese, in Arch. stor. sicil., n.s., XXXIII (1909), pp. 333-356 da un codice della Biblioteca comunale di Palermo, citato da G. Rossi, I manoscritti della Bibl. com. di Palermo, I, Palermo 1873, p. 20.
Bibl.: A. Mongitore, Bibliotheca Sicula, II, Panormi 1714, p. 86; P. Reyna, Urbis Messanae notitia historica, II, Lugduni Batavorum 1723, p. 263; A. Narbone, Bibliografia sicola sistematica, IV, Palermo 1855, pp. 68, 258; G. M. Mira, Bibl. siciliana, I, Palermo 1875, p. 250; F. Evola, Storia tipografico-letteraria del sec. XVI in Sicilia, Palermo 1878, p. 203; V. Cian, Ricordi di storia letter. sicil. da manoscritti veneti, in Atti della R. Accad. Peloritana, XIII (1898-99), pp. 299 ss.; G. Oliva, Sinan Bassà (Scipione Cicala) celebre rinnegato del sec. XVI, Messina 1908, p. 72.