NICCOLI
. I Niccoli costituiscono una famiglia di comici fiorentini, ben nota tra la fine del sec. XIX e il principio del sec. XX. Primo fu Andrea, nato a Firenze il 13 febbraio 1862, morto il 26 giugno 1917. Dopo aver recitato in filodrammatiche fiorentine, esordì in arte nella compagnia vernacola d'uno Stenterello famoso, Alceste Corsini; recitò quindi in italiano col Belli-Blanes e con l'Emanuel; e poi, morto il Corsini, andò a sostituirlo nella sua compagnia, assumendo la maschera dello Stenterello; infine, al nascere del nuovo teatro dialettale fiorentino cui il commediografo Augusto Novelli diede caratteri veristici, smise la maschera per dedicarsi, nelle commedie di quell'autore e anche di altri, a caratteri e macchiette di popolani e di piccoloborghesi fiorentini, con estrema semplicità e verità. Le sue figurazioni del fiaccheraio nell'Acqua cheta (A. Novelli), del "capoccia" nel Pateracchio (F. Paolieri), del vecchio ricoverato in Acqua passata (A. Novelli), e molte altre consimili, furono applaudite con compiacimento non solo nella Toscana ma in tutta l'Italia teatrale. Egli aveva sposato nel 1887 Garibalda Landini, nata il 19 marzo 1862 a Firenze da un altro celebre Stenterello, Raffaello Landini, e morta il 9 luglio 1929; al suo fianco essa divenne l'attrice più ammirata del teatro fiorentino. Tanta era la schietta spontaneità dei suoi accenti, ch'essi parvero natura piuttosto che arte: si disse che, anziché studiare le sue parti, ella s'abbandonasse a un innato estro improvvisatore; altri invece sostiene che quella spontaneità era frutto di minuta e geniale preparazione. Sta di fatto che, invece di decadere con gli anni, ella sembrò affinarsi ogni giorno di più: nella memoria del pubblico italiano è rimasto soprattutto il ricordo delle figure da lei create nella maturità e nella vecchiaia, con felice fusione di note comiche e di accenti accorati o propriamente drammatici: zitellone ringalluzzite, sagge massaie, madri nostalgiche e doloranti. Il figlio di Andrea e di Garibalda è Raffaello, nato a Firenze il 4 dicembre 1891, erede delle virtù del padre, ch'egli ha affinato nella rappresentazione, sempre delicata e spesso venata di sottile umorismo, dei tipi e delle figure già incarnate da Andrea, e di altre del nuovo e modesto teatro vernacolo fiorentino, oggi superstite soprattutto per merito suo e della sua volonterosa compagnia.