GIORGINI, Niccolao
Nacque a Montignoso, in Versilia, il 26 genn. 1773 dal capitano Giovan Giorgio, patrizio lucchese, e da Maria Domenica Barsanti. Compiuti gli studi presso il collegio dei padri olivetani di Lucca, all'età di diciannove anni si sposò con Giovanna Fortini. Fra il 1799 e il 1801, all'epoca della prima dominazione francese, fece parte dapprima del Consiglio dei giuniori, quindi dell'Assemblea costituente che fu chiamata a modellare il sistema politico-istituzionale della Repubblica Lucchese su quello della Francia, e subito dopo del Consiglio degli anziani, l'organismo composto di soli undici uomini che coadiuvava il gonfaloniere nel governo dello Stato. Nel 1804 fu inviato a Parigi in rappresentanza dello Stato lucchese per assistere all'incoronazione di Napoleone e nel 1805 fu membro della deputazione che presentò all'imperatore la richiesta di trasformazione della Repubblica di Lucca in un Principato, che doveva essere posto sotto la guida di sua sorella, la principessa Elisa Bonaparte Baciocchi.
Nominato senatore da Napoleone il 27 giugno 1805, nel 1806 il G. fu chiamato a reggere la prefettura di Garfagnana e nel 1807 quella di Massa, che comprendeva anche i territori di Carrara e Montignoso. Nel marzo 1809, con il trasferimento a Firenze della principessa Elisa che assunse il titolo di granduchessa di Toscana, e il conseguente riordinamento politico-amministrativo dello Stato lucchese, il G. abbandonò la precedente carica e ottenne quella di consigliere di Stato: carica che, come ebbe poi a scrivere, prevedeva importanti attribuzioni e segnatamente "quella di dare udienza nel palazzo del principe in forma pubblica, con tutto l'apparato di corte, in qualità di reggente, e ricevere le suppliche che volevano dirigersi al trono" (Cenni autobiografici…, p. 41).
Godendo della piena fiducia dei Baciocchi, fino a che essi restarono sul trono lucchese (marzo 1814), il G. fu investito di altre rilevanti incombenze. Fu, per esempio, segretario della commissione che dirigeva i lavori dei ponti, argini, strade e fabbriche e membro di quella per la liquidazione del debito pubblico, all'interno della quale si occupò in particolare del debito degli Stati di Massa e Carrara e della Garfagnana. Fece parte infine del Consiglio di prefettura e della commissione del contenzioso amministrativo, una sorta di Corte dei conti.
Con la partenza da Lucca della principessa Elisa, il 14 marzo 1814 si costituì un governo provvisorio, del quale egli fu uno dei componenti, che durò fino al 4 maggio seguente, ossia fino all'arrivo dell'esercito austriaco. L'amministrazione provvisoria austriaca si protrasse fino al dicembre 1817, quando finalmente Maria Luisa di Borbone Spagna, già regina d'Etruria, prese possesso del Ducato di Lucca dando inizio alla dominazione borbonica. Anche durante questo periodo il G., ormai accreditato della fama di zelante funzionario pubblico, ottenne vari incarichi di natura politico-amministrativa, fra i quali quello di membro della Corte dei conti. Il suo rapporto con la duchessa Maria Luisa fu caratterizzato invece da qualche iniziale diffidenza, che il G. attribuì alle voci messe in giro dai suoi rivali con le quali lo si etichettava come "persona troppo attaccata ai cessati Principi" (ibid., p. 44). In realtà questo pregiudizio venne ben presto meno e prevalsero i meriti che egli si era guadagnato come accorto amministratore della cosa pubblica. Così il 15 giugno 1822 venne nominato gonfaloniere della Comunità e Città di Lucca, carica che ricoprì per ventidue anni consecutivi e alla quale si dedicò con grande impegno.
In tale veste il G. legò il proprio nome a un vasto programma di opere pubbliche e di interventi infrastrutturali, per la realizzazione dei quali non esitò a investire ingenti somme e a imporre non poche tasse per la copertura delle relative spese. Era convinto del resto che questa politica di abbellimento della città e di miglioramento della rete viaria urbana e suburbana potesse essere realizzata soltanto finché durava il dominio borbonico, ritenendo che, dopo la prevista reversione al Granducato di Toscana, Lucca avrebbe perso la sua autonomia e il suo prestigio, divenendo una semplice città di provincia. Promosse perciò la costruzione di un grande acquedotto, l'allargamento di strade e piazze, la copertura di canali che scorrevano dentro il perimetro urbano, e altre opere volte a migliorare il decoro degli edifici e le condizioni igieniche della città.
Dopo esser stato per alcuni anni anche presidente del Consiglio di Stato, nel marzo 1840 il G. venne nominato ministro dell'Interno, carica che ricoprì per sei anni, cumulandola dall'ottobre 1843 con quella di presidente del Consiglio dei ministri. Nel giugno 1847, mentre anche nel Ducato lucchese montavano le agitazioni dei liberali e dei democratici per ottenere le riforme, il duca Carlo Ludovico lo allontanò dal governo. Nominato gran ciambellano di corte, il G. visse un po' in disparte le vicende che portarono il duca ad accordarsi con Leopoldo II per la reversione anticipata di Lucca al Granducato di Toscana, atto che venne stipulato il 5 ott. 1847.
Dopo la presa di possesso della città da parte del granduca, avvenuta l'11 ottobre seguente a opera di P.F. Rinuccini, il G. entrò a far parte, con S. Lucchesi e A. Ghivizzani, della commissione provvisoria che governò la provincia nella fase transitoria durante la quale doveva avvenire la fusione degli organi amministrativi locali con quelli toscani. Questa fase terminò nel marzo 1848 allorché venne istituita la prefettura di Lucca ed egli venne nominato primo prefetto della città. Osteggiato dai settori più avanzati dell'opinione pubblica, che, vedendo in lui un conservatore poco incline ad assecondare il movimento riformatore, reclamavano un segnale di più forte discontinuità con il vecchio regime e fatto oggetto persino di manifestazioni di protesta messe in atto dalla guardia civica, il G. indirizzò immediatamente una lettera di rinuncia al sovrano, limitandosi a svolgere l'ordinaria amministrazione in attesa che la sua richiesta fosse accolta dal granduca. Gli subentrò G. Gargiolli, al quale nel novembre 1848 sarebbe succeduto l'auditore R. Boninsegni.
Con questo atto egli pose fine alla sua lunga esperienza di pubblico amministratore e si ritirò, ormai settantacinquenne, a vita privata.
Morì a Lucca il 27 febbr. 1854.
Fonti e Bibl.: A. Mazzarosa, Storia di Lucca dall'origine fino a tutto il 1817, in Id., Opere, tt. III e IV, Lucca 1842 (ma è da vedere anche il t. V, libro XII, relativo al periodo dal novembre 1817 all'ottobre 1847, con un frammento di libro XIII sui fatti dell'aprile 1849, Lucca 1886), passim; C. Massei, Storia civile di Lucca dall'anno 1796 all'anno 1848, Lucca 1878, I, pp. 300, 324, 326 s., 337, 369 s., 388, 397, 503, 512, 517; II, pp. 147, 175, 482, 487, 521; Cenni autobiografici sulla vita pubblica di N. G., Pisa 1899; G. Sforza, La fine di un Ducato, in Nuova Antologia, XXVII (1893), p. 321; C. Sardi, Lucca e il suo Ducato dal 1814 al 1859, Firenze 1912, pp. 227 ss., 235, 265 s., 293 ss., 319; G. Sforza, Ricordi e biografie lucchesi, Lucca 1918, pp. 173, 474 s.; F. De Feo, La reversione del Ducato di Lucca del 1847, in Arch. stor. italiano, CXXIV (1966), p. 191; Id., L'integrazione burocratica del Ducato di Lucca nel Granducato di Toscana, in Lucca archivistica, storica, economica. Relazioni e comunicazioni al XV Congresso naz. archivistico(Lucca, ottobre 1969), Roma 1973, pp. 72, 78 s., 84 s.; P.G. Camaiani, Dallo Stato cittadino alla città bianca. La "Società cristiana" lucchese e la rivoluzione toscana, Firenze 1979, pp. 33, 35, 44, 248, 563; Il Principato napoleonico dei Baciocchi (1805-1815). Riforma dello Stato e società. Atti del Convegno internaz., Lucca… 1984, Lucca 1986, passim; Il governo di famiglia in Toscana. Le memorie del granduca Leopoldo II di Lorena (1824-1859), a cura di F. Pesendorfer, Firenze 1987, pp. 312, 332; M.L. Trebiliani, Studi storici lucchesi. Personaggi, avvenimenti, società nel XIX secolo, Lucca 1992, pp. 32, 56 s., 63 s., 76, 78 s., 180; A. Chiavistelli, Un moto effimero: le riforme del 1847 nel Ducato di Lucca tra mobilitazione cittadina e ancien régime, in Rassegna storica toscana, XLV (1999), pp. 525, 533 ss.