CIANFANELLI, Niccola
Figlio di Antonio e di Caterina Carnesecchi, nacque il 19 luglio (Saltini, 1862, p. 54) 1793 a Mosca (Nuzzi, 1972, p. 189). Dalla biografia, redatta nel 1849 da M. Missirini, (1851) si sa che, trascorsa la prima infanzia con la famiglia in varie capitali europee, fece ritorno in Toscana e visse dapprima a Firenze, dove il padre intraprese il commercio dei generi coloniali, e poi, per qualche anno, a Pisa. Qui, "ancora fanciullo", contrariamente ai desideri del padre che avrebbe preferito si dedicasse al commercio, il C. iniziò a far pratica di disegno copiando gli affreschi del Camposanto pisano sotto la guida di C. Lasinio, che ne era conservatore. Quando la famiglia rientrò a Firenze, prosegui gli studi artistici all'Accademia di belle arti, frequentando il corso di disegno di P. Ermini e quello di pittura di P. Benvenuti, del quale divenne l'allievo prediletto.
La Gazzetta di Firenze permette di seguire i progressi del C. e i vari premi ottenuti all'Accademia tra il 1815 e il 1819 (Nuzzi, 1972). Anche la padronanza delle tecniche pittoriche gli veniva da una incessante ricerca personale se è vero che, come riferisce il Missirini (p. 2), pur di sperimentare "la trasmutazione de' colori ne' freschi", aveva dipinto persino sugli embrici di terracotta e se, nella consapevolezza che la pratica della scultura agevola la resa del rilievo in pittura, si era messo a modellare.
Sempre dal biografo (p. 3) si ha notizia che, durante il periodo dell'apprendistato, il C., in seguito alla morte del padre, era stato costretto, per mantenere la madre e un fratello più giovane, a dipingere "copie dalle Gallerie", "piccoli bozzetti" e quadri, e ad affrescare, in "varie case", "piccoli sfondi con putti e figurine che volano" e "varie lunette".
Nel 1822 il C. fu tra i decoratori del nuovo palazzo Borghese di Firenze (Missirini, p. 3). Sempre in quell'anno partecipò alla mostra dell'Accademia, allestita per il concorso triennale, con il dipinto Nostra Donna portata a processione da un coro di fanciulle, ilcui soggetto è tanto ingrato, da non "sortire effetto veruno" (Antologia, ottobre-dic. 1822, p. 386).
Intorno al 1825, quando sotto Leopoldo H il Poccianti ristrutturava palazzo Pitti, dipinse in una sala un'allegoria della Vigilanza (Minerva in trono)in cui, secondo il Missirini (p. 5), innalzò "lo stile alle forme. e al rigore della scuola romana". Il Missirini elenca una serie di opere (disperse o distrutte) eseguite presumibilmente alla fine del terzo decennio del secolo a Genova e in Liguria: il C. fu tra i decoratori del teatro Carlo Felice (inaugurato il 7 apr. 1828 e operò quindi anche in palazzi e chiese.
Alla Bibl. Riccardiana di Firenze si conserva un album di disegni del C. raffiguranti alcune scene dei Promessi sposi che furono rappresentate nella villa di Poggio a Caiano il 3 sett. 1828 (vedi Nuzzi, 1973). Il tema manzoniano ritorna in una prestigiosa commissione datagli da Leopoldo II alla quale il C. fu impegnato dal 1834 al 1837: la decorazione ad affresco, con undici episodi dei Promessi sposi, oltre che con i ritratti di Alessandro Manzoni e del cardinale Federico Borromeo, del soffitto di una sala degli appartamenti reali della Meridiana a palazzo Pitti. Il C., spinto dall'attualità e dalla risonanza che aveva il romanzo, accantonò definitivamente il linguaggio neoclassico che sino a quel momento aveva caratterizzato la sua produzione pittorica e decorativa. Elaborò un lessico "nuovo", consono alla drammaticità degli eventi vissuti dai protagonisti del capolavoro manzoniano, che si basava sulle vivaci tonalità "alla fiamminga" per esaltare una composizione di notevole verve narrativa nonostante qualche prestito da "quelle figurazioni celebrative e divulgative delle storie dei Santi nate a Firenze tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento" (Nuzzi, 1973, p. 348).
Appartengono alla fase preparatqria degli affreschi "manzoniani" alcuni bozzetti a olio, di cui resta soltanto Lucia dinanzi all'Innominato (Firenze, Pitti: vedi Nuzzi, 1972, pp. 95 s.), oltre a disegni e cartoni per dettagli (Firenze, Uffizi e Gabinetto Vieusseux: vedi Del Bravo, 1971, p. 59). L'esame dei cataloghi delle Promotrici, alle quali dal 1840in poi comparvero i bozzetti a olio, consente di appurare che almeno tre di essi non furono poi realizzati a fresco: Lucia riceve da Bettina un messaggio di Renzo, esposto nel 1847a Firenze (catal., n. 37), la Fuga dei promessi sposi ó l'Addio ai monti, esposto a Firenze nel 1845(catal., sala III, parete 2)insieme con la Monaca tradisce Lucia (ibid., parete 4, e ripresentato alla prima Esposizione nazionale italiana, Firenze 1861, catal., n. 4960). Trovarono, invece, attrazione definitiva Griso in casa di Lucia presentato nel 1840all'Esposizione della Promotrice a Trieste (catal., n. 213), L'elemosina di Renzo, Sposalizio di Lucia e Renzo, il Perdono a fra' Cristoforo, Lucia e l'Innominato, che figurarono alle mostre fiorentine del 1845 e del 1849 (catal., 1845, sala III, parete 2, e catal., 1849, n. 31 sala III, e n. 30).
E furono appunto i "lodati quadretti delle più drammatiche scene dei Promessi Sposi" a attirare nel 1843 l'attenzione di P. Selvatico Estense (1843) che, nonostante "la poca espressione delle teste" e la "nessuna scelta dei tipi", non mancò di apprezzarne il "bellissimo colore che pareva tolto dai buoni fiamminghi, la vigoria del chiaroscuro, l'evidenza della composizione". Selvatico, tra l'altro, considerava il C. uno di quegli artisti che nell'ansia di evitare le convenzioni e l'accademismo sbagliavano nel dedicarsi "alla gelida imitazione del vero esteriore".
Nel 1838, ultimati gli affreschi della Meridiana, il C. eseguì una tavola di vaste proporzioni, l'Adorazione dei Magi per la cappella Pitti in S. Felicita, sempre a Firenze (Missirini, p. 4; Il Giornale del commercio, 20 giugno 1838, p. 98). Del 1839 èla piccolissima tela Sogno di amore (dispersa), eseguita per il duca di Sutherland (Il Giornale del commercio, 22 Maggio 1839, p. 82).
Tra il 1840 e il 1841 N. Puccini incaricò il C., insieme con L. Bezzuoli, L. Sabateffi e G. Martellini, di decorare a fresco alcuni ambienti della sua villa di Scornio (Pistoia): dei C. è Benvenuto Cellini che sottopono il bozzetto del "Perseo" algiudizio di Cosimo I e della duchessa Eleonora (D. Martelli, Scritti d'arte, a cura di A. Boschetti, Firenze 1952, p. 202;C. Mazzi-C. Sisi, in Cult. dell'Ottocento a Pistoia..., catal., Firenze 1977, p. 17). La carriera del C. si conclude con un altro incarico prestigioso. Leopoldo II gli commissionò nel 1941, anno in cui G. Martelli terminò la costruzione della Tribuna di Galileo nel palazzo della Specola a Firenze, gli affreschi Fra' Luca Pacioli che presenta Leonardo a Ludovico il Moro e Alessandro Volta che esperimenta un fenomeno della sua scienza dinanzi a Napoleone, per due lunette della Tribuna di Galileo, alla cui decorazione lavorarono gli stessi pittori che erano stati già col C. a Pistoia. I cartoni relativi erano già ultimati nell'anno 1843, se Selvatico, dopo avere elogiato per la perfetta esecuzione il Leonardo, ritenne di livello assai inferiore il Volta, per "le figure tra il tozzo e il volgare, il poco sentimento nelle teste, il troppo affollamento di gente" e per "gli abiti moderni". Un cartone del Leonardo (disperso), di cui esiste un bozzetto a olio conservato a palazzo Pitti (Nuzzi, 1972, p. 96), figurò nel 1849 e nel 1856 alle Promotrici fiorentine (catal., 1849, n. 20, e catal., 1856, n. 14, sala VII).
Il C., che si occupò anche del restauro di quadri (Saltini, 1862, p. 54), morì a Firenze il 30 ag. 1848, lasciando incompiuto l'affresco del Volta.
Il Missirini (pp. 4, 5, 8) ricorda lavori di decorazione e dipinti per Firenze e altri posti della Toscana oggi dispersi. Nel 1861 alla prima Esposizione nazionale italiana di Firenze comparvero, oltre al bozzetto la Monaca tradisce Lucia, altri due oli (ora perduti): Putti al bersaglio e Madonna dei Gigli. Da allora il C. fu dimenticato, se si eccettuano alcune brevi menzioni nei repertori. Il primo avvio alla revisione critica della produzione di questo artista, che dall'iniziale neoclassicismo davidiano dovuto all'apprendistato con il Benvenuti divenne, a partire dal 1834, un valido interprete del romanticismo letterario, si ebbe in occasione di una mostra nel 1971 (Del Bravo) ed è stato approfondito per la pittura sia a olio sia a fresco con le mostre del 1972 e 1973-74 (Nuzzi).
Bibl.: P. Selvatico Estense, Dell'arte moderna in Firenze.... Milano 1843, pp. 9 s.; La Società Promotrice di B. A. e la sua esposizione solenne, in La Rivista, 6 giugno 1846, 14 luglio 1846;A. Comandini, L'Italia nei cento anni del secolo XIX..., Milano 1900-1903, p. 1526 (30 ag. 1848);M. Missirini, Opuscoloalla memoria del professor N. C. ... Sei stampe su I Promessi Sposi..., Firenze 1851;P. Contrucci, Biografia di N. Puccini, Pistoia 1852, p. 62; Catal. illustr. delle opere di pittura ammesse alla Prima Esposizione ital., Firenze 1861, nn. 575, 795;G. E. Saltini, Le arti belle in Toscana..., Firenze 1862, pp. 54 s.; G. B. Niccolini, Ricordi della vita e delle opere, a cura di A. Vannucci, Firenze 1866, II, p. 392; Not. stor. intorno alla R. Accad. delle Arti del disegno in Firenze, Firenze 1873, p. 76;C. Del Bravo, in Disegni italiani del XIX secolo (catal.), Firenze 1971, p. 59, n. 36, fig. 23(con bibl.); C. Nuzzi, in Cultura neoclassica e romantica nella Toscana granducale... (catal.), Firenze 1972, pp. 95 s., 189;Id., in Romanticismo storico (catal.), Firenze 1973, pp. 347 s.;R, J. M. Olson, Ital. 19th Century Drawings and Watercolors (catal.), New York 1976, n. 124; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 561 s.