CASTAGNA, Niccola
Nacque a Città Sant'Angelo (Pescara) il 21 ott. 1823 da Michelangelo e da Raffaela Della Cananea.
Il padre Michelangelo (nato a Città Sant'Angelo il 21 febbr. 1783 da Francesco e da Reparata De Vincentiis, ed ivi morto l'11 ott. 1865), dopo aver frequentato la scuola medica napoletana di N. D'Andria, si era laureato in medicina nel 1806 presso l'università di Salemo. Affiliatosi alla carboneria, fu tra i promotori e i partecipanti della sollevazione di Città Sant'Angelo contro Gioacchino Murat. Arrestato la sera del 15 maggio 1814 col medico F. La Noce e col canonico D. Marulli, riuscì a fuggire mentre con questi veniva trasferito a Chieti. Nascostosi per oltre un anno ad Atri in casa della sorella Marta, non fu rintracciato dalla polizia nonostante l'arresto e gli interrogatori della madre e di un'altra sorella, una taglia di 300 ducati e la confisca dei beni. Il La Noce, il Marulli, il latitante Castagna e altri insorti furono condannati a morte dalla Corte criminale di Chieti, e i prigionieri fucilati presso Penne il 17 luglio 1814. Tornò a Città Sant'Angelo dopo la caduta del Murat, e riprese la professione medica. Nel 1820, dopo la proclamazione della costituzione spagnola, Michelangelo fu eletto deputato al Parlamento napoletano; fece parte della VIII commissione incaricata di esaminare i problemi delle amministrazioni comunali e provinciali. Nel breve periodo in cui il Parlamento si riunì egli fu particolarmente attivo su questioni della finanza, della giustizia e dell'esercito, e fu strenuo sostenitore delle autonomie locali. Nella seduta del 17 nov. 1820 chiese la messa in stato d'accusa del ministro degli Affari interni, G. Zurlo, per aver indirizzato il 9 novembre agli intendenti delle province una circolare anticostituzionale: la documentata "proposizione d'accusa", avanzata il 20 seguente, fu poi estesa il 9 dicembre anche al ministro degli Esteri O. Mormile duca di Campochiaro, che aveva controfirmato il messaggio diretto il 7 dicembre dal re al Parlamento per comunicare il viaggio a Lubiana su invito dei sovrani di Austria, Prussia e Russia. Nella seduta del 15 la proposta fu approvata. Tra gli ultimi di febbraio e i primi di marzo del 1821, sotto l'incalzare della minaccia d'invasione austriaca, Michelangelo effettuò una visita nella provincia di Teramo e nell'Abruzzo Ulteriore su incarico del Parlamento, informandolo con due dettagliate relazioni dello stato deplorevole di quelle zone. Il viaggio gli impedì dì sottoscrivere la protesta dei deputati che segnò la conclusione del Parlamento napoletano.
Ripristinato il potere assoluto, fu costretto per lungo tempo dal ministro di Polizia N. Intonti al domicilio coatto in Napoli. Nel 1848 fu chiamato da C. Troya alla carica di delegato organizzatore della provincia di Teramo, ed eletto deputato al nuovo Parlamento napoletano. Sciolto questo nel 1849, si ritirò a Città Sant'Angelo, ritornando alla professione di medico e distinguendosi nella epidemia colerica del 1855. Scrittore nitido e garbato, meritano ricordo Alla Fecondità. Versi (Teramo 1807), Introduzione ai Discorsi sopra Caio Cornelio Tacito (Napoli 1844), Agli elettori del distretto di Teramo (ibid. 1848), I collegi elettorali e la Deputazione del 1849 (ibid. 1849).
Dopo i primi studi sotto la guida del padre, il C. si trasferì col fratello Pasquale a Ortona alla scuola del teologo D. Puglisi, poi al liceo dell'Aquila, e infine all'università di Napoli, dove si laureò in lettere e filosofia e poi in giurisprudenza. Ebbe tra i maestri G. Di Cesare e B. Puoti, e fu amico di C. Poerio, M. D'Ayala, A. Vannucci, P. P. Parzanese, N. Tommaseo. Dotato di solida preparazione letteraria e di ingegno vivace, fin dal 1840 aveva cominciato a pubblicare su periodici napoletani e di altre città articoli, studi e saggi (cfr. N. Castagna, Bibliografia di due morti e un vivo, Atri 1877, dove sono anche ampie notizie sugli scritti del padre e del fratello).
Nel 1845 il C. rifiutava l'insegnamento al collegio Aldino di Prato, offertogli da A. Vannucci, che si era recato a Napoli per il VII Congresso degli scienziati. Fu severamente richiamato dalla prefettura di polizia napoletana per aver pubblicato sulla Sirena, una strenna del 1846, la poesia Il gufo, dove si ravvisava un riferimento offensivo allo zar Nicola I, che l'anno precedente si era recato a Napoli. Inserito nell'ambiente liberale napoletano che lottava per strappare a Ferdinando II la costituzione, il C. nell'inverno del 1847 fu imprigionato per alcuni giorni con l'accusa di aver consegnato a F. P. Bozzelli una somma di danaro affidatagli da C. Poerio. Dopo gli avvenimenti napoletani del 15 maggio 1848 tornò a Città Sant'Angelo; qui nel 1849 ebbe l'incarico di giudice regio supplente, revocatogli nel 1851 perché, soppressa di fatto la costituzione, il C. rifiutò il giuramento al governo borbonico. Si dedicò allora alle ricerche linguistiche e storiche, nonché all'esercizio dell'avvocatura: i suoi studi di diritto gli consentivano di scrivere opere quali Del metodo nella scienza del diritto (Napoli 1847), Storia di legislazione criminale (ibid. 1858)e, la più nota, Di una ragione penale (ibid. 1864).
Già malvisto dalla polizia borbonica perché tacciato di liberalismo, il C. - che fu sul piano culturale un conservatore, e su quello politico un liberale del 1821e non certo quarantottesco, e comunque fu di sentimenti religiosi - dopo l'unificazione fu per qualche tempo ritenuto Clericale e reazionario. Dopo inutili tentativi di ottenere una carica pubblica, nel 1862 ebbe l'incarico di giudice conciliatore a Città Sant'Angelo, ma fu sorvegliato dalle nuove autorità di polizia.
Ripresi gli studi (aveva già pubblicato le Osservazioni al vocabolario di parole e modi errati di Filippo Ugolini, Napoli 1858), approfondì le sue ricerche linguistiche e filologiche, e fornì alcune migliaia di schede a N. Tommaseo che le inserì nel suo Dizionario della lingua italiana, facendole precedere dalla sigla "Cast."; dal 1898 al 1900 pubblicherà su La Rivista abruzzese una cospicua serie di vocaboli non registrati e però proposti ai lessicografi. Profondo conoscitore del dialetto di Città Sant'Angelo, pubblicò Vocaboli e modi del dialetto angolano col riscontro italiano o toscano (Firenze 1878), e già aveva tradotto nel dialetto natale la nona novella della prima giornata del Decamerone (cfr.: I parlari italiani in Certaldo alle feste del V centenario di messer Giovanni Boccacci - Omaggio di G. Papanti, Livorno 1875, pp. 60 s.).
Tra gli studi storici del G. il più interessante è Della sollevazione d'Abruzzo nell'anno 1814 - Memorie storiche (Aquila 1875; 2 ediz. con aggiunte, Roma 1884). Con vigore e commozione sono narrate le vicende dell'insurrezione antimurattiana organizzata dai carbonari di Città Sant'Angelo, Penne, Castiglione Messer Ralmondo e Penna Sant'Andrea, cominciata il 27 marzo 1814 e repressa tra il 16 e il 3 aprile. Lo studio portò maggiore luce su avvenimenti sino allora poco noti o inesattamente riferiti, e fu lodato da A. Vannucci e ampiamente utilizzato nei suoi Martiri della libertà italiana dal 1794 al 1848.
Isolato nella sua Città Sant'Angelo (se ne allontanò solo in occasione del congresso internazionale storico e delle tradizioni popolari svoltosi a Parigi nel 1900, al quale era stato invitato dal governo francese su proposta del corpo accademico della Sorbona), nonostante contatti epistolari con illustri letterati e le critiche favorevoli che le sue opere ottennero da N. Tommaseo, P. Fanfani, G. Pitré, A. Vannucci e altri. il C. non riuscì a inserirsi nel contesto culturale della sua epoca. Gli nocquero l'eccessivo eclettismo, e per una valutazione complessiva la dispersione di gran parte dei suoi lavori in giornali, riviste e almanacchi. Soltanto alcuni degli scritti variamente sparsi furono raccolti in volume, e tra questi si ricordano I proverbi italiani raccolti e illustrati (Napoli 1866; successive ediz. 1868, 1869) già apparsi in Il Borghini;e Il montanaro del Gran Sasso d'Italia (Atri 1887), cantilene abruzzesi già pubblicate su strenne e periodici napoletani fra il 1842 e il 1846. Della sua conoscenza dei fatti del Regno delle Due Sicilie nella prima metà del secolo XIX sono testimonianza le numerose osservazioni inviate a C. Cantù, che gliele sollecitava, e il breve saggio I deputati al Parlamento napoletano del 1820 e 1821 (in Riv. abruzzese di scienze, lett. e arti, XVII[1902], pp. 360-379).
Morì a Città Sant'Angelo il 2 marzo del 1905.
Altri scritti: Rosaria o la cambia-moneta (Storia semplice), in Napoli in miniatura ovvero, il popolo di Napoli ed i suoi costumi, Napoli 1847, pp. 155-162; Stelle cadenti, ibid. 1858; I proverbi dell'Ariosto tratti dal poema e illustrati, Ferrara 1877; Assavéro - Leggenda nello stile del XIV secolo. Napoli 1880; Astarotte, ibid. 1886; Inni alle tombe, Atri 1887; Alcuni ricordi intorno a Felice Bisazza, ibid. 1887; Il dialetto abruzzese nella Divina Commedia di Dante, in Rivista abruzzese di scienze, lett. e arti, VII (1892), pp. 510-515, 578-587; G. De Cesare, Note a Dante, per cura di N. C. [proemio del C., pp. 5-17], Città di Castello 1894; Mille vocaboli italiani non registrati proposti ai vocabolaristi futuri, in Riv. abruzzese di scienze, lett. e arti, XIII (1898), pp. 49-55, 151-155, 236-240, 297-305, 357-365, 403-411, 436-447, 554-562; XIV (11899), pp. 167-178, 257-268, 349-356, 514-542; XV (1900), pp. 7-11; Conversazioni storiche e letterarie con C. Cantù, in Riv. abruzzese di scienze, lett. e arti, XVII (1902), pp. 113-125.
Fonti e Bibl.:Roma, Arch. centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Biografie (1861-1864), cart. 378912536;A. De Gubernatis, Diz. biogr. degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, pp. 264 s.; G. I. Ferrazzi, Bibliografia ariostesca, Bassano 1881, p. 735;A. De Gubernatis, Dictionnaire international des écrivains du jour, Florence 1891, I, pp. 514, 1134;F. Guardione, Scritti, Palermo 1897, pp. 252-256; C. Pace, N. C. - Memori pagine, in Riv. abruzzese di scienze, lettere e arti, XX (1905), pp. 150-156; Id., In memoria di N. C., ibid., XXVII (1912), p. 162; Lettere di illustri abruzzesi a N. C., ibid., pp. 154-159; A. Sammarco, Lettere di N. C. a Cesare Cantù..., ibid., XXX (1915), pp. 393-404, 442 s., 538-550; XXXI, pp. 63 76; G. Casati, Dizionario degli scrittori italiani, Milano 1925, II, p. 88; Catalogo della collezione di libri ed opuscoli riguardanti l'Abruzzo od appartenenti ad autori abruzzesi donata al Comune di Giulianova da Vincenzo Bindi, Pescara 1930, pp. 82 s.; A. Sorbelli, Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, LVI, Firenze 1934, p. 145, n. 1982; L. Polacchi, Da M. Delfico a C. De Caesaris, Urbino 1961, pp. 461-550, e passim;G. Mazzoni, L'Ottocento, Milano 1964, II, p. 365. In particolare per Michelangelo (ma notizie sono anche in parte della su elencata bibliografia) si veda: Le Assemblee del Risorgimento, Napoli, Roma 1911-1912, I, pp. 152 s., 199, 33 s.; Atti del Parlamento delle Due Sicilie 1820-1821, Roma 1926-1931, ad Indicem;L. Dragonetti, Not. sul dott. M. Castagna, Teramo 1866; L. Polacchi, cit., passim;R. Aurini, Diz. bibl. d. gente d'Abruzzo, I, Teramo 1952, pp. 390-96; V, ibid. 1973, pp. 33-55; Diz. del Risorg. naz., II, p. 590.