NICANORE (Νικάνωρ)
Ufficiale macedone, di Stagira, genero ed esecutore testamentario di Aristotele, recitò in Olimpia, il settembre 324, l'editto di Alessandro sul rimpatrio dei fuorusciti. Poi, conviene credere tornasse in Asia, se nulla di lui ci è noto durante gli anni della guerra lamiaca e della reazione macedone sino alla morte di Antipatro (fine 319). Allora Cassandro lo nominò capo della guarnigione macedone insediatasi nel porto ateniese di Munichia. Mentre il reggente Poliperconte proclamava la restaurazione della democrazia, N., grazie alla connivenza degli oligarchici ateniesi, riuscì a occupare di sorpresa il Pireo, conservando a Cassandro una base eccellente di operazioni. Nella primavera 317, capeggiò, nella battaglia navale del Bosforo, le forze di Cassandro, e, grazie all'audacia di Antigono, ottenne vittoria pienissima sull'armata di Poliperconte e di Clito. Al suo ritorno al Pireo, Cassandro, che temeva la pericolosa ambizione di N., lo fece, con un pretesto qualsiasi, assassinare.
Bibl.: H. Berve, Das Alexanderreich auf prosop. Grundlage, II, Monaco 1926, pp. 276-277; K. J. Beloch, Griech. Gesch., IV, i, pp. 100, 103, 106; IV, ii, p. 457; R. Schubert, Die Quellen z. Gesch. d. Diadochenzeit, Lipsia 1914, p. 265 segg. Per ulteriore bibl. v. focione.