NICANDRO (Νίκανδρος)
Grammatico e poeta didascalico, di Colofone. Nelle fonti letterarie la sua cronologia è discussa, alcune ponendola al tempo di Tolomeo V (205-181 a. C.), altre al tempo di Attalo III (138-133 a. C.) e una certezza non è stata raggiunta dagli studiosi moderni, alcuni dei quali hanno cercato di conciliare le due indicazioni riferite. Sono note, direttamente o attraverso citazioni, ventuno opere sue. Gli argomenti scientifici e medici, misti a curiosità e superstizioni, trattati nei suoi poemi, ne favorirono la lettura e l'imitazione in età romana, e la conservazione ancora nella piena età bizantina. Appunto in un' "edizione" del X sec., eseguita a Bisanzio, dei suoi trattati in esametri, Theriakà e Alexiphàrmaka sugli antidoti contro i morsi di animali velenosi, risiede soprattutto l'interesse della sua opera per l'archeologia.
Secondo Tertulliano, Nicander scribit et pingit (Birt, Buchrolle, p. 284), ciò che fa pensare che nel III sec. d. C. esistessero edizioni illustrate di N. e che le illustrazioni fossero attribuite allo stesso autore; attribuzione non inverosimile, dato che il carattere didascalico del testo doveva richiedere, in molte occasioni, un'esemplificazione visiva (cfr. illustrazione). I disegni schematici di piante e di animali della copia del X sec. (Parigi, Bibliothèque Nationale, cod. Suppl. gr. 247) potrebbero infatti derivare dal corredo illustrativo originario. Migliori illustrazioni, probabilmente più vicine alla qualità e all'esattezza botanica e zoologica che dobbiamo supporre nelle figure antiche, sono nelle perifrasi della Theriakà e dell'Alexiphàrmaka, dovute a Eutecnio, aggiunte in appendice al Dioscuride di Vienna e a quello della Pierpont Morgan Library di New York (v. dioscuride).
Nonostante ciò, la copia del X sec. è importante proprio per gli elementi che la allontanano dalla versione originaria, e cioè per l'aggiunta di raffigurazioni che si deve ritenere non si trovassero nelle edizioni più antiche. Allo scopo di approntare un codice di lusso, il miniatore ha infatti aggiunto figure umane ai disegni di piante e di animali e anche intere composizioni che raramente sono di sua invenzione e quasi sempre risultano attinte a illustrazioni di altri testi.
Alcune composizioni, come quella che illustra la nascita dei giganti dal sangue dei serpenti, e che è in realtà una gigantomachia, possono derivare dalle illustrazioni della Bibliotheke di Apollodoro (v. illustrazione); altre, come quella relativa alla storia di Canopo (v.), sono l'unico documento delle illustrazioni che probabilmente accompagnavano il compendio mitologico scritto da Conone, in età augustea. Infine altre composizioni, idilliache o drammatiche, attendono ancora di veder chiarita la loro origine.
Il sistema seguito dal miniatore bizantino, di attingere schemi figurativi e intere raffigurazioni a varî codici illustrati, sempre in riferimento all'occasione suggerita dalle divagazioni dell'autore, è un'interessante esemplificazione dei criterî di lavoro degli scriptoria medievali - in questo caso uno scriptorium con a sua disposizione una biblioteca eccezionalmente ricca di testi classici -, ma è stato anche prezioso per la conservazione di un repertorio figurativo altrimenti del tutto perduto.
Bibl.: O. Schneider, Nicandrea, Theriaca et Alexipharmaca, Lipsia 1856; W. Kroll, in Pauly-Wissowa, XVII, 1936, c. 250, s. v. Nikandros, n. 11; H. Omont, Miniatures des plus anciens mss. grecs de la Bibliothèque Nationale, Parigi 1929, p. 34 ss. e tavv. LXV-LXX; Chanot-Lenormant, in Gazette des Beaux Arts, I, 1875, i, p. 69 ss.; 2, p. 125 ss., tavv. 18, 32; II, 1876, i, pp. 34 ss.; 2, p. 87 ss. e tavv. 11, 24; J. Gasiorowski, Malarstwo minjaturowe greko-Rzymskie, Cracovia 1928, p. 167 ss., p. XXVIII, figg. 81-84; K. Weitzmann, Die byzant. Buchmal. des 9. und 10. Jahrh., Berlino 1935; E. Bethe, Buch und Bild im Altertum, Lipsia 1945, pp. 24, 70 e figg. 2, 42; K. Weitzmann, Illustrations in Roll and Codex, Princeton 1947, passim; id., Islamic Scientific Illustr., in Archaeologica Orientalia in mem. E. Herzfeld, New York 1952, p. 244 ss.; id., Ancient Book Illumination, Cambridge (Mass.) 1959, pp. 14 ss., 24, 97 ss., 109.