Sigla di nerve growth factor, indicante un peptide con proprietà modulatrici sul differenziamento morfologico e funzionale delle sue cellule bersaglio, nel caso specifico neuroni periferici di gangli simpatici e sensitivi (fig. 1). È stato scoperto nel 1950 da R. Levi-Montalcini, che per tale motivo ha ricevuto il premio Nobel per la fisiologia o la medicina nel 1986. L’NGF è stato localizzato nei neuroni del sistema nervoso centrale (nella corteccia, nell’ippocampo e in parte nell’ipotalamo) e anche in cellule non nervose come i mastociti e i linfociti B. Nel topo adulto è prodotto in notevole quantità nella ghiandola salivare, insieme ad altri fattori di crescita peptidici (come l’EGF), dove la sua sintesi è sottoposta al controllo degli ormoni steroidei. Come molte proteine secrete, l’NGF è prodotto come precursore avente nella porzione amminoterminale una sequenza amminoacidica idrofobica che viene rimossa al momento della sua traslocazione attraverso il reticolo endoplasmatico. La molecola subisce una serie di modificazioni proteolitiche che portano alla forma matura detta β-NGF, con peso molecolare di circa 13.000. Nella forma secreta dalla ghiandola salivare, l’NGF è un dimero costituito da due catene β, associate tra loro con legami non covalenti, complessato con altre 2 coppie di catene polipeptidiche (α e γ) la cui funzione non è del tutto chiara, ma che probabilmente hanno un ruolo nella maturazione e nella conservazione dell’NGF nella ghiandola salivare (fig. 2).
L’NGF svolge una triplice azione che può essere definita come trofica, differenziativa e tropica. L’effetto trofico consiste nel permettere la sopravvivenza di cellule sensitive e simpatiche, in vivo e in vitro. A questo si accompagna la funzione differenziativa, di cui si ha un esempio nell’acquisizione di un fenotipo neuronale da parte di cellule cromaffini derivate dalla cresta neurale e localizzate nella parte midollare della ghiandola surrenale. L’azione tropica dell’NGF è dimostrata dalla crescita direzionale di fibre nervose di cellule bersaglio verso una fonte esogena di NGF. Ne consegue che la produzione di tale fattore di crescita ha l’effetto di far sopravvivere le cellule bersaglio e di dirigere la crescita dei loro assoni, facilitando la formazione di contatti sinaptici corretti.