Next age
<nèkst èiǧ> locuz. sost. ingl., usata in it. al femm. – Espressione emersa tra la fine del 20° e l’inizio del 21° sec., soprattutto in Europa, per indicare la consapevolezza – ampiamente diffusa – del passaggio a una fase ulteriore del fenomeno un tempo noto come New age. È certamente sbagliato sostenere che N. a. sia un'etichetta statunitense, dal momento che negli Stati Uniti questa espressione è pressoché ignota al grande pubblico e usata soprattutto in ambito musicale; coesiste del resto con altre assai più popolari, come Next stage, Next edge e altre ancora. Il termine più utilizzato negli Stati Uniti per descrivere il concetto è invece ascension (con riferimento all’ascesa dell’individuo a uno stato superiore), che difficilmente si potrebbe diffondere in paesi cattolici, dove sarebbe confuso con la festa liturgica. L’espressione N. a. si è affermata invece soprattutto nell’Europa continentale; anche in Italia – dove è più facilmente comprensibile e traducibile – ha avuto successo anzitutto fra gli stessi new ager. Può essere descritta come il passaggio del New age dalla terza alla prima persona singolare. Per il New age il pianeta Terra, nel suo insieme, entrerà – o è già entrato – in un evo di superiore consapevolezza, felicità, benessere. Sulla scorta delle delusioni procurate dalle mancate trasformazioni planetarie che il New age aveva annunciato per trent’anni, il N. a. ammette che forse per la Terra, o per la società nel suo insieme, non è in vista alcuna gioiosa transizione; le cose, anzi, potrebbero perfino peggiorare. Il singolo, invece, può entrare nel suo N. a. personale e raggiungere uno stato superiore di prosperità, salute, soddisfazione – anche sul piano sessuale, che nel N. a. è spesso in primo piano. La società può anche andare alla rovina, ma la singola persona che ha accesso a determinate tecniche entrerà comunque in una sua età dell’oro personalissima e privata. Come ha notato acutamente lo storico statunitense J. Gordon Melton, questo passaggio è accompagnato da dichiarazioni – da parte di alcuni portavoce importanti del New age (ma non di tutti) – secondo cui, in realtà, il New age non ha mai promesso una trasformazione sociale, globale o planetaria. Nel New age l’elemento importante sarebbe sempre stato la trasformazione individuale. Si tratta, in realtà, di un semplice escamotage: uno sguardo anche superficiale alla letteratura del New age negli anni Ottanta e, soprattutto, Settanta, mostra una forte attesa di un’imminente età dell’oro. Nell’abbandono della fase utopica e nel ripiegamento sull’individualismo – con accenti spesso narcisistici – il N. a. è effettivamente 'nuovo' e diverso dal New age. Il N. a., naturalmente, è meno nuovo se si guarda alle tecniche e alle idee di fondo, che rimangono in gran parte le stesse. È anche vero che il N. a. – o la fase individualistica del New age – è, a sua volta, garantito e convalidato dalla forma di spiritismo detta , in particolare attraverso le entità chiamate Pleiadiani, che si sono manifestate tramite una pluralità di 'canali' i cui messaggi sono tipici della nuova fase, e il cui contenuto, tra l’altro, è diventato negli ultimi anni sempre meno ottimistico, in quanto ha denunciato un grande complotto delle entità rivali, Rettiliani, cui sarebbero collegati altri complotti storici, fra cui quello, su cui esiste una vasta e spesso delirante letteratura (v. letteratura complottista), degli Illuminati. Il N. a. rappresenta una corrente da sempre presente nel New age, ma minoritaria nel New age classico, precisamente per il suo carattere individualistico, che si prestava ad accuse di disinteresse egoistico nei confronti delle prospettive utopistiche, planetarie e globali un tempo prevalenti. D’altro canto, il N. a. ha poi radici ancora più antiche, fra l’altro nel cosiddetto pensiero positivo e nel movimento del self-help.