neurone
Neuroni specchio
I meccanismi nervosi alla base della facoltà di comprendere il comportamento altrui fino a non molti anni fa erano poco conosciuti. La scoperta dei neuroni specchio nella scimmia, è la successiva dimostrazione dell’esistenza di meccanismi di rispecchiamento nel cervello umano, hanno evidenziato per la prima volta un meccanismo neurofisiologico capace di spiegare molti aspetti delle nostre capacità di relazionarci con gli altri.
I neuroni specchio sono stati scoperti nella corteccia premotoria (➔ corteccia motoria) del cervello del macaco (area F5). I neuroni specchio si attivano sia quando la scimmia esegue un atto motorio finalizzato, come afferrare oggetti con la mano o con la bocca, sia quando osserva un altro individuo eseguire atti motori analoghi. I neuroni specchio esemplificano un meccanismo neuronale che mette in relazione le azioni eseguite da altri con il repertorio motorio dell’osservatore. L’osservazione di un’azione induce nell’osservatore l’automatica simulazione di quell’azione. Questo meccanismo consente una forma implicita e diretta di comprensione delle azioni altrui. I neuroni specchio sono in grado di mediare la comprensione dello scopo di un’azione anche quando essa non è completamente visibile e, quindi, il suo scopo finale può solo essere immaginato, o quando l’unico elemento disponibile alla scimmia è il suono prodotto dall’azione. Dopo quelli della corteccia premotoria sono stati scoperti neuroni specchio anche nella regione del lobo parietale inferiore, reciprocamente connessa con l’area premotoria F5. Nella vita quotidiana dei primati, atti motori come afferrare un oggetto sono quasi sempre parte di azioni, ossia sequenze motorie complesse dotate di uno scopo finale. Spesso lo stesso atto motorio può appartenere ad azioni differenti: per es., si può afferrare del cibo per mangiarlo o per gettarlo via. È stata descritta una classe di neuroni specchio, presenti sia nella corteccia premotoria sia in quella parietale posteriore, che si attivano selettivamente durante l’esecuzione e l’osservazione di uno stesso atto motorio, come afferrare un oggetto, solo ed esclusivamente in relazione al tipo di atto motorio che segue, come portare l’oggetto alla bocca o porlo in un contenitore. Ciò significa che la risposta del neurone specchio predice ciò che sarà fatto successivamente dall’agente, suggerendo che tali neuroni giochino un ruolo importante non solo nella comprensione degli atti motori, ma anche nel riconoscimento dell’intenzione motoria dell’agente.
Numerosi studi, condotti utilizzando diverse metodiche sperimentali, hanno dimostrato che anche il cervello umano è dotato di un meccanismo di rispecchiamento che mappa le azioni osservate sugli stessi circuiti nervosi che ne controllano l’esecuzione. La localizzazione anatomica del meccanismo neurale di rispecchiamento delle azioni nell’uomo è stata ottenuta con la tecnica della risonanza magnetica funzionale (fMRI). Studi iniziali hanno mostrato che durante l’osservazione di atti motori di prensione con la mano si ha un’attivazione delle aree premotorie 44 e 45 di Brodmann, del lobo parietale inferiore e della regione del solco temporale superiore. Questo circuito corticale corrisponde approssimativamente a quello dei neuroni specchio nella scimmia. Il meccanismo di rispecchiamento appare implicato nell’esecuzione e nell’osservazione di atti motori finalizzati al conseguimento di uno scopo, come mordere una mela, afferrare una tazza o calciare un pallone, di movimenti corporei come danzare, di atti comunicativi, e nell’imitazione degli stessi comportamenti o nell’apprendimento imitativo di nuove sequenze motorie. Ogni volta che osserviamo le azioni altrui il nostro sistema motorio ‘risuona’ assieme a quello dell’agente osservato. Vari studi sembrano suggerire che nell’uomo il meccanismo di rispecchiamento motorio possa essere alla base anche della comprensione delle intenzioni motorie delle azioni altrui. Le aree premotorie del cervello umano dotate di proprietà caratteristiche dei neuroni specchio – aree cioè che si attivano sia durante l’esecuzione sia durante l’osservazione di un atto motorio – sono coinvolte anche nella comprensione del ‘perché’ dell’azione, verosimilmente utilizzando un meccanismo neurofisiologico non dissimile da quello scoperto nei neuroni specchio parietali e premotori della scimmia.
Le ricerche condotte nell’ultimo decennio hanno inoltre dimostrato che il meccanismo di rispecchiamento non è confinato al dominio delle azioni, ma attiene anche al dominio delle emozioni e delle sensazioni. Regioni cerebrali come l’insula, l’amigdala e la corteccia cingolata anteriore sono similmente attivate sia durante l’esperienza, in prima persona, di emozioni come la paura o il disgusto, o di sensazioni come il dolore, sia nella osservazione di tali emozioni negli altri. Secondo la stessa logica, le aree corticali attivate dall’esperienza, in prima persona, del tatto si attivano anche quando assistiamo alle esperienze tattili altrui.
I dati neuroscientifici qui riassunti suggeriscono che la nostra capacità di comprendere le azioni altrui, le intenzioni motorie che le hanno generate, le emozioni e le sensazioni provate dai nostri simili non si basa esclusivamente su strategie cognitive che prevedono l’applicazione di sofisticati processi logicodeduttivi, ma anche su meccanismi di simulazione di cui i diversi meccanismi di rispecchiamento costituiscono le basi neurali. Secondo queste evidenze, la nostra capacità di empatizzare (➔ empatia) con gli altri, ossia di entrare nel mondo delle esperienze altrui, attribuendo un senso condiviso a queste stesse esperienze, è il risultato dell’attivazione di meccanismi nervosi di rispecchiamento. È solo grazie a questi meccanismi condivisi che ci è permesso di fare nostre le esperienze altrui, e quindi di comprenderle ‘dall’interno’.