neuroimaging
Insieme di strumenti tecnologici e di procedure sperimentali per la visualizzazione del cervello in vivo, sia nei suoi dettagli strutturali e anatomici (neuroimaging morfologico), sia nel corso di esecuzione di particolari compiti motori e cognitivi (neuroimaging funzionale). La metodica più antica e diffusa è certamente l’elettroencefalogramma (EEG), grazie al quale è possibile analizzare il funzionamento normale o patologico della corteccia cerebrale registrando e trascrivendo su carta i tracciati che rappresentano l’attività elettrica spontanea del cervello. Quando l’EEG è utilizzato in concomitanza con la somministrazione di stimoli sensoriali o cognitivi, si parla di EP (Evoked potentials) o di ERP (Event related potentials); questi consentono di analizzare la capacità di elaborazione delle informazioni di un soggetto sveglio impegnato in compiti cognitivi molto semplici. Negli ultimi trenta anni, il progresso delle tecniche radiologiche ha felicemente influenzato lo sviluppo del neuroimaging. I metodi radiologici più comuni per l’indagine morfologica sono la TAC (Tomografia assiale computerizzata) e la RM (Risonanza magnetica), usualmente impiegati per lo studio delle condizioni morfologiche e dello sviluppo anatomico del cervello, nonché per la rilevazione e localizzazione di danni cerebrali di qualsiasi tipo, come per es. ictus, tumori o traumi meccanici. La PET (Positron emission tomography) e la fMRI (Functional magnetic resonance imaging) sono invece due metodi radiologici di neuroimaging funzionale, che permettono di studiare la localizzazione cerebrale delle funzioni cognitive e motorie superiori. (*)