NEUCHÂTEL (ted. Neuenburg; A. T., 20-21)
Città della Svizzera, capoluogo di cantone, situata in ridente posizione sulle rive del lago omonimo e sulle pendici meridionali del monte Chaumont fra 432 m. s. m. (per l'altezza del lago v. sotto), e 580 m. (parte più elevata: Plan). Deve la sua prosperità alla posizione nel punto d'incrocio d'importanti vie di comunicazione, e ai numerosi istituti di educazione, molto frequentati da stranieri. Il clima di Neuchâtel risente dell'azione mitigatrice del lago ed è relativamente mite: la temperatura media annua è di 9° (nell'inverno 0°,1, nell'estate 17°,7); la piovosità media è di circa 947 mm. l'anno; un vento proveniente dal Giura, il Joran, dissipa le nebbie e i vapori dovuti all'evaporazione del lago; il Föhn solo raramente e molto attenuato tocca la città, che è però esposta alla tramontana. Nel sec. XIV il lago occupava parte dell'area sulla quale si trova attualmente la città, che si è potuta sviluppare solo in seguito, a mano a mano che si formavano i terreni alluvionali con i materiali trasportati e deposti dal fiume Seyon. Nei tempi moderni lavori di colmata artificiale, il prosciugamento delle paludi, la deviazione del Seyon, che è stato condotto al lago attraverso una galleria, hanno permesso di guadagnare terreno fabbricabile.
Dopo la costruzione della prima ferrovia (1859) Neuchâtel si è venuta estendendo nelle parti più alte; anche la popolazione è notevolmente aumentata: la città contava 13.347 abitanti nel 1874, 21.985 nel 1904 e 22.800 nel 1932.
L'università, sorta come accademia nel 1838, riorganizzata nel 1894, ha avuto un ordinamento moderno nel 1909: comprende le facoltà di lettere, di scienze, di teologia e di diritto. Inoltre: l'Ècole supérieure de commerce (1883), l'Ècole de mécanique et d'horlogerie (1871) con un Laboratoire de recherches horlogères (1921); è assai importante l'Observatoire cantonal (1859). Tra le società culturali sono notevoli: la Société d'histoire et d'archéologie (1864); la Société des sciences naturelles (1832), la Société des amis des arts (1842), ecc.; assai interessante il Musée ethnographique (1834).
Storia. - La località dove sorge oggi Neuchâtel era certamente abitata già nell'epoca preistorica; tuttavia la prima menzione sicura di un centro abitato si ha solo nel 1011, vuando Novum Castellum appare essere una roccaforte in potere del re di Borgogna. Attorno al castello si sviluppò nei secoli XI e XII l'agglomerato urbano, che nel 1214 era già tanto cresciuto da ottenere dai conti una carta di franchige comunali, confermata ancora nel 1454. Ma nell'intervallo tra la prima concessione e la conferma della carta, la borghesia di Neuchâtel, raffermatasi, cresciuta in ricchezza e potenza, aveva già iniziato la sua lotta contro il potere comitale, cercando di rendersi, di fatto, indipendente: e per assicurarsi un valido aiuto, nell'aprile 1406, i cittadini di Neuchâtel, stipularono un trattato di combourgeoisie con Berna, che li costringeva a recare aiuto ai Bernesi nelle loro guerre, ma che, d'altra parte, assicurava loro l'aiuto della già potente città. Per parare il colpo, il conte di Neuchâtel, a sua volta, stipulò un trattato di combourgeohie con Berna, ma questo contribuì ancora più a rendere Berna arbitra della situazione di Neuchâtel. Praticamente, dopo il trattato del 1406 l'influsso del conte nella città fu sostituito da quello di Berna, che consentiva tuttavia alla borghesia di Neuchâtel ampia libertà d'azione, soprattutto nelle cose interne, anzi la eccitava a cercar di rendere sempre più completa la sua autorità di governo e a costituirsi in città indipendente, come Berna. Passata alla religione riformata, nel 1530, soprattutto per l'influsso bernese, a opera del Farel, la borghesia di Neuchâtel continuò a tenere nelle sue mani il potere per lungo tempo. Solo con la seconda metà del secolo XVIII la sua potenza politica scompare e le vicende della città vengono allora più strettamente collegate con quelle del principato, poi del cantone (v. appresso).
Monumenti. - Il centro della città vecchia è dominato dal colle roccioso su cui sorgono il castello e la chiesa della collegiata. Questi edifici conservano parti romaniche (un'ala del castello, e il coro della chiesa con due bassi ambienti laterali di forma semicircolare) risalenti al sec. XII. La chiesa fu probabilmente iniziata nel 1170 per opera del conte di Neuchâtel Ulrico II e di sua moglie Berta di Grenchen o di Granges-Grammont: il portale recava un'iscrizione oggi scomparsa, relativa alla fondazione. La consacrazione avvenne nel 1276. Il transetto e la parte occidentale sono del periodo gotico primitivo, il campanile fu finito nel 1428. Nel 1530, durante la lotta iconoclastica della Riforma, la ricca decorazione dell'interno andò distrutta: si salvò soltanto il pregevole cenotafio del conte Luigi (1372), con 15 figure, di cui tre del secolo XV (restaurato nel 1840). Dal 1867 al 1875 la chiesa e il chiostro furono restaurati. Una serie di edifici artistici pubblici e privati del Rinascimento e del barocco dànno alla città un'impronta signorile. Tra gli altri, il mercato costruito (1569-1575) da Laurent Perrot, il palazzo Dupeyron (1764-1770) di Erasme Ritter e il palazzo comunale (1784-1790) di P.A. Paris. Nel corso dei secoli XVIII e XIX si sviluppò a Neuchâtel una rigogliosa corrente di arte locale: vi fiorirono specialmente l'arte della medaglia, in relazione con l'industria dell'orologeria (per es. Samuel Lambelet, 1663-1727, J.-P. Droz, 1746-1823, H.F. Brandt, 1789-1845), quella del disegno e dell'incisione (p. es. B.-A. Nicolet, 1743-1803, Abraham Girardet, 1764-1823).
L'attività artistica ed editoriale di Gabriel Lory figlio (risieduto a Neuchâtel dal 1812 al 1832) e la fondazione, nel 1842, della Société des amis des Arts, nonché l'influsso del pittore Léopold Robert, contribuirono alla prosperità della vita artistica, di cui fu promotore e guida M. de Meuron, e allo sviluppo delle energie locali. Le opere più importanti degli artisti di Neuchâtel si trovano nel museo civico artistico.
Il cantone di Neuchâtel. - È compreso tra la Francia, il cantone di Vaud, il lago di Neuchâtel, il cantone di Berna, ed è situato interamente nel versante sud-orientale del massiccio del Giura, che declina verso l'altipiano svizzero; le valli, a fondo ampio e a lieve pendio, che in esso si aprono, seguono in genere le sinclinali; non mancano però brevi valli trasversali strette e incassate (cluses). Due ampie valli sinclinali incidono il massiccio, la Val de Travers e la Val de Ruz, nelle quali scorrono i fiumi più importanti, l'Areuse e il Seyon, a regime torrentizio, tributarî ambedue nel lago di Neuchâtel; in tutto il cantone sono, del resto, molto rari i corsi d'acqua superficiali, perché per lo sviluppo delle rocce calcaree, l'acqua viene assorbita dal terreno e circola in profondità alimentando poi numerose sorgenti che sgorgano nelle parti più basse. Le differenze climatiche sono molto accentuate in un territorio così piccolo: nelle regioni prossime al lago il clima è piuttosto mite, la temperatura media annua è di 9° (gennaio 1°; luglio 18°,8); nelle alte vallate (les Verrières, la Brévine) l'estate non è molto calda e l'inverno freddo e lungo; nella Brévine, che si distingue per le sue basse temperature, la media è di 4°,5 (gennaio −3°,9; luglio 13°,4); la parte elevata della regione montuosa ha invece una temperatura media più bassa.
Secondo il censimento del 1930, la popolazione conta 124.324 abitanti con una notevole diminuzione rispetto al 1920 in cui si avevano 131.349 ab. (nel 1850: 70.753; 1900: 126.279); la densità media è 155 ab. per kmq. (nel 1920: 164 ab. per kmq.). La popolazione si addensa lungo la riva del lago, nelle ampie valli longitudinali e nelle conche, anche a notevoli altezze (La Chaux-de-Fonds 997 m. s. m.; Le Locle 922 m. s. m.), mentre è assai scarsa nel rimanente del territorio. La lingua ufficiale è la francese; la grande maggioranza della popolazione è protestante.
Per quanto riguarda l'agricoltura e l'utilizzazione del suolo, il territorio del cantone (799,60 kmq.) ha 195,48 kmq. coperti di bosco, 8,2 kmq. coltivati a vigneti e 488,52 kmq. di altro terreno produttivo, con una percentuale dell'86,56% di terreno produttivo.
La coltura della vite, diffusa dalle rive del lago fin verso i 700 m.; è oggi molto in diminuzione, come pure è diminuita la coltivazione del grano; sono invece molto svluppate la coltivazione degli ortaggi e quella delle piante da foraggio. Nelle vallate, e specialmente nella Val de Ruz, predomina l'allevamento del bestiame; nel distretto di Chaux-de-Fonds, le praterie artificiali e i pascoli numerosi favoriscono l'allevamento razionale dei bovini e la produzione del latte. Ma Neuchâtel è sopratutto un cantone industriale. Vi sono numerose fabbriche di mobili, di motori, di macchine, di cioccolato eec., ma l'industria più fiorente è ancora oggi quella degli orologi, che dà luogo a un'attiva esportazione.
Storia. - La formazione territoriale di quello che doveva poi costituire il futuro cantone risale alla prima metà del sec. XI, dopo il 1034, per opera di una dinastia comitale il cui capostipite fu un Ulrico conte di Fenis; e fu continuata e completata da una politica di costante espansione, perseguita dai conti sino al sec. XVI, quando l'acquisto della signoria di Valangin (acquisto definitivo nel 1592) segna il raggiungimento dei confini che, salvo qualche leggerissima modificazione, rimasero poi inalterati. La prima casa comitale, che all'inizio del sec. XIII s'era divisa in due rami, si estinse nella linea maschile nella seconda metà del sec. XIV; fu seguita dai conti della casa di Friburgo in Brisgovia, da quelli della casa di Hochberg e finalmente, nel 1504, per effetto del matrimonio di Giovanna di Hochberg con Luigi di Orléans, duca di Longueville, dalla casa di Orléans-Longueville, che, nel 1643, assunse il titolo di principe e conte-sovrano di Neuchâtel.
Più volte i signori di Neuchâtel furono, nel corso dei secoli XVI e XVII specialmente, in rapporto con i duchi di Savoia e con loro feudatarî, specialmente con i conti di Challant. Renato di Challant tenne ín proprio potere la signoria di Valangin, pervenutagli per eredità materna, sino al 1565; alla sua morte si disputarano quel possedimento le due figlie, Filiberta e Isabella, sposate al conte Tornielli e al conte Federico Madruzzo, e la lunga lite si concluse appunto con l'acquisto di Valangin da parte dei conti di Neuchâtel. Nel 1615, poi nuovamente nel 1618 e 1623, il conte di Neuchâtel, Enrico II, offrì al duca di Savoia Carlo Emanuele I la vendita di Neuchâtel: ma le trattative fallirono per l'eccessiva somma richiesta dal conte.
Spentasi la casa di Orléans-Longueville, dopo lunghe contese il principato di Neuchâtel fu devoluto, nel 1707, al re di Prussia, Federico Guglielmo I, in virtù di diritti derivatigli dalla casa di Nassau, erede a sua volta delle pretese dei Chalon-Orange che a mezzo il sec. XV, all'estinguersi della casa dei conti di Friburgo, avevano cercato di farsi assegnare Neuchâtel, lottando contro gli Hochberg. E sotto i re di Prussia Neuchâtel rimase sino al 19 dicembre 1805, quando il trattato di Schönbrunn l'attribuì alla Francia; Napoleone ne investì allora il suo maresciallo Berthier, con titolo di principe. Caduto il dominio francese, nel 1814, Neuchâtel ritornò sotto il dominio del re di Prussia: ma contemporaneamente, per volere dello stesso re, fu accolta, in qualità di cantone sovrano, nella confederazione elvetica.
Questa coesistenza del principato e del cantone, di uno stato sovrano nei suoi rapporti con i cantoni elvetici, ma sottoposto, per altro verso, all'alta signoria prussiana, durò fino al 1848, quando il partito repubblicano, impadronitosi della città, vi proclamò la repubblica. Solo 9 anni dopo però, il 26 maggio 1857, in un trattato firmato a Parigi, il re di Prussia rinunziò ai suoi diritti su Neuchâtel, la cui storia da allora si confonde totalmente con la storia della Svizzera.
Bibl.: I.R. Rahn, Zur Statistik der schweiz. Kunstdenkmäler, in Anzeiger f. schweiz. Altertumskunde, 1887, 1888; M. Boy de la Tour, La gravure neuchâteloise, Neuchâtel 1928; A. Lombard, L'Église collégiale de Neuchâtel, ivi 1932; Dictionnaire historique et biographique de la Suisse, V, ivi 1930.