NEUBER, Friederike Karoline, nata Weissenborn
Attrice tedesca, nata a Reichenbach in Sassonia il 9 marzo 1697, morta a Laubegast presso Dresda il 30 novembre 1760. Fu, accanto al Gottsched, la restauratrice del teatro tedesco. Conobbe il Gottsched a Lipsia nel 1727, quando vi giunse con la sua compagnia, dopo dieci anni di recitazione trascorsi in varie compagnie di attori girovaghi a fianco del marito Johann Neuber, col quale nel 1717 era fuggita di casa, per sottrarsi alla dura oppressione familiare. E mirò a dare alle teorie del Gottsched concreta realtà. Abolì nella sua compagnia la recitazione improvvisa, introdusse sulla scena - fin'allora dominata dalle "Haupt- und Staatsaktionen" - il regelrechtes Drama secondo i precetti che il Gottsched traeva dal modello del teatro francese, scelse in conformità di quei precetti i testi da recitare, obbligò i suoi attori a studiare e provare le loro parti, si sforzò di dare alla rappresentazione dignità d'arte. Recitò, oltreché a Lipsia, ad Amburgo, a Brunswick, a Hannover, a Dresda, a Norimberga, ad Augusta, a Francoforte, a Strasburgo e in altre città minori: e per alcuni anni il successo l'accompagnò; il momento culminante fu nel 1737, quando, tornata a Lipsia dopo tre anni di assenza - perché la compagnia di Johann Ferdinand Müller era riuscita a sottrarle il "sächsisch-kurfürstliches Privilegium" - bandì solennemente il Hanswurst (v.) dalla scena, in un apposito spettacolo, nel quale, dopo regolare processo, un fantoccio vestito da arlecchino venne solennemente bruciato fra il plauso della platea. Poi incominciò a poco a poco il declino. La concorrenza dell'opera in musica si fece d'anno in anno sempre più vivamente sentire; e non bastò a rimediarvi l'introduzione degl'intervalli musicali fra un atto e l'altro. Nel 1740 la N. accettò un invito a Pietroburgo, presso la corte dell'imperatrice Anna. Nel 1741, morta l'imperatrice, tornò a Lipsia; ma nel frattempo il Gottsched era entrato in relazione con la compagnia Schönemann: e i rapporti con la N. si guastarono. Il Gottsched non risparmiò le sue critiche, dove gli parve che i suoi precetti non fossero abbastanza scrupolosamente osservati. La N. rispose portando addirittura il Gottsched sulla scena, in un prologo scritto da lei stessa e intitolato Der allerkostbarste Schatz (1741), nel quale il Gottsched è raffigurato nel personaggio del brontolone "con una lanterna cieca in mano e una aureola di similoro intorno alla testa". Il pubblico rise. Ma le polemiche arsero. Uno sconcio pamphlet in versi, pieno di allusioni alla vita privata, fu tra altro lanciato contro la N., che nel 1743 finì con l'abbandonare il campo. Tornò sulla scena con una compagnia nuova l'anno seguente; e per alcuni anni, fino al 1750, poté reggere ancora, alternando le rappresentazioni fra Lipsia, Dresda, Francoforte e Varsavia; e fu la N. che per prima portò Lessing sulla scena col Junger Gelehrte (1848). Un tentativo di affermarsi come attrice a Vienna nel 1753-54 fallì. Nel 1756 sopraggiunse la guerra; nel 1759 il marito morì e nel 1760 la guerra obbligò la N. a lasciare anche l'ultimo rifugio che le era restato, a Dresda, presso il dottor Löber. Morì a Laubegast in casa di un contadino. Fra le tante benemerenze, aveva avuto, fra i compagni d'arte, anche quella di aver fatto il possibile per elevare la condizione sociale e morale degli attori. A Laubegast, dove le era stata rifiutata la sepoltura in terra benedetta, la N. ha ora il suo monumento, il monumento alla "Urheberin des guten Geschmacks auf der deutschen Bühne". Ma già Goethe l'aveva eternata in Madame Nelly nel Wilhelm Meister.
Opere: Scrisse i seguenti prologhi: Ein deutsches Vorspiel, 1734 (ristampa nei Literaturdenkmale, Lipsia 1897); Guelphia, 1735; Die dankbaren Schäfer, 1735; Die Umstände der Schauspielkunst, 1735; Die Herbstfreude, 1736; Die grössste Glückseligkeit in der Welt, 1737; Vorspiel die Verbannung des Harlekin vom Theater behandelnd, 1737; Die Liebe der Untertanen, 1741; Der allerkostbarste Schatz, 1741; Die närrischen Grillen, 1746; Das Schäferfest, 1753, oltre a prologhi, a tragedie di Corneille (1738) e di Racine 1741).
Bibl.: F.J. v. Reden-Elsbeck, N. und ihre Zeitgenossen, Lipsia 1881.