NETTARIO (dal gr. νέκταρ "nettare")
Così si chiamano nelle piante gli speciali apparecchi che secernono sostanze zuccherine. In rapporto alla funzione i nettarî si distinguono comunemente, secondo la terminologia creata da Federico Delpino, in nettarî nuziali o mesogamici e nettarî estranuziali.
I primi, come accenna il nome, si osservano nei fiori di quasi tutte le piante entomofile nelle quali l'impollinazione viene operata dagl'insetti, i quali appunto vengono attratti dal nettare che è secreto da queste ghiandole poste sul ricettacolo fiorale, sui petali, sulle antere, sui pistilli, e talora è raccolto in nettarî a forma di sprone (tropeoli, violette, orchidee, ecc.). Tali nettarî in alcuni casi, come nell'aconito e nell'elleboro, sono costituiti da petali trasformati.
I nettarî estranuziali, generalmente fatti a piattello, non si trovano quasi mai sui fiori, ma per lo più si sviluppano sulle stipole e sui piccioli fogliari. Si osservano nelle piante dette mirmecofile come il pioppo, il mandorlo, il sambuco, la veccia, la fava, le Cecropia dell'America tropicale, ecc., le quali rappresenterebbero un interessante esempio di mutualismo tra vegetali e animali, perché si ritiene che col nettare dei loro nettarî attraggano le formiche e queste, con le robuste mandibole e con l'emissione di acido formico, difendano le piante ospiti dagli attacchi d'insetti nocivi.
Nettarî estranuziali si possono trovare però anche in piante non mirmecofile come ad es., nel ricino, in molte Vitacee, Piperacee, Moracee, Gnetacee, ecc., però di essi ancora non conosciamo la funzione.