FACCIALE, NERVO (lat. nervus facialis)
È il settimo paio di nervi cranici (v. cranici, nervi), innerva tutti i muscoli pellicciai della testa e del collo (nervo della fisionomia), il muscolo stapedio, il digastrico, lo stiloioideo, qualche muscolo del velo del palato e con una delle sue branche, la corda del timpano, ha parte attiva nella secrezione della saliva, nella vascolarizzazione della mucosa linguale e nella percezione dei sapori.
La sua origine apparente è nella fossetta laterale del bulbo con una radice interna, il facciale propriamente detto (nella fossetta sopraolivare, all'indietro e all'esterno del III), e una radice esterna più piccola, il nervo intermediario di Wrisberg (n. intermedius, fra la precedente e il IX). La prima, esclusivamente motrice, ha la sua origine reale in una piccola colonna longitudinale di sostanza grigia (nucleo del f.) nella parte antero-esterna della calotta protuberanziale (fra le radici del VI e la radice inferiore del V). Secondo le ricerche sperimentali di G. Marinesco e A. van Gehuchten questo nucleo è unico tanto per il facciale superiore (muscoli orbicolare delle palpebre, sopraccigliare, frontale), quanto per il facciale inferiore (gli altri muscoli pellicciai). Detto nucleo è connesso mediante il fascio genicolato della via piramidale al centro corticale del facciale situato nell'estremità inferiore della circonvoluzione frontale ascendente del lato opposto (movimenti volontarî), con la via sensitiva centrale (specialmente il trigemino), la via ottica e la via acustica (movimenti riflessi). Nel tragitto intraprotuberanziale il facciale descrive una complessa curva attorno al nucleo del sesto paio. Le fibre dell'intermediario del Wrisberg volgono indietro e in dentro verso il pavimento del IV ventricolo biforcandosi in branche ascendenti e discendenti (come le fibre sensitive); le prime terminano nella parte superiore dell'ala grigia, le seconde nell'estremità superiore del fascio solitario, formazioni che corrispondono rispettivamente alla base e alla testa delle corna posteriori del midollo spinale; le relazioni centrali sono verosimilmente le stesse di quelle del glossofaringeo. Il facciale penetra nel condotto uditivo interno (rocca petrosa del temporale; v. cranio) insieme con il n. acustico, percorre l'acquedotto del Falloppia (descrivendo due curve che lo distinguono in 1ª, 2ª, 3ª porzione; fig. B), esce dal foro stilomastoideo e nello spessore della ghiandola parotide si divide nelle due branche terminali: temporo-facciale e cervico-facciale. L'intermediario di Wrisberg segue il VII nell'acquedotto del Falloppia dove termina nel ganglio genicolato che è omologo a un ganglio spinale; oltre detto ganglio il facciale decorre come un nervo misto. Il VII s'anastomizza col n. acustico nel condotto uditivo interno; di là da questo con il glossofaringeo, il trigemino, lo pneumogastrico, il plesso cervicale superficiale. Fornisce numerosi rami collaterali: a) intrapetrosi: il n. grande petroso superficiale (motore) che distaccatosi dal ganglio genicolato penetra nell'hiatus di Falloppia, riceve dal n. glossofaringeo il n. grande petroso profondo (sensitivo), un ramo dal plesso carotideo (simpatico) costituendo il n. vidiano che esce attraverso il foro lacero anteriore, percorre il canale vidiano e si perde nel ganglio sfenopalatino; il n. piccolo petroso superficiale che riceve il n. piccolo petroso profondo dal glossofaringeo e termina nel ganglio otico; il n. del muscolo della staffa; la corda del timpano, che raggiunge la parte superiore della faccia interna della membrana del timpano e si fonde poi con il linguale (del trigemino) inviando fibre dilatatrici e fibre secretorie alle ghiandole sottomascellare e sottolinguale e alla mucosa della metà anteriore della lingua che riceve anche fibre gustative; il ramo anastomotico dello pneumogastrico; b) extrapetrosi: il ramo anastomotico del glosso faringeo; il ramo auricolare posteriore; il ramo del digastrico; il ramo dello stiloioideo; il ramo linguale. La branca temporo-facciale fornisce rami temporali, palpebrali, nasali o sotto-orbitarî, boccali superiori; la branca cervico-facciale i rami boccali inferiori, mentonieri, cervicali. I muscoli del velo del palato non sono innervati dal facciale, come si riteneva prima, ma principalmente dalla branca interna del n. spinale (M. Lermoyez, 1898). Le fibre di sensibilità generale che si dimostrano nelle branche periferiche del VII sono in massima parte fibre ricorrenti del trigemino. Contrariamente agli anatomici che paragonano il facciale a un tipico nervo misto spinale ritenendo la grande e la piccola radice (col ganglio genicolato) omologhe rispettivamente a una radice anteriore e posteriore del midollo spinale, i fisiologi, basandosi su dati sperimentali (F. Magendie, C. Bernard, A. Vulpian, ecc.) insegnano che se la grossa radice è indubbiamente motrice, come dimostrò C. Bell nel 1821, l'intermediario di Wrisberg non è una radice sensitiva ma piuttosto una radice simpatica o un ramo aberrante del n. glossofaringeo perché non contiene (o solo in minima parte) fibre della sensibilità generale, ma soprattutto fibre vasomotrici, secretrici e sensoriali (gustative).
Paralisi del facciale. - È l'affezione più frequente di questo nervo; può avvenire per cause multiple: reumatiche, neuriti infettive e tossiche, ferite e contusioni della faccia, frattura della base del cranio, malattie della parotide e dell'orecchio, tumori, meningiti acute e croniche della base del cranio, lesioni encefaliche diverse: poliomieliti, rammollimenti, emorragie, ecc. Frequentissima è la paralisi a frigore. Il nervo può essere leso: a) In una delle sue branche terminali: la paralisi è parcellare, in rapporto alla zona d'innervazione. b) Dopo l'uscita dal foro stilomastoideo (tipo più frequente): la paralisi è totale; spicca l'asimmetria della faccia che è spianata dal lato paralitico, la rima boccale è stirata dal lato sano; il corrugamento della fronte e del sopracciglio, la chiusura dell'occhio, il digrignamento dei denti sono limitati o impossibili dal lato delle paralisi; l'articolazione della parola, specialmente delle labiali, è ostacolata; negli atti espiratorî la gota del lato malato si gonfia prima che dal lato sano: il riflesso palpebrale è abolito. Si nota impossibilità d'attirare in basso la cute del mento e del labbro inferiore, di sollevare quella della regione anteriore superiore del torace; sono frequenti le alterazioni dell'eccitabilità elettrica, nelle forme gravi si riscontra una reazione degenerativa parziale. c) Nel tragitto intrapetroso: ai sintomi suddetti, per la lesione della corda del timpano s'aggiungono disturbi dell'udito (paracusia dolorosa), diminuzione delle percezioni gustative sui due terzi anteriori della mucosa linguale e diminuzione della secrezione salivare dal lato corrispondente. d) Nel tragitto sulla base del cranio. e) Nel nucleo: emiplegia alterna, oppure paralisi bilaterale associate a quelle di altri nervi cranici (polioencefaliti). f) Centrale o sopranucleare (v. emiplegia): la paralisi colpisce specialmente il facciale inferiore, non si ha reazione elettrica degenerativa. In tutte queste forme raramente ai disturbi motori s'aggiungono disturbi sensitivi che vengono riferiti alla nevrite dei filetti del trigemino accollati al facciale o a un'infiammazione dei tessuti vicini al nervo. La paralisi facciale, con otalgia ed herpes otitico secondo Ramsay Hunt indicherebbero una lesione del ganglio genicolato. Secondo le diverse cause la paralisi può guarire giovandosi delle cure appropriate; può residuare contrattura o emispasmo facciale. Nelle forme persistenti, specialmente quelle dovute a scontinuazione traumatica del nervo, è possibile la cura chirurgica.
Gl'interventi diretti a questo fine si possono dividere in quattro gruppi: anastomosi nervose, anastomosi muscolari, pessie statiche, enervazioni palliative.
Anastomosi nervose. - Quella ideale, tra i due capi del nervo scontinuato, può essere eseguita raramente (ferite nette da taglio recenti, che scontinuano il tronco o la prima biforcazione di esso) e ciò a cagione della profondità del nervo, della brevità del tronco e dei suoi rapporti con la parotide. Ha tanto migliori probabilità di buon esito, quanto più presto si pratica. In tutti gli altri casi si praticherà l'anastomosi del capo periferico del facciale con quello centrale o dello spinale (branca esterna), o dell'ipoglosso, e sezionando il nervo sano a distanza conveniente perché l'anastomosi possa eseguirsi con perfetto combaciamento e non sotto trazione. I risultati di queste anastomosi sono stati in gran parte abbastanza soddisfacenti, ma non mai completi, e solo alcune volte sono stati nulli; ma anche nei casi più fortunati la neurotizzazione del nervo paralitico s'è fatta molto attendere (1-2 anni) e non è stata priva d'inconvenienti. Infatti all'anastomosi spino-facciale segue paralisi del m. trapezio, abbassamento del moncone della spalla, movimenti associati, sgradevoli e visibili, nel senso che ai movimenti mimici della faccia s'accoppiano movimenti saccadés d'innalzamento del moncone della spalla. Alle anastomosi ipoglosso-facciali (oggi preferite dalla maggioranza) seguono postumi meno appariscenti e cioè emiparalisi ed emiatrofia della lingua e talora anche emiparalisi del velopendolo e della corda vocale omolaterale. Per attenuare questi inconvenienti s'è proposto d'anastomizzare la sola branca discendente dell'ipoglosso; ma la sottigliezza di questa non dà affidamento per una sufficiente neurotizzazione. Infine dobbiamo dire che in nessun caso, né con l'anastomosi spino-facciale, né con quella ipoglosso-facciale, s'è ottenuta la restitutio ad integrum, specialmente nella coordinazione dei movimenti e agilità dei muscoli, sebbene questi acquistino molto nel tono con apprezzabili correzioni della deformità facciale.
Anastomosi muscolari. - Si propongono compiti parziali e cioè la correzione del lagoftalmo (mediante la miostomosi temporo-orbicolorbitario) e dell'abbassamento dell'angolo labiale (mediante miostomosi massatero-orbicololabiale oppure sternocleido-orbicololabiale). Nell'esecuzione dei detti interventi bisogna badare a non fare tagli sfregianti (e perciò i fasci muscolari animatori vengono fatti passare attraverso trafori sottocutanei) e a rispettare attentissimamente l'innervazione dei detti fasci. Di ciascuno dei muscoli si prepara un fascio dal margine anteriore, sufficientemente lungo e largo, con base fissa in alto ed estremo libero in basso, che viene suturato all'angolo del corrispondente muscolo orbitario. I risultati di queste miostomosi sono stati poco incoraggianti.
Pessie statiche. - Sono state praticate al medesimo scopo delle precedenti e cioè per rialzare o l'angolo labiale o quello dell'orbicolare dell'orbita, servendosi però o di fili di seta o di strisce d'aponeurosi, fissate da un lato all'angolo del relativo muscolo orbicolare e dall'altro al periostio del malare e rispettivamente del frontale. Naturalmente tanto i fili di seta, quanto le striscette aponeurotiche, debbono camminare sottocute e non sporgere entro le cavità mucose, rispettivamente boccale e congiuntivale. Sono state poco provate, ma in fondo sono da preferire alle mioanastomosi per facilità di tecnica e perché, come quelle, sono solo capaci di rialzare staticamente, ma non dinamicamente, gli angoli abbassati.
Enervazioni palliative. - Per attenuare il lagoftalmo è stato poche volte resecato il ganglio cervicale superioie, ottenendo un discreto rientramento del globo oculare, e un restringimento della rima palpebrale.