NERVESA della Battaglia (A. T. 24-25-26)
Grosso paese della provincia di Treviso, 20 km. a N. da questa città, posto all'estremità sud-orientale del Montello, presso la riva destra del Piave, che viene valicato dalla strada carrozzabile e dalla ferrovia 3 km. più a valle, al ponte della Priula. Esso è lambito dal Canale della Vittoria, che si dirama dal Piave e serve per irrigazione e per attivare due centrali elettriche.
Il comune si estende su 35,5 chilometri quadrati e gli abitanti, che erano 3589 nell'anno 1881 e 5050 nel 1911, sono ora 6652, dei quali circa 2520 nel centro.
Della famosa Abbazia dei Collalto, signori del bellissimo castello di San Salvatore, di là del Piave, anch'essa doloroso olocausto della guerra mondiale, non resta che un mucchio di macerie. La villa Volpato-Panigai, solo in parte rifatta e adibita a municipio, costruita nel sec. XVIII dal trevisano Pietro Simoni, fu decorata nel 1754 da quei bellissimi chiaroscuri mitologici datati che debbono la loro salvezza proprio dall'essere stati tolti dalle loro pareti nel 1898, per passare nel Kaiser-Friedrich Museum di Berlino. La perdita più grave per l'arte fu quella della Villa Soderini, poi Berti, rimasta coi suoi affreschi intatta sino alla guerra mondiale; ma il 26 novembre 1917 una granata incendiaria, cadendo sul salone affrescato da G. B. Tiepolo, raffigurante la gloria dei Soderini, lo distrusse, iniziandone la totale rovina.
Ne fu strappato in furia il lembo centrale, rappresentante l'entrata a Firenze del gonfaloniere Soderini, che non ci può consolare della perdita del restante; perché non v'è dubbio che tutto il complesso (fra cui ricordiamo il bellissimo convegno del senato, presieduto da Nicola Soderini, tanto felicemente inquadrato fra le architetture del Mengozzi Colonna) dipinto col resto, intorno al 1754, spettasse in gran parte allo stesso Tiepolo maggiore.
Certo non si rileva in esso l'opera dell'aiuto, che non era Giandomenico, ma il grazioso Francesco Zugno, a cui si doveva la decorazione di una sala superiore, con sei storie di Cleopatra, sormontate dal soffitto con l'Incoronazione di Geresio Soderini, ancora del Tiepolo, al pari di un altro soffittino con Giunone che vezzeggia il suo pavone. Oggi Nervesa è risorta a nuova vita, entro il mirabile paesaggio; ma niuno le restituirà il sorriso di questo splendore perduto.
Storia. - La sua antica, prima fama deriva dall'abbazia costruita dai Collalto all'inizio del mille. Qualcuno dei suoi abati, parecchi dei quali appartennero alla famiglia fondatrice, fu chiamato arbitro in questioni politiche, e un abate Brandolin fu tra le cause occasionali del celebre Interdetto scagliato da Paolo V contro la repubblica (1605). Ospitò monsignor Della Casa, che è fama vi scrivesse il Galateo, e accolse pure un cenacolo di letterati, fra i quali Pietro Aretino. Nel giugno 1918 fu teatro di accanitissimi combattimenti, durante la battaglia del Piave, e fu distrutta. Ricostruita dopo la guerra, prese il nome di Nervesa della Battaglia (v. guerra mondiale, XVIII, pp. 170-171 e tav. LIX).
Bibl.: C. Agnoletti, Treviso e le sue pievi, Treviso 1898; O. Battistella, Nervesa della battaglia, ivi 1924; Di Giovanni delle Case e d'altri letterati all'abbazia dei conti di Collalto in Nervesa, ecc., ivi 1904. - Per i monumenti, oltre a Federici, Memorie trevigiane, 1803, e Sack, Tiepolo, Amburgo 1910, cfr. O. Battistella, Piccola coll. montelliana iniziata nel 1900 con la pubbl. delle Laudi della villa di Nervesa di Ger. da Bologna; La battaglia del Montello, Firenze 1927; A. Marchetti, I danni alle opere d'arte delle Venezie, LXV (1929), I. - Vedi poi: Il Montello (numero unico), Treviso, 15 giugno 1933.