NERVA imperatore (M. Cocceius Nerva)
Nato a Narni nel 26 d. C., membro dell'aristocrazia senatoriale, ne percorse tutta la carriera e fu console due volte nel 71 e nel 90 d. C. Forse senza intenzione si trovò durante il regno di Domiziano a rappresentare in tutte le sue qualità di aristocratico onesto e devoto allo stato gl'ideali dell'opposizione. Perciò la congiura che nel settembre del 96 tolse la vita a Domiziano, lo portò naturalmente alla successione. Il suo compito era assai arduo. Egli doveva (forse più per istinto, che non per consapevole convincimento) trasformare il governo militare del predecessore in un principato, in cui l'aristocrazia avesse il potere direttivo e in cui fosse particolarmente tutelata la vita economica dell'Italia e delle provincie. E N. non solo era vecchio, ormai settantenne, ma era sfornito dell'appoggio dei soldati, rimasti devoti alla memoria di Domiziano. Perciò egli non potè fare a meno di compromessi, dei quali è esempio il restituire la prefettura del pretorio a un fedele di Domiziano, Casperio Eliano, e acconsentire che egli e i pretoriani punissero nel modo più brutale gli uccisori di Domiziano. Ma appunto con questi compromessi N. poté salvare la sua posizione e tramandare sicuro lo stato all'erede, che egli aveva avuto il grande acume di scegliere: Ulpio Traiano, allora comandante le legioni della Germania Superiore. Per meglio assicurare la successione, N. condivideva il suo potere con Traiano, concedendogli nel 97 potestà tribunicia e imperio proconsolare. Per il resto il suo breve regno durato solamente sedici mesi (fino al gennaio 98) è notevole per la politica economica e sociale volta a lenire il fiscalismo eccessivo e a diminuire il pauperismo dilagante per l'impero.
Le vessazioni tributarie furono attenuate, e in particolare quelle a cui andavano sottoposti gli Ebrei o i creduti tali per il pagamento delle due dramme annue dovute al fisco. Una commissione di cinque senatori dovette rivedere tutte le tasse. I cittadini d'Italia furono liberati dall'obbligo di provvedere alle spese della posta pubblica (la cosiddetta vehiculatio) e un'apposita moneta celebrò questa remissione. Altri provvedimenti facilitarono i trapassi patrimoniali per eredità nelle famiglie di coloro che acquisivano la cittadinanza romana. Si pensò anche, cosa più interessante, con una legge votata dai comizî, all'acquisto da parte dello stato di grandi proprietà per frazionarle e darle da coltivare a proletarî, il che era lottare insieme contro i due aspetti del pauperismo, il latifondo e la proletarizzazione. Ma il provvedimento, che dovette avere poche applicazioni, non ebbe effetti notevoli; è ovvio che l'aristocrazia, la quale sorreggeva N., non poteva permettere la diffusione di un tale sistema, che l'avrebbe uccisa. Infine pare che risalga a N. la prima iniziativa di quella grande organizzazione delle istituzioni alimentari - gli alimenta - poi messa in pratica da Traiano per garantire la nutrizione dei bambini poveri in Italia e quindi attenuarne lo spopolamento progressivo.
In tutta la sua politica insomma N. non faceva che abbozzare quell'indirizzo che guiderà l'opera degli Antonini. È da ricordare inoltre che N. portò a compimento il foro già iniziato da Domizíano e gli diede il suo nome: in recenti scavi ne è stata completamente rimessa in luce l'area. Particolare cura dedicò al rifornimento dell'acqua, di cui affidò la soprintendenza al noto trattatista sugli acquedotti romani, Frontino.
Bibl.: V. in genere le storie dell'impero e in particolare H. Schiller, Geschichte der römischen Kaiserzeit, I, Gotha 1883, p. 538 segg.; A. v. Domaszewski, Geschichte der römischen Kaiser, II, Lipsia 1909 p. 168 segg.; L. Homo, Le haut-Empire, Parigi 1933, p. 413 segg. Cfr. inoltre B. W. Henderson, Five Roman emperors, Cambridge 1927, p. 169 segg.; A. Stein, in Pauly-Wissowa, Real-Encyclop., IV, col. 133 segg.; R. Syme, The imperial finances under Domitian, Nerva and Trajan, in Journ. of Roman Studies, XX (1930), pagina 78 segg.