• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

FEDERIGHI, Neruccio

di Valerio Ascani - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 45 (1995)
  • Condividi

FEDERIGHI, Neruccio

Valerio Ascani

Non si conoscono gli estremi biografici di questo pittore attivo in area pisana nel terzo quarto del sec. XIV, documentato in una serie di atti notarili dal 1357 al 1376 (Tanfani Centofanti, 1898; Fanucci Lovitch, 1991). Fece parte di un gruppo di artisti pisani inviati nel 1365 dal doge Giovanni Dell'Agnello pro honore et utili pisani communis a lavorare a Milano presso il potente alleato Galeazzo Visconti, al pari di Giovanni del Gese, Jacopo di Simonetto, Giuntino di Bonagiunta, Giovanni di Giovanni e Piero di Puccino (Tanfani Centofanti, 1898, p. 101). Nulla peraltro resta, o quantomeno è stato sinora individuato, dell'opera di questi pittori nella città lombarda.

Nel 1368 il F. era di nuovo a Pisa, impegnato ad eseguire pitture di "tabernachuli" in duomo, certamente tavole per gli altari minori rimossi. nel Cinquecento, mentre nel 1370-1371 lavorò nel vicino Camposanto con Cecco di Pietro, Iacopo di Francesco e Berto d'Argomento tra i collaboratori di Francesco Neri da Volterra a integrare le Storie diGiobbe diTaddeo Gaddi. Allo stesso 1370 risale l'unica opera certa, la tavola - elemento centrale di uno smembrato trittico - con Madonna col Bambino nella pieve di S. Maria e S. Giovanni Battista a Pugnano, nel contado pisano.

La data e la firma, da tempo non più evidenti sull'opera, ridipinta malamente nell'Ottocento, furono lette dagli eruditi del Settecento: "Neruccius Federigii de Pisis me pinsit A.D. MCCCLXX" (Da Morrona, 1792). Malgrado le parti originali si limitino a poco più che ai visi e alle mani, il dipinto rivela una tipica deformazione delle proporzioni accompagnata da un ingrossamento dei volti delle figure che fa pensare ad una diretta osservazione dei pittori emiliani, soprattutto Barnaba da Modena.Nel 1371 al F. venne pagato il materiale per la pittura di stemmi sulla casa dell'Opera del duomo a Pisa. Il fatto che l'artista si definisca pisano conduce a escludere (Caleca, 1986) che il "Nuccius vocatus Chocchus condam Neruccii de Senis pictor" ricordato a Pisa nel 1389 possa essere suo figlio (Tanfani Centofanti, 1898, p. 389).

Lo stile dell'artista, ricostruito sulla base della Madonna della Pieve di Pugnano, è sembrato riconoscibile anche in due opere conservate a Pisa (Mus. naz. e civ. di S. Matteo): un'Assunta tra angeli, santo vescovo e s. Paolo e un trittichetto con Trinità tra gli evangelisti, e santi nei pannelli laterali (Vigni, 1960; Carli, 1961; Caleca, 1986), che sembrerebbero quasi copie compendiarie di composizioni di dimensioni monumentali, e, con maggior margine di dubbio, in due tavolette con S. Apollonia e S. Pietro (Vigni, 1960).

Attardato e debole seguace di pittori di respiro locale, il F., non dotato di qualità tecniche o interpretative di particolare rilievo, appare tuttavia curioso nei riguardi dei contemporanei apporti settentrionali all'ambiente artistico cittadino, di cui recepisce - con singolare disponibilità tra i pisani - soprattutto il ricco gusto decorativistico e l'insistita semplificazione formale, mentre ricava dall'osservazione delle opere dei pittori fiorentini presenti in Camposanto la predilezione per iconografie in articolata composizione, pur senza riuscire con tali mezzi a creare un autonomo linguaggio pittorico o a produrre comunque opere che possano concedere più di una complessa e non sempre gradevole leggibilità.

Fonti e Bibl.: A. Da Morrona, Pisa illustrata nelle arti del disegno, II, Pisa 1792, pp. 233 s.; L. Tanfani Centofanti, Notizie di artisti tratte dai documenti pisani, Pisa 1898, pp. 97, 101, 107, 193, 387 ss.; R. Giolli, Alcune tavole del Pisano, in Rivista d'arte, VIII (1912), pp. 25-29; M. Salini, Per la storia della pittura a Pistoia e a Pisa, ibid., s. 2, III (1931), 13, pp. 451-476; G. Vigni, Pittura del Due e Trecento nel Museo di Pisa, Palermo 1960, pp. 103 ss.; E. Carli, Pittura pisana del Trecento, Milano 1961, II, pp. 45-48; E. Virgili, Notizie edite ed ined. su pittori pisani del XIV secolo, in Rass. d. Comune di Pisa, VI (1970), 7-8, pp. 63 ss.; A. Caleca, Pittura del Duecento e del Trecento a Pisa e a Lucca, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento Milano 1986, I, pp. 254 s.; II, pp. 569 s.; M. Fanucci Lovitch, Artisti attivi a Pisa fra XIII e XVIII sec., Pisa 1991, pp. 220 s.

Vedi anche
santo Secondo l’accezione originaria, ciò che è inviolabile in quanto protetto da una sanzione: gli ambasciatori, i tribuni della plebe, le mura, le porte; quindi, in genere, tutto ciò che, consacrato da una legge morale o religiosa, è per ciò stesso inviolabile, o ciò che, per comune consenso degli uomini, ... Pistoia Città della Toscana (236,8 km2 con 89.418 ab. nel 2008), capoluogo di provincia. Si trova al limite settentrionale della pianura dell’Ombrone pistoiese, compresa fra l’Arno a S, il Monte Albano a O e le pendici dell’Appennino a N e a E. L’abitato è costituito da un nucleo più antico racchiuso entro il ... assunzione In senso religioso, elevazione al cielo di una persona con il proprio corpo, vivente o morto, in maniera temporanea o definitiva e operata da una forza divina estranea alla persona stessa. In ciò l’assunzione differisce dall’ascensione. Vanno tenuti distinti i casi in cui l’assunzione è presentata non ... iconografia arte Disciplina relativa all’archeologia e alla storia dell’arte, che studia i temi figurativi (inizialmente, soprattutto nella storia dell’arte antica, il ritratto nel suo valore storico-documentario; in generale, sia l’insieme sia i singoli elementi, grafici e compositivi, fondamentali o accessori, ...
Categorie
  • BIOGRAFIE in Arti visive
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali