DEL NERO, Nero
Nacque a Firenze, nel "popolo" di S. Maria sopr'Arno (quartiere S. Spirito) il 2 nov. 1548 da Agostino di Piero e Nannina di Tommaso Soderini.
Il fatto che la famiglia di origine, ormai una delle maggiori in Firenze, fosse stata coinvolta politicamente a favore della parte medicea ancor prima della caduta della repubblica e assurta, nella persona del padre Agostino, alle più alte cariche del principato (fu creato senatore nel 1564) non costituì evidentemente per i primi due figli di Agostino (Tommaso e il D.) un incentivo sufficiente per accendere in loro la tradizionale passione civile e politica. Se rimasero assenti dalla scena politica, essi profusero invece un particolare impegno in quella culturale e letteraria: Tommaso come fondatore dell'Accademia degli Alterati (febbraio 1569) e il giovane D. come uno dei primi adepti con lo pseudonimo de l'Orrido.
A questo proposito, una tarda testimonianza di Giovanni Battista Strozzi il Giovane, legato al D. da duratura amicizia e affinità di sentimenti, ricorda come "il sig. Nero et io, che fummo fatti accademici i primi dopo i sette fondatori cinquant'anni sono, havemmo altre imprese all'hora. Ei mutò poi la sua e prese una tigre che va a bere a un bigonciuolo [di vino], ma non si risolse mai del motto" (lettera di G. B. Strozzi a don Giovanni de' Medici, s.d. ma del 1619, in Bibl. naz. di Firenze, Magliab. cl. IX cod. 124, c. 39).
Certo è che all'interno dell'Accademia non fu uno degli spiriti più vivaci ed attivi. Eletto due volte reggente (il periodo di carica era fissato in quattro mesi), il suo operato fu messo duramente in discussione dagli Alterati che lo accusarono di irresolutezza e viltà per non aver mandato a buon fine progetti quale quello di esporre trattati sulla questione della lingua ("egli è stato un reggente ambitioso, timido e negligente ... ha voluto procacciarsi gloria non con le buone opere ma con le belle parole ... i deliberati che spettano ai reggenti rimette ad altrui..." (accusa di mons. F. Bonciani, Ibid., Magliab. cl. IX cod. 125, n. 4). Questi difetti dell'uomo, impietosamente rilevati, e forse non a torto, dal Bonciani, furono altresì i difetti dell'artista: anche la scarsità della sua produzione poetica sembra conseguire ad una sempre rimandata ricerca, ad una quale indolenza cui peraltro non furono forse estranee le tristi vicende familiari e personali.
La precoce morte del fratello Tommaso (1572), uno dei tanti lutti che funestarono la vita dei D., lo privò di una guida dal gusto letterariamente raffinato e sicuro. In questa occasione, il Sanleolini indirizzò al D. un epigramma latino in cui lo invitava a lasciare il pianto per mettere la sua arte al servizio della celebrazione dei fasti ducali ("Tristia si Thomae fratris post funera Nigri / quo numquam melior, candidiorque fuit..." cfr. Salvini, p. 207).
Sposatosi il 15 maggio 1571 con Ginevra di Leone Ricasoli, che gli portò 20.000 scudi di dote, nel corso di pochi anni perse la moglie, morta nel dare alla luce la secondogenita, il 25 febbr. 1575, ed i due figli Nannina e Andrea (quest'ultimo deceduto il 12 maggio 1577). Senza più legami familiari (nel 1576 era morto anche il padre lasciandolo erede - oltre che di notevoli sostanze - del titolo di signore di Porcigliano) decise di lasciare Firenze e di trasferirsi a Roma, dove il padre e lo zio Francesco avevano coltivato amicizie ed interessi. A Roma erano questi gli anni del fervore della predicazione e dell'operosa carità di Filippo Neri con il quale il D., già penitente del servita Marco Damiano, strinse affettuosa e devota amicizia. Durante il suo soggiorno romano non rimase estraneo (benché manchino testimonianze precise) alle discussioni e agli incontri dei circoli letterari in cui in questo stesso periodo - seppure per breve tempo - si trovò anche il Tasso.
Rientrato a Firenze nel 1590, rimase un fervente della pietà filippina e, dopo la morte di Filippo, fece costruire nella chiesa della Congregazione dell'Oratorio in Roma una cappella per accoglierne il corpo (vi fu infatti traslato il 24 maggio 1602). A questi anni risale l'episodio della miracolosa guarigione dell'unico figlio Filippo (nato in seguito al matrimonio del 7 ott. 1598 con Monaldesca Monaldeschi Cerbara), attribuita appunto all'intercessione di san Filippo Neri, alla cui protezione il D. volle, da allora, affidare anche simbolicamente tutta la sua discendenza aggiungendo all'arme della famiglia tre stelle d'oro in campo turchino. Dopo un terzo matrimonio con Dianora di Bernardo Soderini (nel 1603?), morì a Firenze il 16 ott. 1606 e fu sepolto nella chiesa di S. Lucia de' Magnoli.
Secondo le testimonianze dei contemporanei le sue opere letterarie erano costituite soprattutto di poesie toscane e latine e rimasero tutte manoscritte. In particolare vengono citati dal Negri sette madrigali intitolati Le nevi (il Rilli, Notizie letterarie, pp. 238s. ne riporta due), attualmente conservati manoscritti nella Bibl. naz. di Firenze, Magliab. cl. VI cod. 242 (cc. non numerate). Questi componimenti attingono alla tradizione melica dell'ultimo Cinquecento e per la tipica forma madrigalistica libera da ogni soggezione metrica (settenari alternati ad endecasillabi) e per l'eleganza del linguaggio, esente da eccessivi concettismi seppure incline al gioco delle antitesi (il gelo della neve e l'ardore dell'amore), e, infine, per il soggetto di carattere amoroso che talvolta riecheggia il Tasso (tema della bella mano nuda ecc.). Sembra attribuibile al D. anche un'egloga che si trova nello stesso codice di genere pastorale, con una struttura metrica di endecasillabi misti a settenari liberamente rimati, canta con malinconici accenti la morte della giovane Philli.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Pucci, cart. VIII n. 3;Ibid., Manoscritti, Consorteria della città di Firenze, Quartiere S. Spirito;Ibid., Magistrato della Grascia, Morti, f. 191, cc. 23, 175v;Firenze, Biblioteca nazionale, Poligrafo Gargani, nn. 1392-1393;Ibid., Magliab. cl. IX cod. 124, c. 39; Magliab. cl. IXcod. 124, n. 4: Accusa di mons. F. Bonciani contro N. D. detto l'Orrido;S. Sanleolini, Serenissimi Cosmi Medicis Hetruriae magniducis actiones, Firenze 1578, p. 51v;P. Bacci, Sommario della vita di s. Filippo Neri fiorentino, Roma 1629 passim;I. Rilli, Notizie letterarie ed istoriche intorno agli uomini illustri dell'Accad. Fiorentina, Firenze 1700, pp. 238 s.; S. Salvini, Fasti consolari dell'Accademia Fiorentina, Firenze 1717 pp. 207, 321; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, p. 420.