NERLI, Francesco, iunior
NERLI, Francesco, iunior. – Nacque a Roma il 12 luglio 1636, primo figlio del senatore fiorentino Pietro, marchese di Rasina, e di Costanza di Ottavio Magalotti, nipote del cardinal Lorenzo.
La famiglia, appartenente al patriziato fiorentino, aveva da poco consolidato i suoi rapporti con la corte romana, grazie a un accorto intreccio di attività politiche, religiose e bancarie. Se infatti il padre fu depositario e tesoriere segreto del papa, lo zio – Francesco senior – fu vescovo di Pistoia e di Firenza e cardinale.
Studiò a Roma, presso i domenicani e presso i gesuiti del Collegio romano, e conseguì la laurea in diritto all’Università di Pisa il 29 settembre 1655. Seguendo le strategie familiari ormai consolidate fu poi avviato alla carriera ecclesiastica. Presi gli ordini nel 1648, fu canonico della cattedrale di Firenze a partire dal 1654 e, il 20 gennaio 1655, acquistò per 10.000 scudi la carica venale di abbreviatore di parco maggiore, primo passo di una carriera curiale che si rivelò rapida e fortunata. Canonico di S. Pietro e referendario di Segnatura dal 1661, fu vicelegato di Bologna dal 1667 al 1669. Nel 1668 ottenne anche la carica (venale) di protonotario apostolico partecipante e poi, nel 1670, quella di vescovo in partibus di Adrianopoli.
Il 20 dicembre 1670 fu chiamato a succedere allo zio Francesco, arcivescovo di Firenze. La nomina, peraltro, suscitò qualche tensione perché il governo granducale si trovò spiazzato dal fatto che la scelta di Nerli, pur gradita a Firenze, fosse avvenuta prima che il granduca Cosimo III esprimesse alla S. Sede la designazione.
Durante il suo episcopato fece celebrare tre sinodi, nel 1674, nel 1678 e nel 1681, delegando a presiederli il suo vicario, Alessandro Pucci. Le costituzioni sinodali si collocavano nel solco di quelle già emanate nei numerosi sinodi celebrati nel corso del Seicento, con una puntuale normativa in materia sacramentale e di disciplina del clero volta a consolidare indirizzi ormai maturati.
Quasi contemporaneamente alla nomina episcopale, fu inviato come nunzio in Polonia (settembre 1670-febbraio 1671). La missione, priva di eventi di rilievo, si svolse in una fase particolarmente critica della vita politica polacca, iniziata con l’abdicazione di Giovanni II Vasa (1668) e proseguita durante il breve regno di Michał Wiśniowiecki (1669-73), che dovette fronteggiare una sfortunata guerra contro i turchi. Non a caso, nel 1671, Nerli fu chiamato a svolgere anche la funzione di nunzio straordinario presso l’imperatore Leopoldo I, con l’incarico di promuovere una comune azione antiottomana delle potenze europee. All’inizio del 1672 fu improvvisamente nominato alla nunziatura di Francia, allora la carica di maggiore responsabilità nella diplomazia pontificia.
Quando assunse la nunziatura, lo stato dei rapporti tra Francia e S. Sede aveva conosciuto un relativo miglioramento, dopo la conclusione della cosiddetta pace clementina (1669) – che aveva garantito una provvisoria soluzione della questione giansenista – e la recente nomina al cardinalato di Cesar d’Estrées. Permanevano però forti elementi di tensione, legati alla volontà di Luigi XIV di intervenire con forza nella vita della Chiesa francese e alle diffidenze di ampi settori della Curia sulla reale sottomissione dei prelati giansenisti. Il predecessore di Nerli, Niccolò Pietro Bargellini, non aveva saputo gestire la situazione con sufficiente energia ed era caduto in disgrazia presso il pontefice, al punto da non essere nominato, come era consuetudine, al cardinalato, fatto che suscitò, in una prima fase, una certa ostilità del governo francese nei confronti di Nerli.
Il 26 aprile 1672 si imbarcò per la Francia da Civitavecchia e raggiunse Marsiglia. L’inizio della nunziatura coincise con l’avvio della guerra contro i Paesi Bassi, diretta personalmente da Luigi XIV. I primi contatti del nunzio si svolsero dunque con la regina Maria Teresa, in un’atmosfera di cordialità, rafforzata dal parto della regina e dai successi militari francesi, che a Roma venivano letti nel segno di una vittoria contro l’eresia. Al ritorno di Luigi XIV a Parigi, nell’agosto 1672, l’attività diplomatica del nunzio divenne più consistente, indirizzandosi soprattutto alla delicata questione delle nomine vescovili, senza peraltro provocare rilevanti frizioni. Pur conscio della delicatezza dei rapporti tra la S. Sede e la Chiesa gallicana, Nerli sottovalutò però l’editto del febbraio 1673 con il quale Luigi XIV estese a tutta la Francia la régale, ovvero il diritto del sovrano a ricevere il giuramento dei vescovi prima di entrare in possesso dei beni connessi all’ufficio. La questione, momentaneamente, passò sotto silenzio, ma, in seguito, portò a una drammatica crisi nei rapporti tra Francia e S. Sede. All’inizio del 1673 Luigi XIV tornò presso l’esercito e Nerli lo seguì, a distanza, arrestandosi, insieme alla maggior parte dei rappresentanti diplomatici, alla frontiera. Ma la missione diplomatica era ormai prossima alla conclusione: il 12 giugno 1673 fu infatti nominato cardinale e, in agosto, giunse a Roma.
A testimonianza del mecenatismo dispiegato da Nerli in questa fase sta la lussuosa edizione del Breviarium Romanum cum Psalterio proprio et officiis sanctorum ad usum cleri Basilicae Vaticanae (Parigi 1674), che promosse e finanziò durante il suo soggiorno parigino.
Forte della sua consolidata esperienza politico-diplomatica e dei buoni rapporti della sua famiglia con quella del pontefice regnante, assunse il ruolo di segretario di Stato di Clemente X, affiancando il cardinale nipote Paluzzo Altieri che peraltro rimase il reale gestore dell’azione politico-diplomatica della S. Sede. Mantenne questa funzione fino all’elezione di Innocenzo XI (1676), ma anche negli anni successivi fu talora consultato per questioni di politica estera, in particolare per quelle relative ai rapporti franco-pontifici. Per esempio, fu chiamato a partecipare alla congregazione cardinalizia speciale costituita da Innocenzo XII per promuovere un accomodamento con la Francia sulla questione della regalìa e delle nomine dei vescovi. Fu inoltre membro di numerose congregazioni cardinalizie tra cui quelle del S. Uffizio, del Concilio e di Propaganda Fide.
L’11 gennaio 1682 rinunciò all’arcivescovato di Firenze. Tre anni dopo ottenne il vescovato di Assisi, da cui si dimise nel 1689, senza avervi svolto alcuna attività significativa.
Più che su un piano politico o religioso, si affermò sul piano del mecenatismo artistico e culturale, soprattutto dopo l’acquisto, il 27 aprile 1679, del palazzo del cardinale Camillo Massimo alle Quattro fontane, dove raccolse una ricca collezione antiquaria e una biblioteca. Tra i numerosi letterati che protesse vanno ricordati Francesco Posterla, Giovambattista Ancona Amadori e il genealogista toscano Eugenio Gamurrini. Lo stesso cardinale si dedicò, oltre che alla poesia, alla stesura di compendi degli Annales ecclesiastici di Cesare Baronio, forse in vista di un’opera di cronologia storica e sacra.
Nel complesso, però, non riuscì ad assumere un ruolo di spicco all’interno del collegio cardinalizio. Oltre alla mancanza di solidi legami con le corone gli nocque il suo temperamento. Ancora nel 1703, il diarista romano Francesco Valesio lo descriveva come «signore di ottimi costumi e di gran letteratura, ma ipocondriaco e di genio fantastico» (II, 1977, p. 535), una valutazione condivisa anche dal governo francese, che pure avrebbe visto con favore l’esaltazione di Nerli al papato.
Le aspirazioni di Nerli furono però danneggiate anche dalla crisi che colpì la sua famiglia. Già alla fine degli anni Ottanta del Seicento era infatti prevedibile l’estinzione della sua casata poiché i due fratelli del cardinale, Giuseppe e Filippo, erano privi di discendenza maschile. Nel 1691, poi, si giunse al fallimento del banco di Filippo Nerli, che provocò una lunga lite familiare e la definitiva rottura dei rapporti tra il cardinale e i fratelli, già compromessi da contrasti relativi all’eredità paterna.
Politicamente fu ritenuto piuttosto filofrancese ma, come osservò l’ambasciatore Orazio d’Elci nel 1699, «né la Francia né la Spagna puol far capitale del suo umore ostinato e contradditorio» (cit. in Seidler, 1996, p. 382). Nondimeno, nel conclave del 1700, fu annoverato tra i papabili, essendo ritenuto vicino alla Francia, ma allo stesso tempo dotato di sufficiente indipendenza dalle corone.
Durante il pontificato di Clemente XI, fu in buoni rapporti con gli Albani, la famiglia del pontefice regnante, e si segnalò per la sua magnificenza. Superata una grave malattia nell’aprile 1704, in ottobre ottenne la carica di arciprete della basilica di S. Pietro e prefetto della congregazione della Fabbrica di S. Pietro. Nello stesso 1704 partecipò alla discussione sulla questione dei riti cinesi in seno al S. Uffizio, prendendo posizione a favore delle pratiche missionarie rispettose della cultura tradizionale adottate dai gesuiti in Cina.
Ammalatosi improvvisamente nel marzo 1708, morì l’8 aprile, lasciando come erede l’ospedale dei pazzi e, in parte, il ramo fiorentino della sua famiglia.
Fonti e Bibl.: I testi delle costituzioni sinodali emanate da Nerli sono in Ildefonso di San Luigi, Etruria sacra triplici monumentorum..., Firenze 1782, pp. 448-528. Altri documenti in: Recueil des instructions données aux ambassadeurs et ministres de France..., a cura di G. Hanotaux, Rome, I, Paris 1888, pp. 262, 264, 266-269, 275; Rome, II, ibid. 1911, pp. 86, 180-191, 198, 247, 252, 260, 271, 275, 331; F. Buonvisi, Nunziatura a Varsavia, a cura di F. Diaz - N. Carranza, Roma 1965, ad ind.; F. Valesio, Diario di Roma, a cura di G. Scano, Milano 1977, ad ind.; Correspondance du nonce en France Fabrizio Spada: 1674-1675, a cura di S. de Dainville-Barbiche, Rome 1982, ad ind.; S.M. Seidler, Il teatro del mondo. Diplomatische und journalistische Relationen vom römischen Hof aus dem 17. Jahrhundert, Frankfurt am Mein 1996, pp. 380-382. Si vedano poi: G. Leti, Il livello politico o sia la giusta bilancia nella quale si pesano tutte le massime di Roma, III, Cartellana 1678, pp. 440-444; E. Gamurrini, Istoria genealogica delle famiglie nobili toscane, et umbre…V, Firenze 1685, pp. 41-47; F. Posterla, Le glorie derivate dalla virtù in persona dell’eminentiss. ... cardinale F. N. ..., Roma 1705; L.G. Cerracchini, Cronologia sacra de’ vescovi e arcivescovi di Firenze, Firenze 1716, pp. 226-233; G. Negri, Istoria degli scrittori fiorentini, Ferrara 1722, pp. 205 s.; G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine, VI, Della chiesa metropolitana di S. Maria del Fiore, Firenze 1757, p. 321 s.; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d’altri edifici di Roma, VI, Roma 1875, p. 168; C. Gérin, Louis XIV et le Saint Siège, II, Paris 1894, pp. 452-456; M. Dubruel, La provision des évêchés français après la réconciliation des cours de France et de Rome sous Innocent XII, in Revue d’histoire de l’Église de France, II (1911), 7, pp. 48 s.; Id., La cour de Rome et l’extension de la Régale, ibid., IX (1923), 43, pp. 161-184; L. von Pastor, Storia dei papi dalla fine del Medioevo, XIV, 1, Roma 1932, pp. 637, 661 s., 675; S. de Dainville, Maison, dépenses et ressources d’un Nonce en France sous Louis XIV, d’après les papiers du Cardinal Fabrizio Spada, in Mélanges d’archéologie et d’histoire, LXXXII (1970), pp. 921-924, 929, 937, 943 s., 954 s.; P. Blet, Les assemblées du clergé et Louis 14. de 1670 à 1693, Rome 1972, pp. 71-74, 141-143, 540, 546, 562, 565; R. Ago, Carriere e clientele nella Roma barocca, Roma-Bari 1990, pp. 78, 84 s., 100, 102, 113; M.P. Paoli, «Nuovi vescovi per l’antica città»: per una storia della chiesa fiorentina tra Cinque e Seicento, in Istituzioni e società in Toscana nell’età moderna, II, Firenze 1994, pp. 770 s., 777; C. Weber, Legati e governatori dello Stato pontificio (1550-1809), Roma 1994, pp. 156, 800 s.; A. Menniti Ippolito, Il tramonto della Curia nepotista: papi, nipoti e burocrazia curiale tra XVI e XVII secolo, Roma 1999, pp. 41, 52; Genealogien zur Papstgeschichte, a cura di C. Weber, Stuttgart 1999, p. 666; P. Blet, Les nonces du pape à la cour de Louis XIV, Paris 2002, ad ind.; C. Weber, Die päpstlichen Referendare 1566-1809, I-III, Stuttgart 2003, p. 763 s.; F. Trasselli, “Scritture e monumenti”. Testimonianze per la biografia e materiali per la storia della biblioteca romana del cardinale F. N., in Rivista cistercense, XXIV (2007), pp. 5-109.