FIORAVANTI, Neri (Neri di Fieravante)
Non si conoscono gli estremi biografici di questo scalpellino e architetto attivo a Firenze intorno alla metà del sec. XIV che fu priore cinque volte, nel 1344, 1353, 1358, 1362 e 1366. Dal 1340 fino al dicembre 1345 dovette lavorare con un ruolo di responsabilità all'ampliamento e alla ristrutturazione del palazzo del Podestà, il Bargello, il più importante progetto fiorentino di quegli anni nel campo dell'architettura civile.
In particolare il F. si occupò della costruzione della sala grande del Consiglio, in cui realizzò un imponente soffitto a volte; sono inoltre sue una scala scoperta del cortile, una trifora verso piazza S. Firenze ed altri cambiamenti che fecero perdere al palazzo l'aspetto di fortilizio.
Dal 21 maggio 1342 il F. fu incaricato della costruzione della strada da via Guicciardini a porta S. Giorgio e delle demolizioni relative; egli doveva ricevere 350 fiorini e recuperare autonomamente il materiale da costruzione per il suo lavoro. Mentre secondo Giovanni Villani la strada era già percorribile nel 1343, il 1° dic. 1365 il F. non aveva ancora completato il suo lavoro e ricevuto il suo compenso. Egli fu di nuovo coinvolto nella realizzazione di progetti cittadini nel giugno 1350, quando consigliò agli ufficiali delle Castella di occuparsi dei progetti in Val d'Ambra, vicino Arezzo. Il 19 maggio 1350 l'ufficio delle Castella preparò istruzioni scritte per il piano ortogonale, simmetrico e centralizzato della nuova città di Giglio Fiorentino, di cui il F. è con tutta probabilità l'autore. Dovette mantenere un regolare rapporto di consulenza con gli ufficiali delle Castella, dal momento che nel 1353 parlò in loro rappresentanza agli incontri cittadini e che l'ufficio non nominò un capomastro fino agli anni Ottanta.
Il 9 febbr. 1350 il F. ricevette insieme con Benci di Cione, che lavorava con lui al Bargello, un pagamento mensile come capomastro della chiesa di S. Anna dei Lombardi, ora chiesa di S. Carlo Borromeo, di fronte a Orsanmichele a Firenze.
Il progetto era già in corso di realizzazione dal 20 luglio 1349 e il 12 ag. 1350 il Consiglio cittadino stanziò un'altra somma per il completamento; tuttavia l'opera fu interrotta quando i due capimastri si schierarono nelle fila contrarie agli Ubaldini e ai Visconti nel 1351 e fu ripresa soltanto nel 1380 sotto la direzione di Simone di Francesco Talenti, che completò la maggior parte della costruzione. Solo le fondamenta appartengono probabilmente al progetto iniziale, mentre i pesanti pilastri d'angolo sembrano indicare che fosse prevista una copertura a volta al posto dell'attuale soffitto a capriate.
Nel 1350 il F. fu responsabile della costruzione della cappella Falconieri, posta alla destra del transetto nella chiesa della Ss. Annunziata. Il 29 maggio 1363 il F. è di nuovo documentato al servizio dei Falconieri, i maggiori committenti della Ss. Annunziata nel XIV secolo, con il compito di tutelare i loro interessi nella valutazione della terra da comprare per la costruzione della cattedrale. Il 5 genn. 1351 il F. risulta per la prima volta attivo nella fabbrica del duomo.
Insieme con altri tre mastri, tra cui Alberto di Amoldo, ricevette il primo dei numerosi incarichi relativi al rivestimento in marmo e alla pietraforte per il campanile. Gli scalpellini erano infatti responsabili dell'acquisto della pietra, per gran parte proveniente da cave situate filori dal territorio di Firenze, della lavorazione secondo le indicazioni del capomastro Francesco Talenti, della spedizione al cantiere e della messa in opera. Il F. e gli altri continuarono a procacciare pietre tagliate fino al 6 febbr. 1357 (Guasti, 1887; Trachtenberg, 1971). Nel gruppo il F. mantenne una posizione di preminenza; era responsabile della sicurezza degli altri e a lui si riferivano i committenti. La critica ha collegato il suo nome ai rilievi delle Virtù e alle statue del lato Sud del campanile, ma non ci sono documenti al riguardo (Venturi, 1906, pp. 680, 683). Dal 1355 fu richiesto dall'Opera del duomo il parere del F. riguardo sia al progetto sia alla costruzione. Egli consigliò Francesco Talenti per la navata della cattedrale (16 luglio 1355), per il suo disegno per il traforo delle trifore del campanile (13 ag. 1356), per i modelli in stucco dei pilastri della navata (15 giugno, 17 luglio, 3 ag. 1357), per la misura delle volte della navata e della chiesa (19 giugno 1357) e per il rivestimento esterno dei fianchi della chiesa (una lista di 29 argomentazioni fu presentata il 4 genn. 1358).
Nello stesso periodo gli fu chiesto di esaminare i problemi relativi all'argano dei campanile e al rinforzo di ferro della torre campanaria (11 maggio 1357), alle fondazioni dei pilastri della navata della chiesa (19 giugno 1357) e al costo delle fondamenta (3 luglio 1357). Il 18 luglio 1365 diede suggerimenti a proposito dell'ampiezza della chiave di volta e il 22 luglio 1366 circa le crepe che erano apparse nelle volte della navata.
Insieme con Iacopo Talenti di S. Maria Novella, Iacopo di Iapino di S. Marco, Giovanni di Lapo Ghini e Benci di Cione, il F. fu uno dei più assidui consiglieri dell'Opera. Solo in una occasione, comunque, egli ebbe un incarico a lungo termine. Il 18 ag. 1366, insieme con altri quattro tra cui Benci di Cione e l'Orcagna (il F. gli aveva fatto da mallevadore quando quest'ultimo si era iscritto alla corporazione dei maestri di pietre e legname nel 1352: Venturi, 1906, p. 638), fu consulente designato del capomastro, con il salario di 15 fiorini annui e l'obbligo di essere nel cantiere almeno una volta a settimana.
Il F. ricevette questo incarico in quanto membro di una commissione a cui l'Opera aveva richiesto un parere sul disegno della cattedrale al momento di costruire la tribuna. La commissione fornì un progetto che in definitiva sostituì il disegno dei capimastri stessi; fu presentato in pianta, probabilmente accompagnato da una descrizione verbale, il 13 ag. 1366.
Il 31 maggio 1367 il lavoro alla cattedrale giunse nuovamente ad una fase critica e la commissione procedette a una seconda revisione. Sebbene la maggior parte del pubblico, compresi illustri cittadini che facevano parte del consiglio dell'Opera, fosse entusiasta delle ambiziose dimensioni, critiche strutturali furono nuovamente mosse al progetto. La decisione finale della commissione dopo la riunione del 9 ag. 1367 determinò l'ampliamento dei pilastri e stabilì che la misura della crociera ottagonale fosse non superiore a 72 braccia. Il risultato è che l'ampiezza della cupola con il suo tamburo è esattamente due volte l'estensione della tribuna. A dispetto di queste concordanze numeriche la tribuna si presenta tuttavia sproporzionata rispetto alla navata.
Nel giugno 1364 il F. risulta misuratore della chiesa della Ss. Annunziata; fu impegnato fino al 1369 nella costruzione del convento, dove è documentato per il rifornimento di legname da costruzione e per la perizia dell'edificio (Sabatini, 1940, p. 243). Dopo questa data non si hanno altre notizie su di lui.
Quale sia stato il ruolo del F. nella commissione della cattedrale del 1366 è un tema che va ancora studiato. Egli fu uno dei pochi a conservare l'incarico del gruppo nel corso degli anni e di frequente fu lui a parlare in rappresentanza degli altri. Inoltre, spesso, il disegno della commissione è definito "facto per Nerium Fioravantis et alios magistros et pictores". Comunque, sebbene il F. possa essere stato il leader della commissione, non c'è motivo di pensare che sia stato lui l'ideatore delle soluzioni adottate. Il tamburo che sembra l'idea più significativa del progetto della commissione, per esempio, era già apparso nel tabernacolo che l'Orcagna aveva costruito a Orsanmichele tra il 1352 e il 1359. Quello che sembra essere caratteristico dello stile architettonico del F. sono le misure del progetto e la semplicità del disegno. I pilastri che dovevano sorreggere la tribuna ingrandita, sebbene suggeriti in parte dai consiglieri del 9 agosto, hanno un volume che supera di molto qualsiasi struttura costruita in Italia dopo il periodo classico. Soluzioni simili sono comuni a tutti i progetti che sono stati avvicinati al Fioravanti. La cappella Falconieri alla Ss. Annunziata si distingue per la sua pesante struttura muraria. La sua sala del Bargello non presenta un nuovo tipo di volta, ma l'effetto delle semplici, ampie forme spaziali è particolarmente forte; la sala trova un precedente nel cantiere di S. Maria Novella: infatti il "capitolo del Nocentino" del 1303-1308, il refettorio e il cappellone degli Spagnoli del 1350-1360, con i loro pilastri poligonali e la volta, sono gli esempi più vicini alla sala del Fioravanti. Anche la pianta di Giglio Fiorentino deriva dal disegno del 1337 del piano di Terranuova nell'alta valle dell'Amo, ma ne presenta uno schema riduttivo, che abbandona le delicate proporzioni geometriche del suo modello in favore della semplice proporzione 2:1 - le stesse proporzioni della tribuna del duomo - e prevede la predominanza di un singolo elemento centrale. Nella città quell'elemento è una piazza senza le strutture intorno nella cattedrale è la monumentale crociera e il suo sproporzionato rapporto con la navata.
I progetti attribuiti al F. includono la loggia a Orsanmichele, costruita tra il 1337 e il 1357, la sala e il refettorio successivamente restaurati nel convento della Ss. Annunziata tra il 1364 e il 1367 (Paatz - Paatz, 1940), e la ricostruzione di S. Trinita nel settimo decennio (Saalman, 1966). L'abilità tecnica fu importante per la carriera del F.: il Bargello, S. Anna e i progetti della commissione della cattedrale includono tutti ampie volte. Tuttavia i suoi suggerimenti all'Opera del duomo si riferiscono più alla pianta che alle volte. Allo stesso tempo, gran parte dell'attività del F. fu da imprenditore, poiché comprese la vendita di legname da costruzione e di pietra, di trasporto dei materiali e l'organizzazione del lavoro degli altri. Il F. non ricevette grandi incarichi pubblici dopo il 1350 e non fu mai direttore di un progetto, grande o piccolo, per il duomo.
Un Neri Fioravanti, evidentemente nipote del F., figlio di Francesco Fioravanti (C. Guasti, La cupola di S. Maria del Fiore, Firenze 1857, p. 88), risulta assente nel 1425 ad un incontro dei consiglieri del duomo a proposito della cupola.
Fonti e Bibl.: C. Frey, Die Loggia dei Lanzi…, Berlin 1885, ad Ind.; C. Guasti, S. Maria del Fiore, Firenze 1887, pp. 65-70, 91, 94, 168 s., 177 s. e passim; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VI, Milano 1906, pp. 478, 637, 680, 683; W. Paatz, Zur Baugeschichte des Palazzo del Podestà in Florenz, in Mitteilungen des Kunsthistorischen Institutes in Florenz, III(1931), pp. 308 ss.; E. Paatz - W. Paatz, Die Kirchen von Florenz, Frankfurt a. M. 1940, ad Ind.; A. Sabatini, La chiesa della ss., Annunziata in Firenze prima della riscostruzione michelozziana, in Rivista d'arte, XXII (1940), pp. 235, 240, 243; A. Grote, Studien zur Geschichte der Opera di S. Reparata zu Florenz im vierzehnten, Jahrrhundert, München 1959, ad Ind.; H. Saalman, The church of S. Trinita in Florence, New York 1966, pp. 39 s.; M. Trachtenberg, The campanile of Florence cathedral, New York 1971, ad Ind.; G. Kreytenberg, Der Dom zu Florenz, Berlin 1974, pp. 15, 61; H. Saalman, Filippo Brunelleschi, the cupola of S. Maria del Fiore, London 1980, ad Ind.; P. Spilner, "Ut civitas amplietur": Studies in Florentine urban development, 1282-1400, tesi di dottorato, Columbia Univ., 1987; D. Friedman, Florentine new towns, urban design, in the late Middle Ages, New York - Cambridge (Mass.) - London, ad Ind.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 594 s.; Dizionario enc. di architet. e urbanist., IV, 1969, p. 212 (s. v. Neri di Fioravante).