ROCCO, Nereo
– Nacque a Trieste, nel rione popolare di San Giacomo, il 20 maggio 1912, da Giusto (1891-1968) e da Giulia Schillan (1888-1952). La coppia ebbe anche due figlie, Silvana (1913-1989) e Nedda (1919-1969). Il cognome paterno era Rock, austriaco.
Il nonno, Ludwig, si trasferì da Vienna a Trieste per amore di Giovanna, nonna di Nereo, e avviò una bottega di cambiavalute. Giusto, uno dei cinque figli di Ludwig, iniziò una redditizia attività di forniture di carni all’ingrosso e poi aprì una macelleria in centro città. Il cognome Rock cambiò in Rocco nel 1925: una italianizzazione decisa da Giusto per non urtare le autorità fasciste. Il cognome sarebbe dovuto essere Rocchi, ma l’errore dell’anagrafe consacrò quello di Rocco.
Nereo aveva diciassette giorni quando la famiglia si trasferì in una casa signorile in via Rossetti, nel quartiere Montebello. In un campo vicino a casa, iniziò ad assistere agli allenamenti dell’Unione sportiva triestina. Fu il suo primo incontro con il calcio. A nove anni fondò una squadra, La Fulminea. A tredici anni la svolta. La Fulminea affrontò la Società ginnastica triestina guidata dall’allenatore Piero Tercovich e dal dirigente Ovidio Paron. Fu quest’ultimo a proporre al ragazzo, centromediano, di entrare nei Boys della Ginnastica. Rocco accettò. Paron riuscì a vincere le resistenze di papà Giusto, che avrebbe voluto il ragazzo in macelleria. Rocco terminò le scuole medie inferiori e ottenne l’attestato con buone votazioni. Nel 1926 disputò l’ultimo campionato con la Ginnastica. L’anno successivo Pietro Pasinati e Carlo Cerni, il primo calciatore e il secondo dirigente, massaggiatore, talent scout e factotum della Triestina, lo portarono nella squadra alabardata. Rocco giocò nelle giovanili prima di passare alle riserve della prima squadra. Nel frattempo fondò due squadre: Audace e Trieste. Nella primavera del 1927, l’esordio in prima squadra contro l’Edera. La Triestina prevalse 3-1. Rocco, schierato come mezzala, segnò una delle reti.
La stagione 1927-28 vide alla guida della Triestina il viennese Rudolf Soutschek. L’allenatore rimase impressionato dal ragazzo quindicenne, fisico massiccio, combattivo al massimo, con un potente tiro di sinistro. Rocco debuttò in serie A il 6 ottobre 1929, nella partita persa dalla Triestina 0-1 contro il Torino. Giocò titolare dal campionato 1930-31 al campionato 1936-37, disputando 231 partite e realizzando 70 reti, risultando spesso il miglior cannoniere e fra i migliori in assoluto.
Il 6 aprile 1933 arrivò per Rocco la chiamata alle armi, destinazione il 52° reggimento fanteria casale, di stanza a Trieste. Favorito dalla condizione di giocatore professionista, lavorò in fureria, formò una squadra di calcio e trovò posto nella banda del reggimento.
Il campionato 1933-34 fu memorabile per i risultati sul campo e per l’approdo in Nazionale. Vittorio Pozzo convocò Rocco per la partita disputata dall’Italia il 25 marzo 1934 contro la Grecia e vinta 4-0. Rocco andò anche in ritiro per il Campionato mondiale, ma non venne selezionato. Giocò nella Nazionale B, realizzando uno dei goal con cui, il 27 ottobre 1935, l’Italia superò la Cecoslovacchia per 3-1.
Alla fine del campionato 1934-35 Rocco sposò Ednea Fon, ventiduenne figlia di un ammiraglio. Il viaggio di nozze fu la tournée postcampionato che portò la Triestina in Austria, Cecoslovacchia, Iugoslavia. Al ritorno lo stato di salute della moglie, malata di tisi, peggiorò ed Ednea morì nella primavera del 1936.
La stagione 1936-37 fu l’ultima di Rocco con la Triestina. Il Napoli lo acquistò per 160.000 lire e Rocco esordì nella prima giornata di campionato, il 12 settembre 1937, nella sconfitta in trasferta contro il Bologna. Nella nona giornata, il 14 novembre 1937, realizzò l’unica rete della stagione, quella che permise al Napoli di pareggiare 2-2 contro il Genoa.
Tornò a Trieste nell’estate del 1938 e dopo un anno, durante una crociera, rivide Maria Berzin, 26 anni, che aveva conosciuto l’anno prima a una festa da ballo al castello di San Giusto. Maria era figlia di commercianti di alimentari e impiegata in una merceria. Si sposarono a Napoli il 19 ottobre 1939 e il 26 marzo 1940 nacque Bruno.
Nel 1940, Rocco fu richiamato alle armi in Sardegna. Il 1940 fu l’ultimo anno al Napoli. Il bilancio complessivo fu di 7 reti in 52 partite.
Il 10 novembre 1940 esordì con il Padova in serie B. Il 12 luglio 1942 terminò la sua carriera professionistica. Il bilancio fu di 47 partite con 14 reti. Nell’estate del 1942 il soldato Rocco venne trasferito a Trieste e vestì la maglia del 94° distretto militare in serie C. L’8 dicembre 1942 nacque il secondo figlio, Tito.
Il 10 giugno 1944 gli aerei alleati bombardarono Trieste, e nel maggio successivo la città subì l’occupazione iugoslava. Un comitato costituì la società Triestina S. Giusto. Nell’autunno del 1945 la Triestina riprese il nome originario. Rocco accettò l’offerta di suoi amici del Cacciatore, un quartiere periferico di Trieste, e divenne giocatore-allenatore della squadra, in un campionato di dilettanti. Il Cacciatore vinse la finale con il Cavana, la squadra del quartiere del porto. Una sera, mentre Rocco e gli altri festeggiavano in sede, qualcuno lanciò tre bombe contro le finestre. Quattro persone rimasero ferite. La squadra venne sciolta. Nel 1946-47 Rocco allenò la Libertas Trieste in serie C e si inventò, sperimentandolo di persona, il ruolo di battitore libero. La Triestina, messa al bando dal governo militare alleato, disputò il campionato di serie B a Udine e terminò ultima. In un’assemblea della Federazione Calcio a Perugia, nel 1947, si decise il ripescaggio. Il gruppo triestino andò in pellegrinaggio di ringraziamento ad Assisi e Giuseppe Girani indicò Rocco come allenatore.
La squadra disputò un campionato strepitoso classificandosi seconda, appaiata a Juventus e Milan, alle spalle del Torino. Nacque il soprannome ‘el paròn’ (il padrone), che accompagnò Rocco per tutta la vita riassumendone le caratteristiche fisiche e soprattutto caratteriali: parlata triestina, fisico massiccio, tratto ruvido ma indole generosa, severo, esigentissimo con i giocatori, molto attento però ai rapporti umani.
La Triestina fu ottava nelle stagioni 1948-49 e 1949-50. Nel 1949 Rocco entrò in Consiglio comunale per la Democrazia Cristiana. Nel giugno del 1950 terminò il rapporto con la Triestina per contrasti con la dirigenza e nonostante l’insoddisfazione della tifoseria le sue dimissioni furono annunciate il 24 giugno.
Nel 1951 Rocco venne chiamato ad allenare il Treviso in serie B. Nel 1953 tornò alla guida della Triestina. Il 21 febbraio 1954, allo stadio Grezar, la squadra, fino ad allora imbattuta in casa, venne travolta dal Milan per 6-0. Due giorni dopo una telefonata comunicò a Rocco l’esonero. Meno di un mese dopo fu chiamato alla guida del Padova, penultimo nel campionato di serie B. Evitò le retrocessione e nella stagione successiva il Padova conquistò la promozione in serie A. Guidò quindi la campagna acquisti e approdarono allo stadio Appiani Ivano Blason, Gianni Azzini, Silvano Moro, destinati a costituire, con Aurelio ‘Lello’, la grande difesa dei ‘Panzer’. Il Padova terminò il campionato 1955-56 e quello successivo in ottava posizione. La stagione successiva fu il capolavoro di Rocco. Rafforzata con lo svedese Kurt Hamrin, ala destra, la squadra si piazzò al terzo posto, alle spalle di Juventus e Fiorentina.
Nacque in quegli anni il dibattito sul cosiddetto ‘catenaccio’, l’impostazione difensiva del Padova di Rocco, che trovò illustri sostenitori, primo Gianni Brera. La squadra fu sesta nel 1958-59, quinta nel 1959-60, ancora sesta nel 1960-61. Nel 1960, Rocco allenò la Nazionale olimpica che si classificò quarta alle Olimpiadi di Roma.
Fu Giuseppe (Gipo) Viani a volere Rocco al Milan. Il presidente Andrea Rizzoli diede il suo assenso dopo avere visto la sua squadra travolta dal Padova per 4-1. Il 30 maggio 1961, penultima giornata di campionato, il Padova superò 1-0 la Juventus e Rocco salutò i tifosi. Il 6 giugno tenne una serata di commiato.
Nel Milan si affermò il talento calcistico di Gianni Rivera, alessandrino, classe 1943. Dal Brasile giunse il ‘regista’ Dino Sani. L’8 aprile 1962 fu un’apoteosi a San Siro: il Milan battè 4-2 il Torino e conquistò l’ottavo titolo. Nella stagione successiva, anche per le divergenze fra Rocco e il direttore tecnico Viani, la squadra offrì in campionato un rendimento altalenante, ma venne la consacrazione in Europa, la prima di una squadra italiana. Il 22 maggio 1963, nello stadio di Wembley, con due goal del centravanti José Altafini, il Milan piegò i portoghesi del Benfica nella Coppa dei Campioni.
Il quasi contemporaneo arrivo a Milano di Rocco e di Helenio Herrera all’Inter segnò l’inizio dell’epoca aurea delle due squadre. La diversa, opposta, eppure complementare caratterialità, risultò ideale per esaltare la tradizionale rivalità fra i due club. Rocco venne consacrato nella rivalità sportiva e nell’antinomia umana con Herrera.
Al rigido Herrera ‘il mago’, severo, autoritario, distaccato nei rapporti con i calciatori, elegante fino alla raffinatezza, cosmopolita (nato a Buenos Aires da genitori spagnoli, naturalizzato francese), poliglotta, salutista, si contrappose Rocco ‘il paròn’, legatissimo alle sue radici, disinvolto nell’esprimersi solo in triestino, epicureo, nottambulo, ruvido nel tratto ma umano, il ‘tu’ ai giocatori, aperto al dialogo al punto da formare nella squadra una commissione interna con cui consultarsi prima delle partite.
Rocco venne premiato con il Seminatore d’oro, come migliore allenatore italiano. Nel 1963 passò al Torino, dove rimase per due stagioni, l’ultima come direttore tecnico. Il miglior risultato fu il terzo posto nella stagione 1964-65.
Nel 1967 Franco Carraro, presidente di un Milan reduce da risultati deludenti, richiamò Rocco. L’allenatore portò da Torino lo stopper Roberto Rosato e rilanciò giocatori come il portiere Fabio Cudicini e l’ala destra Hamrin. Nel campionato 1967-68 si rivelò l’attaccante Pierino Prati, capocannoniere con quindici reti. Il Milan si aggiudicò lo scudetto.
Il 23 maggio i rossoneri vinsero la Coppa delle Coppe, a Rotterdam, contro l’Amburgo, superato 2-0.
Nel 1969 il Milan conquistò per la seconda volta la Coppa dei Campioni, battendo gli olandesi dell’Ajax per 4-1 alla stadio Bernabéu di Madrid, il 28 maggio. Fu anche l’anno della Coppa Intercontinentale, obiettivo fallito nel 1963 contro il Santos. Gli avversari furono gli argentini dell’Estudiantes della Plata. Il Milan vinse 3-0 l’incontro di andata l’8 ottobre a Milano e soccombette 2-1 a Buenos Aires il 22 ottobre, in un’autentica battaglia che vide i giocatori avversari responsabili di ripetute violenze.
Il Milan concluse al terzo posto il campionato 1969-70, fu secondo nel 1970-71, 1971-72 e 1972-73. Nell’incontro Lazio-Milan del 21 aprile 1973, sul 2-1 per la squadra di casa, l’arbitro Concetto Lo Bello annullò per fuorigioco la rete del pareggio milanista. Espulso dal campo, Rocco si mise polemicamente sull’attenti di fronte all’arbitro siracusano. La squalifica fino al 26 luglio venne poi ridotta di un mese e mezzo.
Il 16 maggio, a Salonicco, il Milan conquistò la Coppa delle Coppe battendo 1-0 gli inglesi del Leeds. Il 20 maggio si disputò l’ultima giornata di campionato con il Milan che, in vantaggio di un punto su Juventus e Lazio, affrontò il Verona allo stadio Bentegodi. La squadra crollò. Sconfitti per 5-3, i rossoneri vennero scavalcati dalla Juventus.
La disfatta segnò per Rocco uno spartiacque. Il tecnico lamentò di avere chiesto invano lo spostamento della partita. S’incrinarono i rapporti con il presidente Albino Buticchi. Il tecnico era a conoscenza dei contatti della società con l’allenatore del Torino, Gustavo Giagnoni. Rocco si dimise il 12 febbraio 1974, dopo un alterco con Buticchi.
Per la stagione successiva accettò l’offerta della Fiorentina, ma non entrò in sintonia con l’ambiente, che lasciò a fine maggio del 1975 con la squadra in ottava posizione. Rivera lo richiamò al Milan nell’estate del 1975 dopo avere vinto la battaglia con Buticchi per il controllo azionario della società. Fu una breve collaborazione come consigliere tecnico. Il nuovo presidente Vittorio Duina lo rivolle nella stagione 1976-77. Dopo l’esonero dell’allenatore Giuseppe Marchioro, Rocco andò in panchina. Il Milan vinse la Coppa Italia battendo l’Inter.
Nel campionato 1977-78 Rocco fu accanto al nuovo allenatore, lo svedese Nils Liedholm. Nel 1978-79 ebbe il ruolo di consigliere del presidente Felice Colombo e di super osservatore.
La sua salute declinò dopo una trasferta a Manchester. I medici diagnosticarono disturbi al fegato e una leggera broncopolmonite.
Morì il 20 febbraio 1979 all’ospedale Maggiore di Trieste.
I funerali si svolsero il 22 febbraio. Venne sepolto nella tomba di famiglia al Campo Terzo del cimitero di Sant’Anna.
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