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NEPAL

di Elio MIGLIORINI - Fabrizio CORTESI - Elio MIGLIORINI - Renato BIASUTTI - Gennaro MONDAINI - Giuseppe MOLTENI - - Enciclopedia Italiana (1934)
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NEPAL (nome ufficiale Nipàl; A. T., 93-94)

Elio MIGLIORINI
Fabrizio CORTESI
Elio MIGLIORINI
Renato BIASUTTI
Gennaro MONDAINI
Giuseppe MOLTENI

Stato indipendente dell'Asia posto ai piedi della catena himalayana, avente la forma d'un rettangolo lungo circa 850 km. e largo 220 km. a O. e 150 a E., importante quale intermediario tra la penisola indiana e i paesi del nord (e specialmente il Tibet), per quanto l'accesso ne sia generalmente proibito agli Europei, salvo agli ufficiali inglesi incaricati d'istruire militarmente le truppe. Esso si estende tra 26° 25′ e 30°10′ N. e tra 80°15′ e 88° 10′ E., e confina a N. col Tibet, a oriente col Sikkim e col distretto di Darjeeling, a S. col Bihar e le Provincie Unite, con le quali confina anche a occidente, lungo il fiume Kali. Esso è vasto 140.000 kmq.

Mentre a N. la barriera protettrice è costituita dalla parte più alta della catena himalayana, a S. vi è una larga fascia formata da un'intricata giungla, detta Tarai, abitata da popolazioni nomadi e battagliere, e poco sana per l'aul, una sorta di febbre che rende inabitabile la regione dopo il calar del sole, tra marzo e ottobre. Pare che un tempo le condizioni fossero migliori e quindi più agevoli i contatti col S. Ora il Tarai è però in parte coltivato, specie nella zona più alta. Ivi l'agricoltura è esercitata dai Taru. Questo bassopiano s'allunga per centinaia di km. in una fascia larga da 14 a 45 km, alla quale succede una fascia argillosa con delle colline che continuano il rilievo dei Siwaliks con valli piuttosto infossate; segue la zona prehimalayana fin verso i 3000 m. e poi la catena più elevata, che culmina in alcune delle cime più elevate del mondo (Dhaulagiri, Machapuchar, Gaurisankar, Gosainthan, Everest, Kinchinjunga). Tra i passi principali, che sono chiusi per 7-8 mesi ogni anno, ricordiamo a NO. il Nialola (m. 4500), che mette in comunicazione l'alta valle del Kuria-le con il lago di Manasarovar, al centro quello di P'Otan che permette l'accesso al Tibet lungo l'alta valle del Kali-Gandak. Segue verso oriente il passo di No-la (metri 5000), indi, più facile di tutti, il passo di Girong (m. 2775) in testa alla valle del Tirsuli e a settentrione della parte più popolata dello stato, mentre quello più orientale, chiamato Thung-la (m. 4526), alla testata della valle dei Kosi, è molto percorso da viandanti. Nel complesso il paese è prevalentemente montuoso, suddiviso in diversi bacini separati da chiuse, per ora poco noti agli Europei, salvo la gola di Arun, visitata dal Morris. Tracce di minerali, specie di rame, sono state trovate in più luoghi. I fiumi principali, partendo da occidente a oriente, sono il Kali, il Sardju, il Karnali, il Sardju orientale e il Rapti, affluenti del Gogra, che porta le acque al Gange, poi il Sapt Gandak e il Tribeni, che formano il Gandak; un terzo gruppo di fiumi è quello che irriga il centro dello stato, cioè la vallata nepalese (il Buria Gandak, il Rapti di sinistra, il Bagmati), infine il Kosi, che manda le acque al Gange. Il clima della parte collinosa è temperato e salubre; si possono distinguere tre stagioni principali, piovosa da giugno a ottobre, piuttosto fredda da metà ottobre a metà aprile, calda da metà aprile a metà giugno. Katmandu ha in gennaio una media di 11°, in maggio di 22°, in luglio di 30°,5, in novembre di 15°,5; le precipitazioni si aggirano sui 1435 mm.

Il basso territorio alluvionale del Tarai è il granaio del Nepal: ma la più vasta superficie consta di paludi, giungle e foreste. Nelle foreste vi sono legnami utili e preziosi, acace, mimose, Bombax, la Butea frondosa, la Shorea robusta, molti bambù, palme e numerose felci e orchidee. Sul Churahati il Pinus longifolia cresce copiosamente: il tè può crescere fino all'altezza di 600-1200 m. Le foreste della zona del centro contengono numerose specie di rododendri, Pinus longifolia, querce, ippocastani, noci, aceri, bambù, ciliegi selvatici, peri, camelie, Daphne, rose e altre piante dei climi temperati, orchidee, felci, ecc. Nella zona alpina vi sono numerose Conifere di specie diverse, ginepri, tassi, bossi, lauri, betulle, rododendri nani e altre piante della flora alpina.

Fauna caratteristica della parte montuosa è l'orso bruno (Ursus isabellinus), e lo yak, mentre in quella sottostante si trovano il leopardo, l'orso tibetano, il cane selvatico e alcune specie di antilopi.

L'agricoltura è esercitata largamente in tutto il paese, specie nelle zone collinose, dove le colture sono spesso terrazzate, ma non è sufficiente ai bisogni locali, tanto che molti abitanti devono emigrare. Molti Nepalesi sono sottufficiali nell'esercito indiano. Il prodotto principale è il riso, che si semina in aprile e già matura in settembre, poi il grano, che serve anche a fabbricare l'alcool, indi mais e altri cereali, ortaglie ed erbaggi. Vi sono pure molti alberi da frutto, tra cui agrumi. In genere si fa scarso uso di macchine e di concimi e i trasporti dei generi agricoli si fanno di preferenza a spalla d'uomo, assicurando il carico alla fronte mediante una cintura di foglie di bambù. L'allevamento dà buoni prodotti nella zona montuosa e diffusa è anche la pollicoltura. Il suolo, che è molto frazionato e spesso bene irrigato, è per la massima parte proprietà dei Gurka. La schiavitù è stata abolita solo da poco tempo.

Abili artieri, i Nepalesi lavorano vasi e altri oggetti. ll commercio, che un tempo era una delle maggiori fonti di ricchezza del paese, è ora in grande decadenza. S'importano cotonate, sale, tabacco, zucchero, oggetti fabbricati; si esportano pelli, bestiame, iuta, legno, oppio, burro, piante medicinali e tintorie. Una linea telefonica unisce la capitale a Birgandj, presso la frontiera meridionale. L'accesso al paese è stato reso più facile a partire dal 1927, per mezzo d'una linea a scartamento ridotto che parte da Raxaul sulla Bengal and North-Western Railway e giunge fino ad Anlekhganj (km. 39).

Gli abitanti del Nepal sono poco più di 5 milioni e mezzo, con una densità di 40 ab. per kmq. Alta è la percentuale dei sacerdoti e delle persone dedite al culto.

Il nucleo più importante del paese, che forma il Nepal proprio, è la valle del Bagmati, un vasto rettangolo largo 16 km. e lungo 25, alto 1400 m. s. m., occupato un tempo da un lago. Ivi sono le città principali, Katmandu, la capitale (ab. 110.000 circa), Patan (105 mila abitanti) e Bhatgaon (93 mila). Le case hanno da 2 a 4 piani e portano molto spesso graziose terrazze di legno.

Capo dello stato è il re (ādhiraja), che tuttavia lascia amministrare lo stato al primo ministro (mahaja), che viene sempre nominato nella stessa famiglia e rappresenta i grandi signori Gurka. Lo stato si suddivide in 7 distretti, dipendenti da un governatore (bara hakims). L'esercito è composto di 45 mila soldati regolari e altrettanti irregolari. Un rappresentante inglese dimora presso la capitale, protetto da una compagnia di sepoys, ma non interviene negli affari del paese.

Etnografia. - La popolazione consiste di due diversi elementi etnici sovrapposti e, per molti riguardi, intimamente fusi: i Gurka (Khas) indo-arî di razza e di linguaggio, provenienti secondo taluni autori dal Rajputana, e, comunque, penetrati nel Nepal dal sud nel sec. XVIII (presa di Katmandu, 1769), e le genti di più antico indigenato, che mostrano in prevalenza un tipo razziale più o meno mongoloide e parlanti idiomi tibetani. In queste ultime si devono d'altra parte distinguere i Newar, che formavano la popolazione dominante nel paese e quella che si era innalzata di più, sotto le duplici influenze indiana e sino-tibetana, sotto il riguardo culturale, e le più fiere e rozze tribù montanare, Gurung, Limbu, Kiranti, Murmi, e i Bhotia (Serpà) della zona più alta, che sembrano tuttora rimaste in parte estranee anche agli influssi indù e buddhisti e conservano tracce di matriarcato e usi poliandrici. I Newar e anche parte delle altre tribù sono ormai bilingui o hanno del tutto dimenticato le parlate originarie, in favore del parvatja, la lingua indù. Per la religione, tutte queste genti seguono il buddhismo o l'induismo. Ma molti templi e divinità sono comuni e il popolo tende a confondere le due sette e lascia poi largo posto alle antiche riviviscenze animistiche. Sacrifici di sangue (caproni, bufali) vengono correntemente praticati e una tradizione assicura che in taluni templi del Nepal venivano compiuti una volta anche sacrifici umani.

Le tribù indigene hanno un'economia agricolo-pastorale, con spostamenti stagionali del bestiame a diverse altezze. La casa, a pianta rettangolare con tetto a spioventi, ha due o tre piani (nel pianterreno sta il bestiame) e aggetti e verande di legno sulla facciata. Il vestito nazionale è assai pittoresco: le donne portano un'ampia gonna pieghettata e scendente davanti fino ai piedi, mentre dietro si arresta al ginocchio, una piccola giacca e il sari che avvolge il tutto: glì uomini vestono pantaloni lunghi, tunica chiusa alla vita con una fascia, berretto a strette falde.

Storia. - Le prime relazioni ufficiali fra il maharajato del Nepal e la Compagnia inglese delle Indie Orientali datano dall'epoca dell'occupazione dei Gurka. La compagnia inglese, in seguito al trattato stipulato nel 1792, mandava un suo rappresentante fisso a Katmandu in qualità di residente. Richiamato questo dopo due anni, continuavano le incursioni dei Gurka non solo nei territorî montagnosi posti a oriente e occidente del Nepal, ma in quelli stessi del bassopiano indiano sottostante; finché il governo generale dell'India, col marchese di Hastings, decideva di farla finita con quella perpetua minaccia.

La non facile guerra condotta contro il Nepal nel 1814-15 finiva col trattato di Legowlie del 2 dicembre 1815, per il quale non solo la Compagnia delle Indie entrava in possesso dei territorî montagnosi di Kumaun, Dehra Dun e Simla, mentre restaurava negli altri - ma in qualità di vassalle inglesi - le antiche casate regnanti spodestate dei Gurka; ma sottometteva pure alla sua alta sovranità lo stesso Nepal, di cui fissava una volta per sempre anche i confini occidentali e orientali (a O. il fiume Kali; a E. il Sikkim a cui il Nepal doveva rinunciare definitivamente e che passava esso pure sotto il protettorato anglo-indiano).

Ridotto alla condizione di stato indiano protetto, il Nepal doveva ricevere nella sua capitale un "residente" britannico, pure mantenendo con la più completa sovranità interna il suo geloso isolamento dall'elemento europeo e i vecchi suoi ordinamenti politici, per i quali il potere in teoria assoluto, del sovrano (maharajadhiraja) era nella pratica annullato da quello d'una potente oligarchia militare (la casta nobiliare dei Bharadèrs), al cui capo il maharaja Surendera Bikram Sha doveva anzi nel 1867 delegare anche formalmente il potere politico supremo col titolo e grado di primo ministro, da conferirsi a membri sempre della stessa famiglia. Fatto, di minaccia che era, baluardo dell'India inglese nella sua qualità di "protettorato di frontiera", il Nepal poteva nei decennî seguenti, col beneplacito dell'Inghilterra, slargare - per il tramite della propria - l'influenza politica e commerciale dell'Impero indiano oltre le stesse montagne del Himālaya. La guerra condotta da esso nel 1854-56 contro il Tibet terminava con la sottoposizione del misterioso paese al pagamento d'un annuo tributo di 10 mila rupie e con l'obbligo di ricevere nella capitale Lhasa un alto rappresentante del Nepal e in Gyangtse, Kuti, Kerrong e altri mercati tibetani degli agenti commerciali. Nel dicembre 1923 un nuovo trattato, che confermava e - per dir così - unificava tutti i trattati e accordi anglo-nepaliani precedenti, consolidava le relazioni fra l'Impero dell'India e lo stato protetto del Nepal sulla base del rispetto reciproco dell'indipendenza interna ed esterna dei due paesi.

Bibl.: B. Hodgson, Essays on the languages literature and religion on Nepal and Tibet, Londra 1874. E dello stesso anche Miscellaneous Essays on Nepal; H. B. Medlicott, Note on the geology of Nepal, in Records of Geological Survey of India, VIII; K. Boeck, Durch Indien ins verschlossene hand Nepal, Lipsia 1903; S. Lévi, Le Népal, étude historique, Parigi 1905; J. Massieu, Népal; pays himalayens, Parigi 1914; F. Landon, Nepal, Londra 1928; W. B. Northey, The Gurkhas, their manners, customs and country, Londra 1928; G. Tucci, Note e appunti di viaggio nel Nepal, in Boll. della R. Soc. geogr. it., s. 6ª, VIII (1931). Nel 1927 il governo dell'India ha iniziato il lavoro per una carta topografica del paese.

Vedi anche
Katmandu (o Kathmandu) Città capitale del Nepal (741.000 ab. nel 2003; 1.340.000 ab. nel 2007 considerando l’intera agglomerazione urbana). Sorge a 1302 m s.l.m. sul versante meridionale dell’Himalaya, alla congiunzione di vari corsi d’acqua nel fiume sacro Bagmati. Consta di tre nuclei e l’agglomerato urbano, ... Himalaya Imponente sistema montuoso, il più elevato della Terra con numerose cime oltre i 6000 m e alcune superiori agli 8000. Si sviluppa per 2400 km, con una larghezza media di 200-250 km, tra l’Indo a O e il Brahmaputra a E. Esteso per 600.000 km2, è politicamente diviso tra Pakistan, India, Cina, Nepal e ... Patan Città del Nepal centrale (162.991 ab. nel 2001), a circa 3 km da Katmandu. È conosciuta anche come Lalitpur. Centro commerciale (riso, orzo, grano, frutta). ● Fondata nel 7° sec. d.C., successivamente fu capitale di un regno, a lungo retto dai sovrani Newar della dinastia Malla; nel 15° sec. entrò a ... Newar Antica popolazione del Nepal. A seguito dei contatti con gli invasori Gurkha, ha perduto l’originaria lingua tibetana (il newarī, che ebbe una propria letteratura) e assunto una lingua aria. Rappresentata da abili e attivi agricoltori che conservano in parte la religione buddhista.
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nepalése
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