Nepal
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(XXIV, p. 588; App. III, ii, p. 237; IV, ii, p. 566; V, iii, p. 642)
Geografia umana ed economica
di Guido Barbina
Popolazione e condizioni economiche
La popolazione nepalese continua a registrare un costante incremento, dovuto quasi unicamente al saldo naturale positivo (2,3% nel 1996); secondo una stima, nel 1998 gli abitanti risultavano complessivamente pari a 22.847.000. Il fattore altimetrico e la natura del suolo condizionano la distribuzione della popolazione: i quattro quinti di essa sono stanziati, in misura pressoché uguale, nel Terai e nelle zone collinari, il rimanente nelle valli o sparso nella fascia montana. Nulla è cambiato negli ultimi decenni nella struttura urbana, e la maggiore e unica conurbazione del paese rimane quella formata dalla capitale, Katmandu, e dai suoi due centri satelliti di Patan e Bhadgaon; gli altri centri, con l'eccezione di Biratnagar, ospitano meno di 50.000 persone.
L'economia è molto povera e presenta caratteri di grave arretratezza; il PIL cresce in misura minore rispetto all'aumento della popolazione, per cui è sempre più alta la percentuale di coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà. Nel 1996 il governo ha tentato di avviare una politica economica neoliberista, privatizzando in parte l'industria (tuttavia gli investitori stranieri ancora non si sono affacciati sul mercato), e ha lanciato un programma di diversificazione produttiva. Malgrado ciò l'agricoltura e l'allevamento rimangono le principali attività, peraltro praticate con tecniche arcaiche, in appezzamenti di dimensioni familiari, e sempre soggette ai rischi legati alla periodicità variabile delle piogge monsoniche.
L'industria è bloccata dalla mancanza di energia e di efficienti collegamenti con i grandi centri di mercato indiani o cinesi. Essa contribuisce per il 21% alla formazione del PIL ed è rappresentata per lo più da attività manifatturiere di tipo artigianale, quali fabbricazione di tessuti e di tappeti (questi ultimi formano circa la metà delle entrate provenienti dalle esportazioni).
Il turismo è andato progressivamente sviluppandosi (circa 350.000 visitatori nel 1996, il triplo rispetto al 1980), richiamato sia dalle possibilità di escursionismo e di alpinismo offerte dai rilievi himalayani, sia dalle caratteristiche etniche e culturali del paese, ancora non alterate dal contatto con culture più forti e invadenti. Importante anche il turismo religioso, perché il centro di Lumbini, considerato il luogo di nascita di Buddha, è meta di frequenti pellegrinaggi.
Ogni tentativo di migliorare la situazione economica e il livello di vita del N., che è uno degli Stati più poveri e arretrati del mondo, non ha finora ottenuto risultati duraturi, e il paese per la sua sopravvivenza dipende largamente dagli aiuti degli organismi internazionali. Le speranze di sviluppo sono in gran parte legate alle sue cospicue risorse idroelettriche (si calcola che il paese possieda il 3,5% del potenziale idroelettrico dell'intero pianeta), la cui messa in valore potrà in un prossimo futuro renderlo non solo indipendente sotto il profilo energetico, ma addirittura fornitore di energia alla vicina India.
Numerosi sono i progetti e le opere in corso di realizzazione per incrementare lo sfruttamento idroelettrico dei fiumi nepalesi, che già forniscono il 96% dei 908 milioni di kWh prodotti; tra essi si ricordano lo sbarramento Arun iii, al cui finanziamento ha concorso la Banca mondiale e per il quale è prevista una produzione annua pari a circa 1 miliardo di kWh, e una serie di nuovi sbarramenti nella regione di Karnali, per complessivi 40 miliardi di kWh.
La rete stradale è insufficiente (9933 km), asfaltata solo in piccola parte (3435 km), e soggetta a continue interruzioni dovute a frane o a fatti climatici. Le arterie principali sono quelle che dalla capitale conducono in India; una sola strada asfaltata raggiunge il Tibet. Ci sono anche due brevi linee ferroviarie che collegano due centri della pianura con la rete indiana. L'aeroporto di Katmandu registra un notevole traffico specie nella stagione turistica, e alcune piccole compagnie aeree private assicurano i collegamenti fra la capitale e i campi base per le escursioni nella catena himalayana.
bibliografia
M. Hutt, Nepal in the Nineties: versions of the past, visions of the future, Delhi 1994.
I. Sacarcan, Porteurs de l'Himalaya. Le trekkin au Népal, Paris 1997.
H.G. Bohle, J. Adhikari, Rural livelihoods at risk how nepalese farmers cope with food insecurity, in Mountain research and development, 1998, 4, pp. 321-32.
K.C. Bijay, P.N. Snowden, Pricing shares on a nascent market: the Nepal stock exchange 1994-96, in World Development, 1999, 6, pp. 1083-96.
Storia
di Paola Salvatori
La transizione dalla monarchia assoluta alla monarchia costituzionale (sancita dalla nuova Costituzione del 1990) aprì un'intensa fase politica, caratterizzata dalla difficoltà dei partiti di instaurare stabili alleanze di governo e di avviare una politica di riforme che permettesse di migliorare le drammatiche condizioni economiche del paese, tra i più poveri del mondo. L'alleanza tra le forze di opposizione, infatti, risultata determinante per avviare la democratizzazione, una volta raggiunto l'obiettivo venne meno, e il nuovo assetto istituzionale non riuscì a garantire la stabilità politica.
Le elezioni del maggio 1991 segnarono la vittoria del Nepali Congress Party (NCP), il cui leader, G.P. Koirala, fu nominato primo ministro. Collocato inizialmente su posizioni di centro, il governo si spostò lentamente a destra: riabilitò la monarchia, evitò qualsiasi epurazione dell'apparato militare e amministrativo e avviò una politica economica liberista che, causando un aumento generale del costo della vita, creò un forte malcontento sociale. Il progressivo indebolimento dell'esecutivo, dovuto tra l'altro alla sua incapacità di superare i tradizionali metodi di gestione del potere basati sul nepotismo e la corruzione, culminò nella crisi dell'estate del 1994 e nella successiva sconfitta del NCP alle elezioni anticipate svoltesi in novembre. Il partito comunista (Unified Marxist-Leninist, UML) conquistò il maggior numero dei seggi e il suo leader, M.M. Adikari, fu chiamato a guidare un governo di minoranza. Pur impegnandosi a proseguire la politica di liberalizzazione economica del suo predecessore, Adikari pose tra gli obiettivi dell'esecutivo lo studio di una riforma agraria e l'avvio di un vasto programma di sviluppo regionale. Osteggiato dalle opposizioni, che avevano trovato nella critica al programma economico un terreno comune di intesa, Adikari fu costretto a dimettersi e nel 1995 gli subentrò un governo di centro-destra, monopolizzato dal NCP e guidato da S.B. Deuba.
Minata dai contrasti interni, la nuova maggioranza non riuscì in realtà a dare stabilità al paese e continuarono negli anni seguenti repentini cambiamenti di alleanze che produssero una grave impasse nel sistema politico, paralizzando di fatto ogni tentativo di riforma.
Dopo la caduta del governo Deuba (1997), si susseguirono un governo poggiante su un'inedita alleanza tra partito comunista e forze di destra (marzo-ottobre 1997), un nuovo governo di centro-destra (ottobre 1997-aprile 1998) e un governo di minoranza guidato nuovamente da Koirala con l'appoggio esterno del partito comunista. La situazione rimase estremamente precaria. Una nuova crisi di governo si verificò nel dicembre 1998, in seguito al ritiro dei comunisti, e nel gennaio 1999 Koirala sciolse il Parlamento e indisse nuove elezioni.
Svoltesi in maggio, le consultazioni sancirono la vittoria del NCP che ottenne la maggioranza assoluta dei seggi (110 su 205), contro i 68 vinti dai comunisti. La guida dell'esecutivo fu assunta da K.P. Bhattarai, sostituito nel marzo 2000 da Koirala.
Sul piano internazionale proseguì in questi anni la tradizionale politica estera di equilibrio tra Pechino e Nuova Delhi; con quest'ultima fu raggiunto nel febbraio 1996 un accordo per lo sfruttamento congiunto del bacino del fiume Mahakali. Rimasero critiche invece le relazioni con il Bhutan di fronte al reiterato rifiuto di quest'ultimo di permettere il rimpatrio dei profughi di origine nepalese rifugiatisi in N. per sfuggire alle persecuzioni.
bibliografia
T.L. Brown, The challenge to democracy in Nepal. A political history, London 1996.
P.P. Karan, H. Ishii, Nepal. A Himalayan kingdom in transition, Tokyo-New York 1996; J. Sharma, Democracy without roots, Delhi 1998.