neocrusc
(neo-crusc), s. m. e f. inv. (scherz. iron.) Nuovo tipo di purista linguistico intransigente.
• [tit.] La carica dei «neo-crusc» [testo] […] L’identikit di quei «puristi della domenica» scherzosamente ribattezzati da [Andrea] De Benedetti neocrusc («perché mi fa pensare ai neo-con e ai teodem») viene a coincidere ‒ in più d’un punto ‒ col profilo di alcuni insegnanti di lettere. E quei punti corrispondono ad altrettanti luoghi comuni del conservatorismo ultranormativo: la caccia alle ripetizioni («una delle pratiche correttorie più intensamente messe in opera dai docenti di qualsiasi tipo di scuola», [Luca] Serianni); la censura delle dislocazioni, normali già da tempo anche nella lingua scritta (eppure fagli questo bel regalo a tuo nonno è considerato errore persino in un tema che chiedeva di scrivere una lettera a un amico); l’insofferenza per gli col valore di «a loro» e per lui, lei, loro in funzione di soggetto (anche se già Manzoni, nella seconda edizione dei «Promessi sposi», «aprì le chiuse del bon ton stilistico e inondò il romanzo di lui, lei e loro usati come soggetti», De Benedetti). (Giuseppe Antonelli, Sole 24 Ore, 30 agosto 2009, p. 26, Letture).
- Composto dal confisso neo- aggiunto al s. m. e f. inv. crusc, forma accorciata di cruscante.