NEOAVANGUARDIA
. Il movimento definito complessivamente con il termine "neoavanguardia" ha le sue origini nella situazione sociale e culturale che caratterizza la seconda metà degli anni Cinquanta. È proprio in questo periodo infatti che appare uno dei testi più importanti del futuro Gruppo 63, con Laborintus di E. Sanguineti (1956), e, sempre nel 1956, inizia le pubblicazioni la rivista Il Verri, diretta da L. Anceschi, nella cui redazione confluiranno, negli anni intorno al 1960, alcuni dei più significativi esponenti della n. (N. Balestrini, A. Giuliani, U. Eco, A. Guglielmi, A. Porta, E. Sanguineti). Il motivo comune presente in queste esperienze è individuabile nella volontà di superare, attraverso l'elaborazione di un programma in positivo, l'impasse della critica negativa che assorbiva gran parte del dibattito culturale di quegli anni, volto a liquidare i codici dell'ermetismo e del neo-realismo e l'ipoteca della letteratura impegnata.
Proprio in questa direzione si definisce il rapporto della n. con il neosperimentalismo di Officina, che della prima rappresentò un immediato precedente. La polemica di Officina contro le tendenze ermetiche e neorealiste colpiva infatti nel segno quando negava, delle prime, l'ipostatizzazione del linguaggio poetico, delle seconde, l'a-problematicità imposta dal dogma prospettivistico; essa tuttavia assumeva in definitiva un ruolo equivoco quando rivendicava, nel programma operativo, la possibilità di recuperare, al livello artistico, la realtà attraverso un "nuovo impegno" dai contorni labili ma calato, in ultima analisi, in un'autonoma funzione di critica sociale. In questa direzione acquista un senso e un peso specifico l'opzione sperimentalista di Officina come rivendicazione di una generica e riformatrice libertà stilistica in opposizione al sistema della comunicazione letteraria articolata nelle due versioni correnti dell'elitismo di matrice ermetica e del populismo neo-realistico. La n., al di là delle diverse tendenze rintracciabili al suo interno, partirà invece proprio dalla constatazione dell'impossibilità di recuperare un rapporto con la realtà che si pone unicamente al livello linguistico. Infatti, interrottosi il contatto tra parola e cosa, l'istituto linguistico, nella sua funzione di "rappresentazione della realtà", appare irrimediabilmente in crisi. Da questa premessa, che pone il problema dei modi attraverso i quali agire per ristabilire quella funzione di "riconoscimento della realtà" in cui consiste la scrittura, scaturisce poi l'elaborazione di diverse proposte operative, e cioè dello sperimentalismo della n., che si pone quindi come elaborazione di livelli espressivi. L'azione del gruppo del Verri si configura in particolare come ricerca in chiave prevalentemente fenomenologica sulla natura della crisi intesa come crisi delle ideologie, e cioè della storia vista come "campo di azione dell'uomo" impegnato in un progetto. Sul Verri trova quindi ampio spazio quell'analisi del rapporto tra n. e neo-capitalismo che scaturisce dall'individuazione dello stato della comunicazione linguistica ridotta a merce nei mass-media, sfruttata commercialmente e quindi consumata. La n., infatti, si serve dei procedimenti e delle tecniche proprie dei mass-media ma in funzione di contestazione di quella mercificazione che essa stessa subisce come prodotto della società borghese.
La prima azione di gruppo della n. si ha nel 1961 con la pubblicazione dell'antologia I Novissimi che raccoglieva testi di A. Porta, N. Balestrini, E. Pagliarani, E. Sanguineti, A. Giuliani. Nell'Introduzione di A. Giuliani all'edizione del 1961 e negl'interventi degli altri "novissimi" comparivano molti degli enunciati costitutivi del corpus teorico del Gmppo 63, a partire dall'affermazione della natura linguistica dell'operazione poetica e del suo rapporto con le tecniche della cultura di massa. In particolare Giuliani attribuiva alla poesia il valore di una visione "schizomorfa" con cui essa "prende possesso di sé e della vita presente", e individuava nella "reale riduzione dell'io quale produttore di significati" e di una "corrispondente versificazione priva di edonismo", di cui indicava alcune linee in un verso scritto non più secondo l'occhio ma per l'orecchio, gli aspetti più rilevanti della nuova poesia. Quanto agli altri interventi, E. Pagliarani insisteva su un concetto che sarebbe diventato fondamentale nella poetica della n., e cioè sull'importanza di una "reinvenzione dei generi" come "necessaria conseguenza della più ampia e variata modulazione sintattica del discorso poetico conseguente all'arricchimento del lessico"; ed E. Sanguineti cominciava a impostare, alla luce dell'analisi del concetto d'informale e del rapporto mitologia/poesia, il problema arte/società considerato sotto il profilo del rapporto sovrastruttura/struttura individuabile, come preciserà in seguito, nel linguaggio identificato con l'ideologia. Nel 1963 si costituisce, attorno al gruppo dei Novissimi e del Verri, il Gruppo 63, che tiene il suo primo convegno a Palermo (3-8 ottobre) e comincia a funzionare come punto di riferimento per una serie di altre aggregazioni impegnate in esperienze riferibili, pur nella diversità delle soluzioni, a una comune matrice. Si ha in primo luogo il gruppo fiorentino, interessato all'impiego del linguaggio tecnologico, raccolto intorno all'attività di L. Pignotti, già presente nell'esperienza di Quartiere e poi di Protocolli e dell'inserto di Letteratura (Dopotutto) e che darà vita qualche anno dopo, insieme con E. Miccini, al Gruppo 70, fondato sull'obiettivo di una contestazione condotta al livello semantico attraverso l'assunzione di un linguaggio i cui referenti vengono estratti dalla civiltà tecnologica; e inoltre il gruppo della cosiddetta Scuola di Palermo (G. Testa, R. Di Marco, M. Perriera), nata sotto gli auspici del Gruppo 63 tramite A. Giuliani (v. La Scuola di Palermo, pref. di A. Giuliani, Milano 1963). Nel convegno di Palermo gran parte del dibattito fu dedicato al rapporto arte-società individuato come fattore genetico all'interno di una definizione del concetto di avanguardia. Evidentemente il problema reale, che era al centro della polemica sviluppatasi a Palermo, consisteva nella possibilità di una definizione d'impegno sganciato dalla formula dell'engagement post-bellico. In questo senso il dibattito si svolge attorno alle posizioni sostenute da A. Guglielmi, che, a partire dalla consapevolezza di una "inesistenza obiettiva" della Storia, negava la possibilità di un impegno diretto dell'arte d'avanguardia che non coincidesse con un ruolo di demistificazione e di degradazione a zero dei valori in una direzione a-ideologica, di recupero integrale della realtà nella sua accezione più neutra; e di E. Sanguineti, che sosteneva invece una forma di naturale impegno dell'avanguardia in quanto essa "esprime la verità ultima della situazione dell'intellettuale nel mondo presente". Caratteristica dell'avanguardia è, per Sanguineti, di assumere il linguaggio come elemento privilegiato e dunque, per l'asserita identità del linguaggio con l'ideologia, proprio nell'espressione della coscienza di questo rapporto consiste il terreno specifico dell'impegno dell'avanguardia. Un secondo convegno, tenuto dal Gruppo 63 a Reggio Emilia (1-3 novembre 1964), portò alla luce, in maniera più esplicita che a Palermo, il contrasto esistente all'interno del gruppo a proposito della definizione d'impegno. A parte un tentativo di conciliazione, del resto fallito, compiuto da R. Barilli, le posizioni si radicalizzarono intorno ai contrastanti programmi relativi al rapporto positivo o negativo tra avanguardia e ideologia. Il terzo convegno del Gruppo 63, tenutosi a Palermo (1-6 settembre 1965) e dedicato al romanzo sperimentale, segnò invece un momento di superamento delle polemiche esplicite sul tema dell'impegno, e l'inizio di un'analisi della situazione della letteratura, sub specie narrativa, che implicava l'elaborazione di un programma, l'individuazione delle vie concretamente praticabili. In questo senso, mentre R. Barilli proponeva la sostituzione, nel "nuovo romanzo", dell'"avventura autre" alla "quotidianità autre", A. Guglielmi individuava nel recupero della funzione "poetica" della lingua, resa possibile dal suo negarsi come funzione "comunicativa", la caratteristica della "letteratura nuova", e di "grado zero" in cui il concetto di ambiguità appare promosso a "categoria di valore". In un quarto convegno tenutosi a La Spezia (10-12 giugno 1967), oltre a un rinnovato dibattito sul problema della narrativa con particolare attenzione al metaromanzo e alla questione della leggibilità o illeggibilità dei testi, emerse il problema dell'avvento o meno di una terza avanguardia e delle sue caratteristiche. La ricerca di nuovi spazi di agibilità per la "nuova letteratura" conduceva successivamente all'individuazione della via della letteratura umoristica che appariva, per es., ad A. Guglielmi un'operazione tendente ad alterare i termini del discorso, spostandoli verso un non-senso da cui sia assente l'intenzione di costituirsi a sua volta come nuovo senso. Guglielmi denunciava inoltre l'operazione in corso di volgarizzazione e di neutralizzazione dell'avanguardia attuata, dall'esterno, come processo di appropriazione da parte dei vecchi oppositori, e, dall'interno, da parte di alcuni dei suoi stessi esponenti. Più recentemente questa direzione umoristica della letteratura si veniva precisando per Guglielmi come letteratura del risparmio linguistico, fatta di parole "povere, collegate con codici essenziali, organiche al linguaggio fisiologico". Ma con questa enunciazione ci si trova su un versante più ampio, rispetto alla sola avanguardia, dell'arco di riferibilità della proposta operativa di Guglielmi. Il linguaggio dell'avanguardia viene infatti definito "spregiudicato, sfrenato, rutilante, frastornato e frastornante", insomma linguaggio "ricco" in contrapposizione con quello "povero" postulato dalla situazione culturale e impiegato da alcuni scrittori definiti i "nuovi sperimentali" che, pur annoverando tra loro alcuni esponenti di rilievo del gruppo, appaiono intenti a "portare avanti il discorso della letteratura oltre il Gruppo 63". Un ruolo notevole ha avuto nello sviluppo della n. l'attività di ricerca e di elaborazione svolta nell'ultimo decennio da una serie di riviste e periodici legati a questo o quel settore del movimento, come Il marcatrè (1963-71), Grammatica (1964-76), Malebolge (1964-67), Quindici (1967-69), Periodo ipotetico (1970).
I testi della n., pur nell'articolazione delle correnti interne al movimento e rapportabili, secondo classificazioni il cui valore appare relativo, a tendenze rispettivamente fenomenologiche, neo-surrealiste, tecnologiche, ecc., appaiono in generale determinati da una matrice comune, consistente nel carattere "aperto" dell'opera, nella natura linguistica dell'operazione artistica, nella sperimentazione nel senso di una reinvenzione dei generi, nel problema del rapporto con la realtà secondo l'ottica di una nuova impostazione del problema del realismo, nelle caratteristiche spesso "metaletterarie" delle opere. Date queste premesse appare evidente che è difficile, oltre che arbitrario, tracciare una netta divisione per settori dell'attività creativa degli autori della n. che passano spesso dalla produzione in versi a quella in prosa, dal teatro alla critica, al cinema, ecc. Oltre a G. Manganelli, a E. Pagliarani, a E. Sanguineti, ad A. Arbasino, uno dei maggiori esponenti della n. è A. Giuliani, autore di versi (Povera Juliet, 1965; Il tautofono, 1969), di testi narrativi (Il giovane Max, 1973), di saggi critici (Immagini e maniere, 1965). Anche N. Balestrini è autore di testi in versi (Come si agisce, 1964; Ma noi facciamone un'altra, 1968) e in prosa (Tristano, 1966; Prendiamoci tutto, 1972; La violenza illustrata, 1976). Importante è la produzione in versi di A. Porta (La palpebra rovesciata, 1960; Aprire, 1964; I rapporti, 1966; Metropolis, 1971), autore anche di un romanzo (Partita, 1967), di G. Guglielmi (Essere e non avere, 1955; Panglosse, blandimentis ornamentis coeteris meretriciis, 1967), di L. Pignotti (Elegie, 1958; Come stanno le cose, 1959; Nozione di uomo, 1964; Una forma di lotta, 1967), di R. Pedio, ecc.
Altri autori significativi della n. sono M. Ferretti (Allergia, 1963; Rodrigo, 1963; Il Gazzarra, 1965), G. Lombardi (Barcelona, 1963; L'occhio di Heinrich, 1965; La linea che si può vedere, 1967; ecc.), A. Ceresa (La figlia prodiga, 1967), G. Falzoni, E. Filippini, S. Bruno, M. Perriera, A. Rosselli, A. Spatola, C. Vasio, G. Testa, C. Vivaldi, R. Di Marco, E. Miccini, ecc.
Bibl.: I Novissimi, a cura di A. Giuliani, Milano 1961; A. Guglielmi, Avanguardia e sperimentalismo, ivi 1964; Gruppo 63, a cura di N. Balestrini e A. Giuliani, ivi 1964; E. Sanguineti, Ideologia e linguaggio, ivi 1965; A. Giuliani, Immagini e maniere, ivi 1965; F. Curi, Ordine e disordine, ivi 1965; Autori vari, Avanguardia e neo-avanguardia, ivi 1966; Gruppo 63, Il romanzo sperimentale, ivi 1966; Manuale di poesia sperimentale, a cura di G. Guglielmi ed E. Pagliarani, ivi 1966; R. Barilli, L'azione e l'estasi, ivi 1967; G. Scalia, Critica, letteratura, ideologia, Padova 1968; L. Pignotti, Istruzioni per l'uso degli ultimi modelli di poesia, Roma 1968; A. Guglielmi, Vero e falso, Milano 1968; id., La letteratura del risparmio, ivi 1973; W. Siti, Il realismo dell'avanguardia, Torino 1975; W. Pedullà, Il morbo di Basedow, Cosenza 1975; G. Ferretti, "Officina". Cultura, letteratura e politica negli anni Cinquanta, Torino 1975.