GOODMAN, Nelson
Filosofo della scienza e logico statunitense, nato a Somerville (Massachusetts) il 7 agosto 1906. Dopo aver conseguito il Ph.D. alla Harvard University nel 1941, ha insegnato all'università di Pennsylvania (1946-64), alla Brandeis University (1964-67) e alla Harvard University (1968-77).
Tra i maggiori rappresentanti della filosofia statunitense scaturita dall'incontro del pragmatismo con il neoempirismo, G. ha legato il suo nome soprattutto al problema dell'inferenza induttiva, della quale ha fornito acute e originali analisi in una serie di saggi (poi confluiti nel volume Fact, fiction, and forecast, 1954, 19834; trad. it., 1985) dove ha tra l'altro posto radicalmente in discussione i tentativi neoempiristici volti alla formulazione di una logica induttiva. La prima fase della sua riflessione è stata comunque caratterizzata dall'interesse per il fenomenismo: sotto le suggestioni delle indagini gnoseologiche di C.I. Lewis, B. Russell e, soprattutto, del Logische Aufbau der Welt di R. Carnap, G. dedica la sua tesi di dottorato (A study of qualities, 1940) ai metodi costruzionalisti nella teoria della conoscenza; la successiva rielaborazione di questo primo lavoro darà origine all'importante The structure of appearance (1951, 19773; trad. it., 1985), in cui, accanto a un'originale teoria della percezione, sviluppa un metodo di costruzione dei particolari concreti a partire da qualità sensoriali nel campo visivo. A differenza di Carnap, che per la costruzione del suo sistema fenomenista si era servito dell'apparato logico dei Principia mathematica di Whitehead e Russell utilizzando il calcolo delle classi e aderendo così a un'ontologia platonista, G. utilizza per i suoi sistemi esclusivamente il calcolo degli individui, rifiutando di sottoscrivere un'ontologia di classi. Questo orientamento nominalista era stato perseguito da G. anche in altri lavori (in particolare in Steps toward a constructive nominalism, 1947, in coll. con W.V.O. Quine; trad. it., 1968), con l'obiettivo di costruire un linguaggio in grado di esprimere tutta la matematica senza ammettere tra le variabili di quantificazione simboli per classi: il suo nominalismo equivale infatti al rifiuto delle classi, ritenute ontologicamente incomprensibili e responsabili di una implausibile "distinzione di entità senza distinzione di contenuto". Benché influenzato da Carnap, G. non ha tuttavia mai aderito al fenomenismo quale dottrina gnoseologica di tipo fondazionale; egli è anzi tra i critici più radicali del riduzionismo epistemologico come di ogni tentativo d'individuazione di presunte "priorità epistemologiche".
Sostenitore di un pluralismo gnoseologico che ammette la correttezza di molteplici "versioni" del mondo, ha dedicato le sue opere più recenti (Languages of arts, 1968; trad. it., 1976; Ways of worldmaking, 1978; trad. it., 1988; Of mind and other matters, 1984) allo studio di una "teoria generale dei sistemi simbolici", tra i quali G. annovera sia le descrizioni scientifiche sia le varie forme di espressione artistica, articolando la tesi della dipendenza della realtà dal discorso e dalla concettualizzazione.
Bibl.: I. Scheffler, The anatomy of inquiry, New York 1963 (trad. it., Milano 1972); A. Hausman, F. Wilson, Carnap and Goodman: two formalists, Iowa City 1967; Logic and art. Essays in honor of Nelson Goodman, Indianapolis 1972; H. Putnam, Reflections on Goodman's "Ways of Worldmaking", in The Journal of Philosophy, 76 (1980), pp. 193-99; J. Passmore, Recent philosophers, Londra 1985.