NEEMIA (ebraico Nĕḥemyāh; i Settanta Νεεμία [ς]; Volgata Nehemias)
Giudeo, restauratore di Gerusalemme e riorganizzatore della comunità nella seconda metà del sec. V a. C. Figlio di Giudei deportati in Babilonia in occasione dell'esilio del 586 (v. ebrei), era certamente nato in Babilonia, ove tuttavia con la sua abilità era riuscito a raggiungere un alto grado, essendo coppiere di Artaserse I nella corte persiana di Susa. Probabilmente era eunuco; certamente laico. Quanto egli fece lo mostra animato da vivo zelo per le istituzioni nazionali e religiose del giudaismo. Saputo che le condizioni materiali e morali dei Giudei già rimpatriati a Gerusalemme ai tempi di Ciro erano pessime, egli, ottenuto il permesso dal re, venne a Gerusalemme munito di ampî poteri governativi (445 a. C.). Ivi giunto, comprese che la necessità più urgente, per proteggere la comunità giudaica dalle possenti e ostili tribù circonvicine, era quella di ricostruire le mura della città. Rianimato il popolo ormai sfiduciato, e messolo subito al lavoro sotto la sua personale direzione, le mura furono compiute in 52 giorni. Assicurata questa protezione all'esterno, N. provvide con sistemi altrettanto energici al ripopolamento della città, alla compattezza nazionale degli abitanti, e al rinvio di mogli straniere che erano entrate a far parte della comunità di Gerusalemme; in un'adunanza tenuta in queste occasioni fu letto pubblicamente un esemplare della Torāh o Legge (v. pentateuco).
Nel 433 N. tornò alla corte di Susa; ma più tardi venne ancora una volta a Gerusalemme (un po' prima del 424), per eliminare varî abusi, che nel frattempo si erano infiltrati nella comunità da lui sorvegliata anche da lontano. Nulla si sa della sua fine.
Il Libro di Neemia. - Questo libro contiene la narrazione dei fatti suesposti, e si divide agevolmente in tre parti. Nella prima (Neemia, I-VII) narra la partenza di N. da Susa, il suo arrivo a Gerusalemme, la costruzione delle mura e gli ostacoli opposti dai nemici dei Giudei, i provvedimenti sociali presi per il bene della comunità, e termina con un elenco degli antichi reduci dall'esilio di Babilonia. La seconda parte (VIII-XII) narra le assemblee tenute dal popolo per la riforma etnico-religiosa sulla base della Torāh. La terza parte (XIII) riferisce sulla seconda venuta di N. a Gerusalemme e sugli abusi da lui eliminati in quell'occasione.
Per le relazioni di questo libro con quello di Esdra, e per le relazioni cronologiche fra i due personaggi, v. esdra.
Bibl.: V. esdra; inoltre, G. Ricciotti, Storia d'Israele, II, Dall'esilio al 135 d. C.,Torino 1934.