NAZIREATO (ebraico nazīr, nazīrūth)
Istituzione religiosa presso gli Ebrei. N'erano doveri negativi:1. astenersi da ogni bevanda alcoolica; 2. non tagliarsi i capelli; 3. fuggire ogni impurità rituale, principalmente il contatto d'un cadavere. Non ne sono specificati i doveri positivi, ma era sempre considerata come una speciale consacrazione a Dio.
Era di due sorta. Raramente era a vita; Sansone, destinato dai genitori a quello stato, (Giudici, XIII, 2-7; XVI, 17) ne è l'esempio insieme più antico e più certo; Samuele, di cui si narra simile destinazione (I Samuele, I, 11) non è detto espressamente nazireo. Più comunemente il nazireato si prendeva per un tempo determinato (almeno un mese) di libera elezione; così i nazirei ricordati in I Maccabei, III, 9. Sebbene del resto raramente menzionati (Amos, II, 11 seg.; Lamentazioni, IV, 7) i nazirei dovevano essere frequenti; ancora nella prima generazione cristiana (Atti, XVIII, 18; XXI, 23-26) e ha gli ultimi giudei che videro in piedi il tempio (Flavio Giuseppe, Antichità, XIX, v1,1; Gumra giudaica, II. xv,1) ne troviamo le pratiche. Il nazireato temporaneo è regolato dalla legge di Numen, VI. Era assunto con un voto (ebraico neder, dalla radice ndr. donde anche nazir), senz'altra formalità; l'astinenza promessa doveva essere continuata senza interruzione per tutto il tempo stabilito; altrimenti bisognava ricominciare da capo. Terminato quel tempo, il nazireo si presentava al tempio, offriva vittime in sacrifizio e si radeva i capelli, ch'erano buttati nel fuoco del sacrifizio; solo allora era libero da ogni impegno. La casistica e le cerimonie di più bassa età sono raccolte in un trattato speciale della Mishnā, Nazīr, il 4° del 3° ordine, dopo quello dei voti (Nedārīm). Il motivo che spingeva alla professione di nazireo poteva essere la pura devozione di consacrarsi a Dio: ma per lo più vi s'aggiungevano ragioni di circostanza, per ottenere una grazia. In ogni caso il nazireo era considerato come persona sacra (Numai, VI, 8); era messo quasi a paro col profeta, e fra i più gravi delitti era considerato il forzarlo a rompere il suo voto (Amos, II, 11).
Col monachismo cristiano il nazireato ha solo una pallida analogia, e con le parole "Nazaret" e "nazareno" (scritti con la lettera ṣade) una mera assonanza (v. anche nazarei).