Scrittore turco (Salonicco 1902 - Mosca 1963). Il padre era un diplomatico, la madre discendeva da un esule polacco. Attratto dal comunismo, visse in URSS fra il 1921 e il 1928. Tornato in patria, fu imprigionato per la sua attività politica (1938-50); soggiornò quindi ancora in URSS e girò anche il mondo quale rappresentante della cultura comunista internazionale. Introdusse nella poesia turca il verso libero e forme ispirate al futurismo di Majakovskij. Tra le più note delle sue numerosissime opere pubblicate in Turchia ricordiamo le raccolte poetiche: 835 Satir ("835 Righe", 1929), 1+1=1 (1930), Sesini kaybeden şehir ("La città che ha perduto la voce", 1931), Gece gelen telgraf ("Telegramma notturno", 1932), Kurtuluş savaşı destanı ("L'epopea della guerra di liberazione", 1965), Şu 1941 yılında (1965, già apparsa in Italia in ed. bilingue Şu 1941 yılında - In quest'anno 1941, 1961); e postume: Dört Hapishaneden ("Da quattro carceri", 1966), Rübayler ("Quartine", 1966), Memleketinden insan manzaraları ("Paesaggi umani dal mio paese", 5 voll., 1966-67). Da sottolineare inoltre l'opera teatrale Demokles´in kılıcı ("La spada di Damocle", 1959). Varie raccolte antologiche sono state pubblicate in Italia.