NAVIGLIO da diporto (XXIV, p. 450; App. I, p. 892; III, 11, p. 224)
Il n. da diporto costituisce ormai una componente della vita italiana, soprattutto nel periodo delle vacanze. La flotta ha raggiunto le 400.000 unità (ottobre 1978) e si articola legalmente in tre categorie: natanti da diporto (fino ai 6 m di lunghezza o alle 3 t di stazza lorda), imbarcazioni da diporto (fino alle 50 t di stazza lorda) e navi da diporto (oltre le 50 t di stazza lorda). La più numerosa è quella popolare dei natanti da diporto, che non necessitano d'immatricolazione e possono essere condotti senza patente, purché il motore di cui sono dotati non superi i 20 cavalli di potenza.
Tra le imbarcazioni a vela possono oggi essere comprese le tavole a vela, costituite essenzialmente da una tavola galleggiante con deriva e attrezzatura (albero, manovre e vela) e le tavole da surf o wind surf, nelle quali l'albero è sostituito dall'unico membro dell'equipaggio che, stando in piedi, regge e orienta la vela. Accanto ai catamarani sono oggi anche usati i trimarani formati da tre scafi paralleli (quello centrale differente dai due laterali). Sia le derive che le chiglie fisse possono essere dei monotipi, ossai natanti identici tra di loro, oppure a formula, cioè realizzati secondo i dettami di una formula matematica.
L'autorità sportiva internazionale che presiede alle competizioni agonistiche è rimasta l'IYRU (International Yachting Racing Union), mentre quella italiana è la FIV (Federazione Italiana Vela).
Fra le classi riconosciute, godono di particolare prestigio e diffusione quelle olimpiche; tali classi variano in rapporto con l'evoluzione tecnica nella progettazione e costruzione degli yachts. Per le Olimpiadi del 1980 le classi prescelte sono le seguenti, tutte monotipo: Soling, chiglia fissa, progettata da J. Linge (lunghezza f. t. 8,15 m; larghezza max. 1,90 m; superficie velica 32 m2; Star, chiglia fissa, progettata da W. Gardner (lunghezza f.t. 6,92 m; larghezza max. 1,73 m; superficie velica 26 m2); Tornado, catamarano, progettata da R. March (lunghezza f. t. 6,09 m; larghezza max. 3,04 m; superficie velica 21 m2); Flying Dutchman, deriva biposto, progettata da Van Essen (lunghezza f.t. 6,05 m; larghezza max. 1,70 m; superficie velica 16 m2); 470, deriva biposto, progettata da A. Cornu (lunghezza f. t. 4,70 m; larghezza max. 1,68 m; superficie velica 12,70 m2); Finn, deriva monoposto, progettata da R. Sarby (lunghezza f. t. 4,50 m; larghezza max. 1,50 m; superficie velica 10 m2).
Le imbarcazioni da diporto a motore di tipo veloce (motoscafi) hanno una lunghezza che varia dai tre ai sette metri e potenza dai venti ai seicento cavalli; esse possono essere costruite con materiali differenti; le più diffuse sono quelle in vetroresina (dette solitamente di plastica). Per lunghezze fino ai cinque metri esistono anche modelli in termoplastici, cioè formati a caldo con appositi stampi, partendo da lastre di materiale sintetico. Esistono inoltre motoscafi di tipo pneumatico in tessuto gommato o sintetico, comunemente definiti battelli pneumatici o gommoni. Nella maggior parte dei casi i gommoni adottano motori fuoribordo, ma non mancano modelli con altri sistemi motopropulsivi. Per la costruzione dei motoscafi viene ancora impiegato il legno, sia massello che sotto forma di compensato marino, e anche il metallo, soprattutto leghe leggere a base di alluminio. Fra i sistemi motopropulsivi il più diffuso per i motoscafi è quello fuoribordo, basato cioè su uno o più motori asportabili, sistemati sullo specchio di poppa. Alla fine del 1978 sono a catalogo motori fuoribordo con potenze varianti dai 3 ai 200 cavalli. I motori entrofuoribordo, molto diffusi, si basano su un motore entrobordo, che utilizza una trasmissione di tipo fuoribordo; essi vengono anche definiti gruppi poppieri. I motori entrobordo sono essenzialmente di tipo alternativo, ma cominciano ad apparire le turbine. Gli idrogetti sono impianti propulsivi e direzionali a reazione idrica, sostitutivi dell'elica e del timone, che vengono accoppiati a motori alternativi tradizionali (v. fig.). Gli stessi sistemi motopropulsivi vengono utilizzati per le imbarcazioni a motore cabinate o per quelle a propulsione mista o come ausiliari sugli yachts a vela, sempre cabinati.
Il termine cabinato viene normalmente adoperato per tutte le imbarcazioni, a prescindere dal sistema propulsivo, dove sia possibile vivere a bordo e compiere traversate o crociere. Esiste una classe intermedia, di barche aperte con sistemazioni ridotte per la notte, quella dei semicabinati. Come i motoscafi, anche i cabinati a motore possono essere di tipo lento con carena dislocante e allora vengono definiti pilotine, oppure di tipo veloce con carena planante o semiplanante e allora vengono definiti cruiser fino a circa 10 m di lunghezza e motor-yachts se di dimensioni maggiori. I cabinati a vela, se hanno un'importante motorizzazione, appartengono alla categoria dei motor-sailer, diversamente vengono semplicemente definiti yachts. Per esigenze sportive, gli yachts sono suddivisi in sei classi I.O.R., oppure appartengono alle level-class (v. anche, in questa App., sport: Vela). Vedi tav. f. t.