Hawthorne, Nathaniel
Sogni e incubi d'America
Nel saggio introduttivo al suo romanzo-capolavoro La lettera scarlatta, Nathaniel Hawthorne, scrittore statunitense vissuto nell'Ottocento, riassume in una frase il compito di chi, come lui, scrive romanzi e racconti non realistici, quasi fantastici: "Sognare strane cose, e farle sembrare la verità". In fondo, è questa la chiave per interpretare la sua opera e quella di grandi autori a lui contemporanei quali Edgar Allan Poe o Herman Melville
Nathaniel Hawthorne nasce il 4 luglio (il Giorno dell'indipendenza, festa nazionale statunitense) del 1804 a Salem, nel Massachusetts, e discende da un'illustre famiglia puritana, nella cui storia ricorrono però episodi di violento fanatismo religioso. Forse proprio per questa eredità storica familiare Nathaniel, che perde il padre quando ha solo quattro anni, appare fin dagli inizi della sua carriera quasi ossessionato dal senso del passato, e in particolare dalla storia della Nuova Inghilterra nel periodo prerivoluzionario (cioè prima del 1776).
Hawthorne conquista una certa fama locale come autore di racconti di taglio storico e fantastico. La prima raccolta, Racconti narrati due volte (1837), ha questo titolo sia perché ripubblica racconti già apparsi in rivista sia perché riscrive molti momenti della storia coloniale della Nuova Inghilterra, talvolta infondendovi un tono sognante, misterioso. Nel 1841 alcuni di questi e altri eventi storici americani vengono riscritti una volta ancora per il pubblico dei bambini, nel linguaggio semplice e diretto ma evocativo di un nonno che li narra ai suoi nipotini.
Nel 1846 appare un'altra raccolta, Mosses from an old manse ("Muschi di una vecchia parrocchia"), in cui la dimensione fantastica acquista maggiore importanza e quella storica sembra tendere a svanire.
Ma "il passato non era morto", come Hawthorne scrive nell'introduzione al suo celebre romanzo, La lettera scarlatta (1850), che narra la prima fase della colonizzazione dell'America Settentrionale dal punto di vista non dei grandi uomini che hanno aperto la strada alla conquista del continente, ma di una donna, Hester Prynne, condannata a portare sul petto una A rossa perché colpevole di adulterio.
Nel descrivere la vita di Hester e di sua figlia Pearl nella Boston tra il 1642 e il 1649, e il clima repressivo che vige nella colonia puritana, Hawthorne si colloca in "un territorio neutrale, a metà strada tra il mondo vero e il regno delle fate, in cui il Reale e l'Immaginario possono incontrarsi e mescolarsi". Più che i fatti concreti della loro esistenza, a Hawthorne interessa infatti come i suoi personaggi vivano questi fatti nella loro immaginazione, trasformandoli a volte in sogni e a volte in incubi.
La lettera scarlatta ha un buon successo di critica e di pubblico, ed è seguito nel 1851 dal romanzo gotico La casa dei sette abbaini. Nel 1852 e nel 1853 Hawthorne scrive altri due libri per bambini, Il libro delle meraviglie e Tanglewood tales ("I racconti di Tanglewood"), che trasformano i miti classici in fascinose favole.
Nella seconda metà degli anni Cinquanta Hawthorne appare sempre meno fiducioso nella possibilità che il 'sogno americano' possa realizzarsi, anche perché fin dall'inizio ‒ come lui stesso ha voluto denunciare in tanti racconti e nella Lettera scarlatta ‒ questo sogno tende a diventare un incubo (per le donne, per i bambini, per i Pellirosse, per i poveri, e ovviamente per gli schiavi neri, di cui però Hawthorne preferisce parlare poco o nulla).
Dopo un periodo trascorso in Inghilterra e in Italia, nel 1860 pubblica il suo ultimo romanzo compiuto, Il fauno di marmo, ambientato in quella Roma in cui vive per più di un anno con la famiglia e che tanto lo incanta con i suoi misteri e tesori d'arte quanto lo respinge con l'atmosfera corrotta che la pervade. Tornato in America, cerca di riprendere a scrivere del suo paese ma non porterà mai a compimento i romanzi che inizia.
Sconvolto dall'incubo della guerra di Secessione, che minaccia di disintegrare definitivamente il sogno di un'America libera e unita, Nathaniel Hawthorne si spegne nel 1864. Lascia all'umanità opere letterarie in cui la libertà di riscrivere il passato e il presente ricorrendo all'immaginazione fantastica non giunge mai a valicare il limite che si era posto per rispettare l'integrità e la dignità delle persone di cui scriveva, indagandone con profondissima sensibilità psicologica speranze e paure: mai allontanarsi dalla verità del cuore umano.