NATHAN ben Yehiel ben Avraham ben Yoav da Roma
NATHAN ben Yehiel ben Avraham ben Yoav da Roma. – Nacque a Roma al più tardi nel 1035, da rabbi Yehiel ben Avraham ben Joav da Roma, un noto maestro, esperto della legge rituale ebraica e autore di apprezzati piyyutim (poesie liturgiche). Apparteneva all'importante famiglia ebraica romana degli Anawim (Mansi). Ebbe almeno due fratelli, Avraham e Daniel, noti – al pari del padre – per le loro composizioni poetiche di carattere liturgico (Vogelstein - Rieger, 1896).
Le notizie relative alla sua vita privata e pubblica e alla sua formazione culturale e professionale non sono abbondanti e provengono in grandissima parte da versi autobiografici contenuti nella prima edizione della sua opera principale, il lessico talmudico Arukh (Kohut, 1878-92). Stando a questa fonte, inizialmente si dedicò alla compravendita di tessuti di lino; la morte del suo datore di lavoro lo indusse ad abbandonare il commercio a favore dello studio della Torah, dapprima con il padre, in seguito sotto la guida di maestri stranieri.
Per completare la propria formazione intellettuale viaggiò molto: dapprima si recò in Sicilia, dove incontrò Matzliach ibn al-Batzaq, che aveva studiato per un certo periodo sotto la guida di Hai Gaon, l'ultimo dei geonim (presidenti) della yeshivah (accademia talmudica) di Pumbedita (attuale Falluja, in Iraq). In seguito si trasferì a Narbona, dove studiò sotto la guida del famoso esegeta e cabalista Mosheh ha-Darshan. Sulla via del ritorno soggiornò verosimilmente per brevi periodi presso alcune accademie taldumiche in Italia, in particolare a Pavia e a Bari (Jewish Encyclopedia, s.v.).
Fece rientro a Roma attorno al 1070, poco prima della morte del padre, a seguito della quale la comunità capitolina decise di affidargli, assieme ai suoi fratelli, il governo della locale yeshivah. La morte in tenera età di tutti i suoi figli lo spinse a dedicarsi in modo sempre più esclusivo allo studio. Nel 1085 fece costruire un mikweh (bagno rituale) per le esigenze della comunità ebraica romana; qualche anno più tardi, nel settembre 1101 si fece promotore, assieme ai fratelli, dell'erezione di una nuova sinagoga (Vogelstein - Rieger, 1896, p. 220).
Morì a Roma nel 1106.
Per la compilazione dell'Arukh, che era completato nel febbraio 1101, Nathan fece uso di numerose fonti. A parte il possibile utilizzo dell'Arukh di Ẓemaḥ ben Palṭoi, certamente di grande rilievo furono le informazioni che gli furono messe a disposizione da rabbi Maẓliaḥ e da Mosheh ha-Darshan, in forma sia scritta sia orale. Dato che molte delle opere in questione non sono pervenute, è difficile stabilire con esattezza quanto sia debitore alle numerose autorità rabbiniche da lui citate; sicuramente lo è a rabbi Gershom di Magonza, ripetutamente citato, anche se non fu mai suo discepolo. Utilizzò anche gli scritti dei rabbi Hananel ben Hushiel e Nissim ben Yaaqov, entrambi di Kairouan. Anche Hai Gaon è menzionato frequentemente.
L'Arukh riveste una notevole importanza per la storia della cultura ebraica. Tramanda infatti brani di testo, con le relative interpretazioni, di opere perdute ed è inoltre l'unico prodotto letterario degli ebrei italiani dell'XI secolo che sia pervenuto. Un elemento di grande interesse è costituito dall'uso, piuttosto libero, del vernacolo per spiegare etimologie complesse (Ferretti Cuomo, 1998).
Il lessico raggiunse rapidamente una vasta circolazione (Griño, 1979; Shifra, 2009). Secondo Kohut (1926), già Rashi di Troyes se ne dovette servire per la seconda edizione dei suoi commentari. La generazione successiva a quella di Rashi lo utilizzò ampiamente e di conseguenza furono messe in circolazione numerose copie del manoscritto. All'inizio dell'età moderna la diffusione dell'Arukh presso i saggi ebrei divenne ancora più capillare e se ne fecero numerosi compendi e addenda, che ne attestano la popolarità.
La prima edizione a stampa, di cui si ignorano sia il luogo sia l'anno, è probabilmente da datarsi attorno al 1477. Nel 1531 il famoso stampatore veneziano Daniel Bomberg pubblicò la migliore delle edizioni antiche. Tuttavia, durante le operazioni di copiatura e di stampa, l'opera soffrì moltissime alterazioni e mutilazioni, parzialmente emendate nella prima edizione scientifica, curata da Alexander Kohut (Aruch completum sive Lexicon vocabula et res, quae in libris Targumicis, Talmudicis et Midraschicis continentur, explicans / auctore Nathane filio Jechielis ..., 8 voll., Wien-New York 1878-92).
Fonti e Bibl.: A. Berliner, Geschichte der Juden in Rom: von der ältesten Zeit bis zur Gegenwart, Frankfurt a. M. 1893; Medieval Jewish chronicles and chronological notes, a cura di A. Neubauer, Oxford 1887-95; H. Vogelstein - P. Rieger, Geschichte der Juden in Rom, I, Berlin 1896, ad ind.; Encyclopaedia Judaica, XII, Jerusalem 1972, s.v. Nathan ben Jehiel; R. Griño, El Meturgeman de Elias Levita y el 'Aruk de Natán ben Yehiel como fuentes de la lexicografia targúmica, in Biblica, LX (1979), 1, pp. 110-117; L. Ferretti Cuomo, Le glosse volgari nell'Arukh di R. Natan ben Yehi'el da Roma, in Medioevo Romanzo, XXII (1998), 2 , pp. 232-283; S. Shifra, Medieval Jewish Greek lexicography: the Arukh of Natan ben Jehiel, in Erytheia, XXX (2009), pp. 107-128; A. Lehnardt, Ein aschkenasisches Einbandfragment des “Aruch” von Natan ben Jechiel aus Rom, in Judaica, LXV (2009), 4, pp. 344-356; Jewish Encyclopedia on-line, www.jewishencyclopedia.com, s.v.