MONFERRATO, Natale
MONFERRATO, Natale. – Nacque a Venezia, dove il 5 maggio 1610 fu battezzato nella parrocchia di S. Paolo maggiore (S. Polo), figlio legittimo di Giovanni e di Francischina.
Il padre di professione era indoratore. Francischina era la sua seconda moglie. Oltre al M., la famiglia era composta da altri quattro figli: Iseppo (nato dal primo matrimonio), Innocente, Giacomo e Caterina. Il M. non venne avviato alla professione paterna, ma destinato alla carriera ecclesiastica.
Dopo essere stato ammesso come novizio al seminario ducale, il 23 sett. 1623 gli venne impartita la prima tonsura: a seguire, le tappe canoniche della formazione sacerdotale. Consacrato sacerdote il 23 sett. 1634, venne aggregato al capitolo della chiesa di S. Bartolomeo, dove percorse tutte le tappe della carriera ecclesiastica, fino a essere nominato primo prete titolato intorno al 1665.
Sono poche le informazioni riguardo alla sua formazione musicale. È possibile che egli abbia appreso i primi rudimenti dal fratello Innocente, attivo a Venezia come organista. È con ogni probabilità durante gli anni in seminario che maturò però la propria preparazione.
In questo contesto entrò in contatto con A. Grandi, che – oltre alla carica di vicemaestro della Cappella ducale – tra 1618 e il 1626 ricopriva anche quella di maestro di musica del seminario. Conobbe probabilmente da vicino C. Monteverdi: tra il 1631 e il 1632 l’allora maestro della Cappella ducale figurava infatti tra i seminaristi, in attesa di essere consacrato sacerdote il 16 apr. 1632. In questo periodo è probabile che il M. sia entrato in contatto anche con G. Rovetta, dal 1626 vicemaestro della Cappella marciana, dando avvio a una collaborazione che segnò profondamente la sua carriera musicale.
Prima attestazione del M. in campo musicale fu la partecipazione al concorso per il posto di secondo organista di S. Marco, svoltosi il 23 genn. 1639 (1638 more veneto). La carica venne assegnata a F. Cavalli (Pietro Francesco Caletti). Il successivo 22 febbraio il M. fu tuttavia assunto come cantore marciano con un salario di 60 ducati annui, che il 12 luglio 1643 gli venne portato a 80 ducati. Dopo la promozione di Rovetta alla carica di maestro della Cappella ducale, nella primavera del 1644, è probabile che il M. abbia ricoperto ad interim l’incarico di vicemaestro, prima di esserne investito ufficialmente il 20 genn. 1647 (1646 more veneto) con un salario di 120 ducati annui, salito dapprima a 160 ducati il 17 genn. 1650 (1649 more veneto), quindi a 200 ducati il 14 genn. 1653 (1652 more veneto).
Nel 1647, in concomitanza con la nomina a vicemaestro, il M. esordì in ambito editoriale dando alle stampe i Salmi concertati a cinque, sei, & otto voci, con violini & senza op. 1, dedicati al nobile veneziano F. Pozzo; questa raccolta, come le seguenti, fu pubblicata a Venezia. Seguirono i Salmi a otto voci, a due chori con li due tenori che concertano uno per choro op. 2, apparsi nel 1653 con dedica al conte G.B. Ruscelli Genesini. Nel 1655 furono stampate altre due raccolte del M.: i Motetti concertati a due, e tre voci… Libro primo op. 3, dedicati al procuratore marciano G. Corner (che ottennero un buon successo e furono ristampati tre volte in pochi anni); e i Motetti a voce sola… Libro primo op. 4.
La dedica di questo volume a G.D. Biava, governatore dell’ospedale dei Mendicanti, è sintomatica del contesto nel quale, con ogni probabilità, i mottetti furono concepiti: il coro delle «putte» dell’ospedale dei Mendicanti, di cui il M. aveva assunto la direzione nel settembre del 1642, succedendo a G.A. Rigatti, costretto alle dimissioni in seguito al divieto di svolgere un’identica mansione presso un altro ospedale veneziano. La carica era compatibile, invece, con quella di vicemaestro della Cappella ducale: cosa che permise al M. di ricoprirla lungo un arco di quasi 34 anni. Il M. si dimise nella tarda primavera del 1676, dopo essere stato nominato maestro della Cappella marciana: il 7 giugno, la direzione del coro dei Mendicanti veniva quindi affidata a G. Legrenzi.
All’attività del M. presso l’ospedale dei Mendicanti è probabile che siano legati anche i mottetti a voce sola pubblicati in altre due edizioni individuali: i Motetti a voce sola… Libro secondo op. 5, oggi dispersi, stampati tra il 1655 e il 1666, e i Motetti a voce sola… Libro terzo op. 6, apparsi nel 1666. Due mottetti del M. furono inseriti nella Sacra corona… di diversi eccellentissimi autori allestita da B. Marcesso, stampata a Venezia nel 1656. Uno di essi fu riproposto nei Sacri concerti… di diversi eccellentissimi autori pubblicati a Bologna nel 1668 per cura di M. Silvani, il quale selezionò anche un altro mottetto del M. nella Nuova raccolta di motetti a voce sola di diversi ecce.nti autori moderni, apparsa sempre a Bologna due anni più tardi.
Sono numerose le attestazioni della partecipazione del M. alla vita musicale veneziana dell’epoca. Nella primavera del 1642 la scuola di S. Caterina da Siena presso la chiesa di S. Maria del Giglio (S. Maria Zobenigo) gli affidò il compito di scrivere la musica per la messa e i vesperi in onore della santa. Un’identica richiesta gli venne formulata alcuni anni più tardi dal Suffragio degli Agonizzanti del S. Nome di Gesù presso la basilica di S. Maria dei Frari: il 1° maggio 1666, messa e vesperi celebrati nella ricorrenza della fondazione della chiesa furono resi solenni «da celebre musica concertata dalla virtù dell’Eccellente e Reverendo don Natal Monferrati, uno delli primi arrolati e descritti nella confraternita medesima» (Glixon, p. 331).
Nella primavera del 1663 il M. venne incaricato dai padri filippini, insediatisi un anno prima presso la chiesa di S. Maria della Consolazione (S. Maria della Fava), di scrivere la musica per la festa del patrono dell’Ordine, s. Filippo Neri. La collaborazione proseguì fino all’Avvento del 1667, quando i padri affidarono a Giovanni Pesarin l’esecuzione di alcune partiture musicali fatte arrivare da Roma per l’inaugurazione del nuovo oratorio edificato accanto alla chiesa. La decisione di interrompere la collaborazione con il M. potrebbe essere legata all’insoddisfazione per l’esito di alcune precedenti rappresentazioni oratoriali, alle quali il musicista potrebbe aver preso parte.
In quanto attivo presso l’ospedale dei Mendicanti, è possibile infatti che il M. sia l’autore della musica per l’Anima pentita, azione drammatica con intermezzi musicali rappresentata il 28 maggio 1667 «dalli Figlioli del Pio Oratorio di S. Filippo Neri dell’Hospedale de’ Mendicanti», come si apprende dal libretto. Il fatto che non fosse un oratorio interamente in musica (genere ancora sconosciuto a Venezia) potrebbe aver disatteso le aspettative dei committenti, che per l’inaugurazione del nuovo oratorio edificato dall’ordine avrebbero preferito servirsi di partiture musicali frutto dell’esperienza oratoriale romana.
Nonostante ricoprisse la carica di vicemaestro, il M. non partecipò al concorso per il posto di maestro della Cappella di S. Marco, indetto in seguito alla morte di Rovetta, avvenuta il 23 ott. 1668. Ciò lascerebbe intendere come la nomina di Cavalli, unico musicista a essersi presentato e ad aver espletato le prove, possa essere stata frutto di una candidatura predesignata.
Nel 1669 il M. diede alle stampe i Motetti concertati a due, e tre voci op. 7. La raccolta è priva di dedica. Non c’è dubbio però che si tratti di una prima edizione: sul frontespizio si legge «Novamente stampati». La mancanza della dedica cela un probabile retroscena. Il 31 genn. 1670 (1669 more veneto) la Procuratoria di S. Marco aveva concesso al M. 120 ducati per la dedica di «alcuni libri in stampa di sue compositioni, et altri tre grandi manuscritti di doi Messe, et un de Magnificat in musica à quattro voci per servitio della medesima Chiesa» (Arch. di Stato di Venezia, Procuratoria de supra, Basilica di S. Marco, reg. 146, c. 156r). Per quanto riguarda i libri a stampa, è assai probabile che il riferimento sia alla pubblicazione dei mottetti op. 7: il mancato inserimento della dedica potrebbe essere quindi la conseguenza della tardiva deliberazione del finanziamento.
Nel 1671 il M. diede poi alle stampe i Salmi concertati a tre, quattro, cinque, sei, sette, & otto voci, con instromenti, & senza… Libro secondo op. 8, dedicati ai patrizi veneziani Francesco e Marco Bembo.
Nella primavera del 1676 il M. ebbe di nuovo la possibilità di aspirare alla direzione della Cappella marciana. Al concorso indetto per l’assegnazione del posto, vacante in seguito alla morte di Cavalli, occorsa il 14 genn. 1676 (1675 more veneto), presero parte anche P.A. Ziani e G. Legrenzi. L’affermazione del M. fu risicata: ottenne sette voti favorevoli e sei contrari, contro i sei favorevoli e sette contrari per Legrenzi. Quanto bastò, tuttavia, per essere nominato il 30 apr. 1676 maestro di cappella. Per il posto di vicemaestro, il successivo 7 maggio venne assunto A. Sartorio: scartati per la massima carica marciana, sia Legrenzi sia Ziani decisero infatti di non presentarsi al successivo concorso.
Non appena insediato alla guida della Cappella ducale, il M. diede vita a una forte azione di restaurazione: l’organico venne rinsaldato con una serie di nuove assunzioni e furono introdotte due nuove figure con compiti di formazione, un docente di contrappunto e uno di canto fermo. La ristrutturazione ebbe importanti risvolti anche dal punto di vista del repertorio musicale, con un rinverdimento della produzione «a cappella». Che questo genere abbia conosciuto in diverse occasioni la via dei torchi tipografici è un fatto degno di menzione, da mettere in relazione a un preciso avvenimento: nella primavera del 1676, negli stessi mesi nei quali veniva nominato maestro di cappella, il M. diede vita a una nuova officina tipografica attiva a Venezia in campo musicale insieme con lo stampatore G. Sala.
La decisione di fondare la nuova società editoriale potrebbe essere maturata in seguito ai problemi incontrati dal M. nel pubblicare i Salmi brevi a otto voci a due chori op. 9. Dedicata a C. Zanardi, la raccolta non venne stampata a Venezia, come tutte le precedenti, bensì a Bologna nell’officina di G. Monti. La scelta di servirsi dell’editore bolognese sarebbe stata determinata dal fatto che gli eredi di F. Magni (l’unica stamperia musicale ancora attiva a Venezia in quegli anni) erano già impegnati nell’allestimento di una simile raccolta di salmi a cappella: i Salmi a otto di Cavalli, apparsi anch’essi nel 1675, con dedica al doge N. Sagredo.
Ammesso all’Università dei stampatori, librari e ligatori di Venezia il 7 marzo 1676, Sala collocò i propri torchi tipografici nell’abitazione del M.: non è un caso se, quindi, il repertorio musicale che per primo venne stampato con il nuovo marchio tipografico (un David che suona l’arpa) sia stato soprattutto frutto della penna del M., principale finanziatore della nuova impresa. Tra il 1676 e il 1681, furono così date alle stampe ben undici sue edizioni individuali.
È assai probabile che il primo volume stampato da Sala sia stata l’op. 10 del M., raccolta oggi dispersa. Grazie ai riscontri forniti dagli inventari storici dei fondi musicali della chiesa di S. Niccolò di Merano e della chiesa di S. Nikolaus di Feldkirch (Austria), è possibile ricavarne il titolo: Missae concertatae a 3. 4. et 5. vocibus senza violini et una a 5 vocibus cum 2 violinis et viola ad libitum. Nel 1676 furono pubblicati anche i Salmi concertati a due voci con violini op. 11, dedicati ai patrizi veneziani Matteo, Giorgio e Sebastiano Baffo, e la ristampa dei Salmi a otto voci, a due chori con li due tenori che concertano uno per choro op. 2. Nel 1677 fu la volta dei Salmi a voce sola con violini op. 12 e delle Missae ad usum cappellarum quattuor & quinque vocibus concinendae op. 13, dedicate rispettivamente al patrizio veneziano F. Contarini e al senatore V. Amulio. Tra il 1677 e il 1678 furono prodotte l’op. 14 e l’op. 15, oggi entrambe disperse. Nel 1678 apparvero i Salmi concertati a tre, et quattro voci con violini, et senza op. 16, con dedica al procuratore marciano L. Pesaro, e le Antiphonae, unica voce decantandae op. 17, dedicate all’arcivescovo di Edessa mons. C.F. Airoldi. Dopo una pausa di alcuni anni, probabile conseguenza dell’insorgere di alcuni problemi di salute per il M., nel 1681 conobbero infine la via delle stampe i Motetti a due e tre voci… libro terzo op. 18, dedicati ai procuratori marciani (che ricompenseranno il M. con una medaglia d’oro) e le Messe et Magnificat a quattro voci op. 19, dedicati al procuratore G. Morosini.
Dopo la morte di Sartorio, avvenuta il 30 dic. 1680, la carica di vicemaestro della Cappella di S. Marco fu assegnata il 5 genn. 1681 (1680 more veneto) a Legrenzi. Nei quattro anni in cui egli affiancò il M., venne chiamato più volte a sostituirlo alla direzione della Cappella marciana. Le condizioni di salute del maestro divennero infatti sempre più precarie.
Il M. dettò per la prima volta le proprie volontà testamentarie il 28 marzo 1680 e le rivide il 16 nov. 1684, pochi mesi prima della morte, avvenuta a Venezia il 13 apr. 1685.
Le sue spoglie furono tumulate nella sagrestia della chiesa di S. Bartolomeo, dove ancor oggi è conservato un busto di marmo con la sua effige.
Alcune disposizioni testamentarie riguardano aspetti musicali. Il M. richiese che due volte all’anno la Cappella ducale intonasse un suo De profundis e la Missa pro defunctis di Rovetta a suffragio perpetuo della sua anima. Nel documento compare anche il nome dello stampatore G. Sala.
Al socio il M. lasciò la propria quota societaria in cambio di una rendita di 40 ducati all’anno a favore di alcuni suoi eredi. Gli affidò anche i propri manoscritti musicali, con la clausola però di concederli all’ospedale dei Mendicanti qualora la direzione dell’istituto li avesse richiesti. Il fatto che dopo la morte del musicista non sia apparsa alcuna raccolta postuma, rende ragionevole ritenere che l’ospedale abbia fatto subito suo il diritto di disporre delle partiture del M., incamerandole nel proprio fondo musicale, oggi disperso. Diverse composizioni del M. sono trasmesse in manoscritti conservati a Berlino, Birmingham, Dresda, Londra, Francoforte, Kassel, Oxford, Parigi, Venezia e Varsavia.
A proposito delle Antiphonae, unica voce decantandae op. 17 del M., Sébastien de Brossard scrisse intorno al 1724: «Cet ouvrage, comme tous les autres de cet autheur, est excellent; ce sont des voix seulles qui doivent chanter et toujours des dessus ou des hauttes contre. […] Il y a beaucoup à profiter en examinant attentivement cet ouvrage» (de Brossard, p. 243). L’interesse del musicografo francese rappresenta però un’eccezione nel quadro della ricezione della produzione musicale del Monferrato. Le poche righe che a lui ha dedicato G.O. Pitoni nella Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica (1725 ca.) ben rappresentano quale sia stata in realtà la fortuna del compositore veneziano lontano dalle sponde dell’Adriatico. Su di essa potrebbe aver pesato un aspetto non marginale che caratterizza la sua produzione musicale: il fatto che il M. non si sia mai occupato né di opera, né di generi musicali profani, né di musica strumentale.
La produzione musicale del M. riveste un notevole interesse come testimone del repertorio in uso a metà Seicento all’interno di due importanti istituzioni veneziane: la Cappella ducale di S. Marco e il coro delle putte dell’ospedale dei Mendicanti. Per quantità, essa ha pochi confronti nel contesto veneziano del tempo. Occorre tenere presente quanto ciò possa essere legato però al coinvolgimento diretto del M. in campo editoriale. In tale prospettiva dovrebbe essere considerata anche la selezione del repertorio dato alle stampe. È difficile giustificare infatti la pubblicazione di una serie di raccolte di musica a cappella, come quelle che furono prodotte tra il 1676 e il 1681, come una scelta strategica di mercato. Negli stessi anni in cui Sala stampava quelle raccolte, il M. era impegnato in un’azione di restaurazione della Cappella marciana. Le due operazioni appaiono espressione di un medesimo progetto: rinverdire i fasti del mito marciano attraverso un rilancio della Cappella ducale. La pubblicazione del suo repertorio musicale specifico si inquadrerebbe dunque all’interno di un programma che certamente incontrò il sostegno della Procuratoria marciana, come le dediche dei volumi dimostrano.
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