TOUCY, Narjaud (de). – Figlio primogenito di Philippe (v. la voce in questo Dizionario)
e di Pontia de la Roche, se ne ignorano luogo e data di nascita e le specifiche circostanze – legate presumibilmente alla carriera del padre – del radicamento in Italia, sulla base di un rapporto fiduciario con la prima dinastia angioina, nella seconda metà del Duecento.
Toucy compare nelle fonti a partire dal 1272, quando – in qualità di viceammiraglio e luogotenente del padre Philippe – gli vengono assegnate quattro galee per la sorveglianza e la difesa dai pirati della linea di costa da San Flaviano, in Abruzzo, a Crotone, in Calabria. Non sappiamo però di quale preciso distretto fosse viceammiraglio, così come pure non sappiamo se egli fosse lo stesso personaggio indicato come luogotenente del grand’ammiraglio in Puglia da cui, nel dicembre 1272, il secreto (ufficiale regio locale) di Puglia doveva ricevere indicazioni circa il cibo e il denaro necessario per le navi impegnate a Durazzo.
Con la nomina l’11 marzo 1274 a vicario e capitano in Albania, Toucy conquistò una posizione di prestigio. La regione era infatti un avamposto militare, da cui controllare gli avanzamenti dell’imperatore bizantino Michele VIII Paleologo. Toucy fu incaricato di edificare con celerità il castello nuovo della città di Durazzo, bersaglio di incursioni nemiche; ricevette i finanziamenti necessari (provenienti dal commercio del sale) dal tesoriere dell’armata in Albania, Jean de Congey. Nel settembre del 1275 Carlo I fece subentrare tale Guglielmo Bernardi e l’esperienza di Toucy terminò. Fu destinato ad altro ruolo, ma non lasciò immediatamente la postazione: ciò gli fu consentito solo dopo l’allontanamento dell’esercito del Paleologo e l’arrivo del nuovo funzionario. Per questo, probabilmente, Toucy viene citato come ancora in carica alla fine di agosto del 1277.
La sua carriera è però legata soprattutto alla carica di grand’ammiraglio, ricoperta pro tempore già nell’ottobre del 1277, quando subentrò al padre Philippe.
Si trattò in realtà di una nomina ‘straordinaria’. Nel documento di designazione, Carlo I inserì infatti una clausola, secondo la quale l’investitura diveniva efficace solo se fossero intervenute la morte del grand’ammiraglio in carica (o l’impossibilità all’esercizio delle funzioni) e ci si trovasse nel pieno della campagna militare. Tali condizioni di straordinarietà vennero del resto chiarite nel documento diretto a tutti i protontini (giudici di diritto marittimo) e ai nauclearii (nocchieri) che Carlo emanò appena due giorni dopo la designazione di Toucy. Era indispensabile non lasciare vacante un ufficio ritenuto della massima importanza.
Alcuni anni dopo – la data di nomina è del 30 ottobre 1282 – Toucy è indicato anche come balivo e vicario generale del Principato d’Acaia e di Morea, al posto del rimosso Philippe de Gonesse, ma sembra che non abbia assunto effettivamente la carica. Dalla rivolta del Vespro (1282), Toucy svolse piuttosto le funzioni di capitano delle navi regie di Puglia e di Abruzzo, insieme a Gazo de Echinard, e quelle di capitano della Terra d’Otranto. Nei primi anni di guerra si occupò in particolare della difesa di Bari e di Brindisi (1286).
L’insieme di queste esperienze lo rendeva un militare di carriera e probabilmente anche una figura più professionalizzata ed esperta rispetto al padre Philippe. Ciò non gli impedì tuttavia di cadere prigioniero, nel giugno del 1287, dell’ammiraglio ‘aragonese’ Ruggero di Lauria, durante la battaglia navale combattuta nello specchio di mare tra Castellammare e Sorrento.
Nel riferire l’episodio, i cronisti – sia Bartolomeo di Neocastro, sia Niccolò Speciale – definiscono Toucy ammiraglio. Non sappiamo però se questa seconda designazione a grand’ammiraglio vigesse già al momento della battaglia o fosse di poco successiva; così come non sappiamo se la carriera militare sin lì sviluppata da Toucy lo avesse in qualche modo avvantaggiato nella successione al grand’ammiraglio Arrigo de Mari, che nella stessa battaglia era invece riuscito a fuggire. Del secondo mandato come grand’ammiraglio si ha infatti notizia, nei Registri angioini, dal gennaio del 1288 al maggio del 1293. Il nuovo ruolo non gli impedì tuttavia di conservare quello di capitano in Terra d’Otranto: carica che venne mantenuta con certezza anche negli anni 1292-93.
Dal 1288, il diritto di esenzione in ragione della carica ricoperta dal pagamento di qualsiasi diritto sulle merci privatamente vendute, acquistate o caricate nei porti del Regno, incentivò probabilmente Toucy a praticare (forse, ininterrottamente sino alla morte) il commercio in proprio del frumento.
Come il padre, anche Narjaud fu feudatario del Regno. Nel 1277 ereditò i beni di Mottola, di Ceglie Messapica, di Soleto e di Galatina, in Terra d’Otranto. In questa regione egli risultava inoltre essere, insieme a Riccardo di Pietravalda, pure uno degli antichi feudatari del casale di Neviano e di metà del casale di Matunie (poi ceduto a tale Raul de Bulleriis). Come feudatario egli era anche tenuto a contribuire all’allestimento della flotta regia, provvedendo per due taride. In Terra di Bari, invece, manteneva il casale di Laterza e metà della terra di Acquaviva. Probabilmente un’acquisizione personale fu la baronia di Sora, in Terra di Lavoro e Comitato del Molise, poiché non risulta tra i beni ereditati. Il diritto di primogenitura gli conservò anche le terre e i feudi d’Oltralpe, per i quali affari nel 1292 ottenne l’autorizzazione a recarsi in Francia.
Non sappiamo se riuscì a compiere il viaggio, poiché Toucy morì, in un luogo non noto, nel giro di qualche mese o un anno al massimo; Camillo Minieri Riccio (De’ grandi uffiziali del Regno di Sicilia dal 1265 al 1285, Napoli 1872, p. 28) ne annota infatti la morte tra l’8 agosto e il 16 settembre 1293.
In ogni caso non era più in vita nel settembre/ottobre 1293, quando si ha notizia che il fratello, Oddo, gli era subentrato nei beni feudali e che, prima ancora, la principessa Luciana (o Lucia) di Antiochia, sua moglie, sorella di Boemondo VII, principe di Antiochia e conte di Tripoli, rimasta vedova, aveva avuto il tempo di contrarre nuove nozze con un esponente della famiglia da Murrone.
Fonti e Bibl.: N. Speciale, Historia Sicula ab anno MCCLXXXII ad annum MCCCXXXVII, in Bibliotheca scriptorum qui res in Sicilia gestas sub Aragonum imperio retulere, a cura di R. Gregorio, I, Panormi 1791, l. II, cap. XI, pp. 339 s.; Bartholomaei de Neocastro Historia Sicula, a.a. 1250-1293, a cura di G. Paladino, in RIS, XIII, Bologna 1921-1922, pp. 99 s.; I Registri della Cancelleria angioina, a cura R. Filangieri, I-L, Napoli 1950-2010, ad indicem.
P. Durrieu, Les Archives angevines de Naples. Étude sur les registres du roi Charles Ier (1265-1285), II, Paris 1887, pp. 191, 223, 226, 230, 245, 390; L. Cadier, Essai sur l’administration du royaume de Sicile sous Charles Ier et Charles II d’Anjou, Paris 1891, pp. 178, 181; M. Amari, La guerra del Vespro siciliano, a cura di F. Giunta, I, Palermo 1969 (ristampato in Michele Amari, a cura di M. Moretti, Roma 2003), p. 423; J. Göbbels, Das Militärwesen im Königreich Sizilien zur Zeit Karls I. von Anjou (1265-1285), Stuttgart 1984, pp. 180, 184-186, 196 s., 221, 225, 265; R. Lamboglia, La magistratura del Grand’Ammiraglio in età primo-angioina tra «tradizione», «innovazione» e «professionalizzazione», in Les grands officiers dans les territoires angevins – I grandi ufficiali nei territori angioini, a cura di R. Rao, Roma 2016, pp. 85, 91 s., 95, 105 s., 108 s., https://books.openedition.org/efr/ 3045 (19 novembre 2019).