Vedi NARCE dell'anno: 1963 - 1995
NARCE
Località dell'agro falisco, nell'alta valle del Treia, affluente del Tevere, posta su un alto pianoro lavico, non lontano da Faleri, su cui sono visibili scarsi resti di mura e fortificazioni.
I resti più importanti sono dati dalla necropoli, molto ampia, estesa per un raggio di cinque chilometri e coprente le località denominate Monte lo Greco, Monte Soriano, Petrina, Monte li Santi, Pizzo Piede, Monte Cerreto, Monte le Croci, i Tufi, ecc. che hanno restituito sepolture ricche di corredi che rivelano identità con i vicini centri di Faleri, Nepi, confermando il fondamentale ibridismo di una cultura in un paese che gravita nell'orbita etrusca ma è abitato prevalentemente da genti italiche e più precisamente di lingua latina con influenze sabine.
I primi sepolcri, risalenti all'VII-VII sec., sono infatti a pozzo, di tipo villanoviano: l'ossuario nei più antichi è a forma biconica, nei più recenti a forma sferica schiacciata con superficie rossa; su di essi era deposta una ciotola nera. Contemporaneamente si sviluppano numerose le tombe a fossa per l'inumazione: chiara testimonianza di due usanze che rispecchiano nuclei di popolazioni diverse; a N. però, al contrario che a Faleri, la convivenza delle due usanze non continua dopo il primo periodo. I tipi di vasi trovati in queste tombe sono attingitoi a corpo ovoide, a corpo lenticolare, rozzi piatti su piede; tra gli oggetti di bronzo, numerose le fibule a drago, navicella, le cinture a fascia ed i braccialetti; nelle tombe più tarde di questo tipo, notevoli i vasi dipinti di bianco con ornati rossi.
Le tombe a fossa contengono per lo più materiale locale, ma presentano pure materiale d'importazione orientale, ollette e ciotole con decorazione dipinta a motivi geometrici.
L'influsso greco si manifesta attraverso riflessi calcidesi e corinzî, orientalizzanti in genere: numerosi gli skỳphoi protocorinzî. Al periodo orientalizzante appartengono i sostegni a bulla o a piede traforato, le alte tazze con piede traforato.
Le tombe a camera che si possono datare dal V sec. in su fino al III presentano vasi d'impasto che nelle forme imitano i vasi di metallo importati, tazze baccellate, sostegni di vasi forniti di catenelle, lebeti, bacili con teste di grifo sporgenti dagli orli; i vasi d'impasto sono decorati con rilievi e graffiti e lavorati con bravura sorprendente; continua abbondante la produzione di vasi a superficie rossa con ornamenti bianchi, e quella dipinta in bianco con ornamenti rossi.
Nelle tombe a camera compaiono i vasi italo-geometrici, cui succedono i corinzî e fa la sua prima apparizione il bucchero. All'ultimo periodo di N (IV, III sec.) corrisponde uno stile di decorazione a vernice diluita, su oinochòai, crateri a doppia ansa, ecc. consistente in file di uccelli, cavalli eseguiti in stile sciatto secondo schemi echeggianti modelli campani e greci.
Il materiale da N., non ancora ben definito dal punto di vista tipologico e cronologico, è, nella sua massima parte al Museo di Villa Giulia; qualche vaso è al Museo Preistorico Pigorini.
Bibl.: A. Cozza, in Mon. Antichi, vol. IV, 1894, p. 109 ss.; O. Montelius, La civilisation primitive en Italie, Stoccolma 1895, II; G. Karo, Le oreficerie di Narce, in Studi e materiali di Archeologia e Numismatica, III, 1905, p. 142; A. Della Seta, Il Museo di Villa Giulia, Roma 1918, p. 88 ss.; Randall Mc Iver, Villanovians and Early Etruscans, Oxford 1924, p. 177; M. E. Blake, Ancient Roman Construction in Italy from the Prehistoric Period to Augustus, Washington 1947, p. 74.