SALAGHI, Napoleone
– Nacque a Forlimpopoli il 23 settembre 1810 da Domizio e da Eugenia Zazzaroni.
Ebbe un’infanzia infelice per la morte precoce del padre e dello zio paterno, suo tutore. Deciso a seguire gli studi di medicina, all’età di 14 anni fu inviato a Bologna, dove frequentò le scuole di S. Lucia e il seminario. Ammesso all’Università nel 1827, si laureò nel dicembre del 1833; fece pratica nella clinica medica e nell’ospedale Maggiore, esercitandosi nell’eseguire il salasso.
Alla fine del 1834 giunse a Roma per frequentare la clinica diretta da Giuseppe De Matthaeis e l’ospedale di S. Giacomo degl’incurabili. In questo nosocomio fece pratica di chirurgia e decise di non seguire quel ramo dell’arte per il disagio provato durante gli interventi ampiamente demolitivi allora effettuati senza adeguata anestesia.
Nel 1835 ottenne la condotta medica di Monterosi, vicino a Roma, dove trascorse alcuni anni nei quali crebbero in lui i dubbi sull’efficacia della medicina ufficiale. La constatazione quotidiana della pericolosità dei rimedi utilizzati si rese più concreta nel corso di una grave patologia che lo colpì. In quella occasione sperimentò su di sé farmaci che resero più grave il decorso della malattia.
Tornato a Forlimpopoli lesse su un giornale di medicina italiano le notizie sull’efficacia dell’omeopatia nella cura del colera; per valutarne l’efficacia volle sperimentare su di sé i rimedi omeopatici e ne constatò i risultati positivi e la mancanza di effetti collaterali. A partire dal 1839 si dichiarò fautore dell’omeopatia e strinse amicizia con altri seguaci italiani della disciplina fondata da Samuel Hahnemann. Fra di essi un posto di rilievo ebbero Francesco Talianini ad Ascoli, Giuseppe Placci di Faenza e Paolo Morello di Palermo. Nel settembre di quell’anno sposò a Forlimpopoli la contessa Margherita Briganti (1824-1875), e nel novembre del 1844 si trasferì a Forlì, chiamatovi dal cardinale Tommaso Pasquale Gizzi, legato della Provincia forlivese.
La sua attività professionale suscitò l’opposizione di molti colleghi, con i quali ebbe anche contrasti profondi che trovarono eco sulla stampa medica (Cerasoli, 2006). Altri, invece, furono da lui convertiti alla dottrina di Hahnemann, come Luigi Preti, chirurgo condotto a Forlimpopoli (Lodispoto, 1987, p. 252). Venne considerato ai suoi tempi «uno degli antichi hahnemanniani più fervente» (Pompili, 1884, p. 178), fu insignito del titolo di presidente della Società Hahnemanniana e la sua fama fu talmente diffusa che nel ‘dispensario omiopatico’ da lui fondato vennero curate migliaia di ammalati che provenivano anche da 40 miglia lontano (p. 184).
Di «carattere integerrimo» e di «fede religiosa ardente e perciò alquanto intransigente», fu un vero umanista: «s’intendeva molto di lingua latina e la lettura dei classici fu sempre la sua passione» (Nigrisoli, 1932, p. 18). Ebbe due figlie, Maria e Giuseppina, e cinque figli, due dei quali morti in età infantile.
Giuseppina per un certo tempo aiutò il padre e veniva chiamata la «dutoressa d’la garnëla», analogamente a Napoleone che era chiamato il «dutor d’la garnëla», in quanto curava con i granuli omeopatici. Tutti i figli esercitarono la medicina: Domizio (1842-1874); Samuele (1850-1921), che fu professore di terapia fisica all’Università di Bologna e divenne famoso come ideatore del termoforo elettrico; Mariano, che fu docente di ortopedia all’Università di Firenze e si occupò di patologie infantili.
Salaghi morì a Forlì il 17 settembre 1884 ed è sepolto nel cimitero monumentale di quella città.
L’opera senza dubbio più importante da lui scritta fu la Patologia nuova sui ruderi dell’antica, edita a Forlì tra il 1859 e il 1862 in due volumi.
Il primo conteneva importanti notizie biografiche e la trattazione della ‘nosologia’ in dodici lezioni. Nel secondo proseguiva la trattazione della ‘nosologia’ in sette lezioni alle quali ne seguivano altre quattro: sulla profilassi omeopatica e la legge dei simili, sui doveri e il corretto comportamento dei medici e i prologhi di due nuovi testi che l’autore si proponeva di pubblicare, riguardanti la ‘materia medica omeopatica’ e la ‘nosografia’. Il complesso sistema teorico messo in piedi da Salaghi era modellato su insiemi di termini e concetti organizzati in forma di ellisse. Le quattro ‘qualità ellittiche primarie’, diretta discendenza dei quattro elementi dell’antica teoria umorale, erano i temperamenti o ‘predominj linfatico, arterioso, ventrale e venoso’. A ogni temperamento corrispondeva una tipologia umana caratteristica, con affinità verso un determinato animale: maiale, cavallo, caprone e toro. L’origine delle patologie era fatta risalire a fattori terrestri, celesti, morali e soprannaturali; dopo aver individuato lo stato morboso, la guarigione era ottenuta tramite la somministrazione di specifici granuli omeopatici.
La volontà di trasferire nella Patologia nuova il proprio personale bagaglio di conoscenze, fatto di testi dei medici e dei filosofi antichi e di nozioni apprese dalle riviste di medicina, e di farvi convivere scienza, fede religiosa e superstizione popolare, contribuì a rendere quei due tomi un monumentale zibaldone, poco utile al medico pratico. Se le ‘interpretazioni ellittiche’ proposte da Salaghi risultano oggi inverosimili, gli si deve comunque riconoscere il merito di avere cercato di aggiornare le teorie esposte quarant’anni prima da Hahnemann, tenendo presenti le scoperte dell’anatomia patologica e della farmacologia, e di aver documentato l’esistenza di pratiche curative proprie della medicina popolare di Romagna che altrimenti sarebbero state dimenticate (Cerasoli, 2005).
Opere. Lettera critica del dottore N. Salaghi di Forlimpopoli intorno all’articolo sull’omiopatia inserito nel dizionario di veterinaria di Hurtrel d’Arboval tradotto dal prof. Tamberlicchi e riportato nel raccoglitore medico di Fano, in Giornale di medicina omiopatica, II (1844), 5, pp. 193-262; Lettere del dottore N. Salaghi al dottore Antonio Zambianchi, ibid., III (1846), 9, pp. 84-109, 150-175, 215-242, IV (1847), 10, pp. 118-138; Patologia nuova sui ruderi dell’antica, t. 1, Forlì 1859 e 1861, t. 2, Forlì 1861 e 1862.
Fonti e Bibl.: G. Pompili, Il dottor N. S., in Rivista omiopatica, XXX (1884), 6, pp. 178-184; V. Nigrisoli, N. S. E’dutor d’la garnëla, in La Piê, XIII (1932), 1, pp. 16-19; A. Mambelli, I forlivesi nel Risorgimento nazionale, Forlì 1936, p. 258; A. Lodispoto, Storia dell’omeopatia in Italia, Roma 1987, pp. 259 s.; P. Cortesi, L’omeopatia italiana è nata a Forlì. Ritratto di S., in Gazzetta di Forlì, 7 agosto 1990; G. Cerasoli, N. S. omeopata e la medicina popolare in Romagna, in Forlimpopoli. Documenti e studi, XVI (2005), pp. 159-196; Id., N. S. e le polemiche sull’omeopatia in Romagna, in Studi romagnoli, LVII (2006), pp. 657-670; P. Albani, I mattoidi italiani, Macerata 2012, pp. 247-250.