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PARISANI, Napoleone

di Eugenia Querci - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 81 (2014)
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PARISANI, Napoleone

Eugenia Querci

– Nacque l’11 aprile 1854 a Camerino, dal conte Giuseppe, uomo di solide convinzioni liberali, e dalla principessa Emilia Gabrielli, discendente di Napoleone I attraverso la madre Carlotta Bonaparte.

Nel 1875, seguendo la volontà paterna, si diplomò come agronomo presso l’istituto tecnico G. Antinori di Camerino, studi, poi proseguiti a Milano, che gli sarebbero serviti per amministrare gli ampi possedimenti della famiglia. La sua decisa vocazione artistica fu inizialmente accolta con diffidenza dal padre. Aveva tuttavia iniziato a praticare il disegno e nel 1881 si trasferì a Roma, dove poteva contare sull’appoggio del principe Placido Gabrielli suo zio materno. Si iscrisse all’Istituto di belle arti sotto la direzione di Filippo Prosperi e nel 1882, a conclusione del corso speciale di figura, ottenne il primo premio.

Nei primi anni Ottanta, tramite l’amico Giuseppe Cellini con il quale frequentava il caffè Aragno e il caffè Greco, incontrò Nino Costa, che lo orientò alla pittura dal vero e al culto del paesaggio: nel 1883 era con lui a Bocca d’Arno, sul litorale pisano, dove eseguì alcuni studi esposti nel 1885 agli Amatori e cultori di Roma. Partecipò inoltre alla fondazione della così detta Scuola etrusca (1883), creatura costiana che promuoveva tra gli aderenti (si ricordano i pittori inglesi George Howard e William Blake Richmond) un rapporto di empatia con la natura, studiata dal vero ma ricomposta in studio puntando all’essenzialità del motivo e all’equilibrio tra ricostruzione mentale e rispecchiamento intimo.

Attorno al 1885 incontrò Ernest Hébert, al suo secondo mandato come direttore dell’Accademia di Francia a Roma, istaurando con lui un forte e duraturo legame sotto il profilo umano e artistico. Con Hébert era solito scambiare opinioni sulle tecniche artistiche e sui maestri ‘primitivi’ italiani e, durante le assenze di questi da Roma, poteva usufruire del suo atelier in via Sistina attorniato da un verdeggiante giardino. Tale sodalizio fu fondamentale per l’affinamento di Parisani come ritrattista. Inoltre, tramite l’artista francese, conobbe Adelaide Lucaferri che divenne sua modella prediletta e compagna di vita (Napolioni, 2001). Presso il Musée Hébert di La Tronche (Grenoble), si trovano due paesaggi di Parisani, mentre nel Musée Hébert di Parigi si conserva parte della corrispondenza scambiata tra i due artisti.

A Roma frequentò con una certa assiduità Giuseppe Primoli, suo cugino e fotografo, che lo immortalò in numerosi scatti, per esempio mentre dipingeva in giardino il ritratto di Matilde Del Gallo di Roccagiovine (le fotografie sono presso la Fondazione Primoli di Roma), e fu autore di molti ritratti familiari, per lo più conservati presso il Museo Napoleonico di Roma: gli oli Augusta Bonaparte Gabrielli, Giulia Bonaparte di Roccagiovine (copia dall’originale di Hébert), Carlotta Bonaparte Primoli, Napoleone Carlo Bonaparte, eseguiti tra gli anni Novanta e i primi del Novecento, l’acquerello Giuseppe Primoli, datato 1924, oltre alle grafiti su carta Giacinta Campello, Alberto del Gallo di Roccagiovine, entrambi datati 1886, e Don Raffele Pagliari (cappellano di casa Gabrielli).

È inoltre noto, da un’antica fotografia, un ritratto del Cardinale Luciano Bonaparte (non rintracciato), mentre nel diario di Giulia Del Gallo di Roccagiovine è ricordato un ritratto del marito Alessandro eseguito anch’esso da Parisani (entrambi i documenti sono presso il Museo napoleonico).

Stabilì anche contatti con artisti inglesi gravitanti attorno alla capitale, in particolare con Howard, nono conte di Carlisle, a cui è dedicato il dipinto Cumberland Landscape (cit. in The Etruscan School, 1978) riferito alla contea dell’Inghilterra in cui Howard viveva, dipinta anche da Costa. Tra il 1890 e il 1893 fu presente alle mostre della londinese New Gallery. Nella National Portrait Gallery di Londra è conservato inoltre il ritratto a olio della piccola Ava, viscountess Waverley, eseguito con una vaporosa tecnica impressionista.

Nel 1889, con due opere ispirate al Porto d’Anzio, fu tra i partecipanti alla mostra romana di In arte libertas, società artistica creata nel 1886 da Morani e Alfredo Ricci, sotto il nume tutelare di Costa, dopo lo scioglimento della Scuola etrusca. Nel 1891 Parisani, che non aveva partecipato alla creazione del nuovo gruppo, ne diventò socio effettivo.

In questi anni alternò la vita romana ai lunghi soggiorni nella casa di contrada Ponti a Camerino. Nel 1893 partecipò all’Esposizione nazionale di belle arti di Roma con Studio di ombre e Le dame di Terracina, località che iniziò a frequentare insieme alle zone paludose dell’Agro pontino, attratto dalla sostanza acquosa dei paesaggi sospesi tra terra e cielo, dalle giornate velate rese con tonalità pacate e colori tenui, per lo più a tempera e in dimensioni ridotte.

Nel 1895 lavorò a una Madonna destinata all’asilo di Prossedi, località dei monti Lepini molto frequentata, insieme ad alcuni paesi della valle dell’Aniene come Saracinesco (da cui proveniva la modella Adelaide) e Mandela, dove era spesso ospite presso il castello dei marchesi del Gallo di Roccagiovine.

In quest’epoca Prisani appare molto concentrato sui soggetti religiosi, che interpreta con delicata umanità, cercando una sintesi tra sensibilità moderna e spirito quattrocentesco. Importanti, in tal senso, furono l’amicizia e la consonanza di sensibilità con Adolfo De Carolis, anch’egli marchigiano, documentate dalle numerose lettere scambiate tra i due artisti, che condividevano momenti di svago e lavoro, progettando pellegrinaggi artistici tra Umbria, Marche e Toscana sulle tracce degli antichi maestri (la corrispondenza, presso la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, è in parte trascritta in Lenzi, 1999, pp. 61-72).

Nel 1899 partecipò all’Esposizione Umbra a Perugia e alla Biennale di Venezia, in quest’ultima sia in qualità di espositore, con una raffinata Madonna e con Ritratto della Signorina C. P., sia come membro del Comitato di collocamento in rappresentanza di In arte libertas, a cui era stata riservata una sala.

Il dipinto Madonna, molto apprezzato, risente della pittura di Hébert con il quale Parisani mantenne i contatti dopo il ritorno di questi in Francia nel 1895; acquistato da Vittorio Alinari poco dopo l’apertura della mostra veneziana, è conservato a Schwerin (Staatliches Museum), dove è pervenuto attraverso la collezione del Granducato di Mecklenburg cui Alinari l’aveva ceduto poco dopo l’acquisto.

Ancora a Prossedi, incaricato dallo zio Placido Gabrielli, eseguì il disegno del mosaico Madonna con Bambino per la chiesa della Strammetta, poi realizzato da De Carolis con la collaborazione di Alessandro Morani. Nel 1902 iniziò inoltre a dipingere, con la stessa destinazione, il trittico con la Vergine e Santi, presentato alla Biennale del 1905 e caratterizzato, anche nella cornice gotico-rinascimentale e nell’inserimento dei due committenti (Placido Gabrielli e la moglie Augusta Bonaparte), dal ricercato confronto con l’arte antica.

Nel 1900 partecipò con quattro ritratti alla mostra romana di In arte libertas. Alla Biennale del 1901 espose nella sala del Lazio l’opera simbolista Nec Voco nec Timeo, troneggiante figura femminile alata con gli occhi socchiusi e l’espressione indecifrabile che incarna l’angelo della morte.

Del dipinto esistono più esemplari, non identici e con varianti nei titoli (Angelo della Morte, Asrael). Si segnala una prima versione, precedente la mostra veneziana e databile al 1897, alcuni bozzetti (cfr. Mori, 2001, pp. 107 s.), l’olio conservato presso la Pinacoteca civica di Camerino (che possiede anche altre opere di Parisani), il mosaico che decora la tomba di famiglia nella stessa città marchigiana e il pastello del 1902 in collezione privata (riproduzione in Adolfo De Carolis…, 1999, p. 99).

Agli stessi anni risale probabilmente Il falciatore, donato da Parisani attorno al 1919-20, insieme a Tramonto autunnale marchigiano, alla Pinacoteca civica di Ascoli Piceno (in deposito presso la Prefettura).

Dalle lettere scambiate con De Carolis in questo periodo emerge un temperamento riflessivo venato di malinconia, una fede appassionata nella bellezza della natura e nell’importanza degli antichi maestri.

Ai primi del secolo continuò a partecipare alle esposizioni di In arte libertas con la quale, nel 1902, presentò La Torre del Parco; nello stesso anno si recò a Parigi presso l’atelier di Hébert e fu nominato accademico di merito dell’Accademia di belle arti di Perugia.

Nel 1903 inviò Ritratto della Signora U. A. alla Biennale di Venezia e Asrael agli Amatori e cultori di Roma. L'anno seguente divenne socio effettivo dell’Associazione artistica internazionale e fu tra i fondatori del gruppo dei XXV della Campagna romana, ricevendo il soprannome di ‘Cane levriero’. Iniziò a concentrarsi in modo crescente sul paesaggio, sulla natura disabitata, sulle rovine lambite dall’acqua e dalla vegetazione, intese come rifugio e specchio dell’anima. Ne è un esempio Il Paradiso delle ranocchie-Ninfa (Fondazione Roma).

Datato 1905 è un Autoritratto col cappello (riproduzione in Mammuccari, 2004, p. 387), mentre la Biblioteca Valentiniana camerte conserva il Ritratto di Milziade Santoni e il Ritratto di Bernardino Feliciangeli, riferibili alla stessa epoca.

Alla VII Biennale, nel 1907, presentò Violetto e verde e Sul Tevere-rovine d’Ostia, mentre agli Amatori e cultori Bambino con arancio e Ritratto di Y. Tra il 1906 e il 1909 collaborò con De Carolis alla Rivista marchigiana illustrata, esponendo inoltre tre volte al Salon de la Société nationale des beaux-arts di Parigi (1906-08).

Nel 1911 fu presente con due opere (sala XI) all’Esposizione internazionale di belle arti di Roma, in occasione del cinquantenario dell’Unità. Seguirono nel 1912 due importanti mostre personali, caratterizzate entrambe da una netta prevalenza del paesaggio, una alla Galerie des artistes modernes di Parigi, l’altra a Roma nelle sale degli Amatori e cultori, dove in questi anni il suo nome ricorre con una certa regolarità (1915, 1916, 1919, 1920).

Nel 1921 partecipò alla I Biennale romana con Il vecchio biondo, Dove sbarcò Enea e Il paradiso delle ranocchie, mentre l’anno seguente espose con i XXV della Campagna romana undici opere tra le quali Un cielo, acquistato dalla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma.

Nel 1923 fu ancora presente agli Amatori e cultori e alla Biennale romana, mentre nel 1924 inviò molti paesaggi alla Mostra d’arte di Pesaro. Espose inoltre alla III Biennale romana del 1925, anno in cui fu nominato, con Ferruccio Ferrazzi e Amedeo Bocchi, accademico di merito residente dell’Accademia di S. Luca, luogo in cui si conservano un Autoritratto (1924) e il paesaggio Tevere d’inverno.

Durante gli anni Venti espose ancora alla Biennale di Venezia (1924, 1926, 1928), presentando ritratti e paesaggi ambientati nell’amata campagna laziale. Anche agli Amatori e cultori del 1928 presentò, oltre a Putto, quattordici paesaggi, mentre nel 1929, alla Mostra del centenario dell’associazione, inviò Il lago di San Puoto, L’Arno, Donna incipriata, Una fontana in Ciociaria, Il Tevere. Fu presente alle Mostre del Sindacato fascista di belle arti del Lazio: nel 1929 con Figlia, Nebbie opaline, Studio, Isola Farnese (quest’ultimo acquistato dalla Galleria comunale di Roma, oggi Galleria d'arte moderna di Roma Capitale, che possiede anche Paesaggio invernale-Ponte Milvio, del 1923, e Porta S. Paolo); poi ancora nel 1930 e nel 1932. Partecipò inoltre, nel 1930, al Salone del Paesaggio umbro di Orvieto e alle celebrazioni per il VI centenario della morte di Lorenzo Maitani.

Nel 1932 gli venne dedicata una personale presso palazzo Doria a Roma, sede dei Cultori dell’arte.

Morì il 20 settembre 1932 presso la residenza di contrada Ponti e fu sepolto nella tomba di famiglia a Camerino.

Fonti e Bibl.: F. Sapori, I maestri di Terracina, in Studi romani, I (1953), 4, pp. 433-435 (poi in Id., I maestri di Terracina, Roma 1954, pp. 15-17); The Etruscan School 1870-1900. English artists working in Rome (catal.), Carlisle 1978, p. 15; The Etruscans: painters of the Italian landscape 1850-1900 (catal.), a cura di C. Newall, London 1989; A.V. Jervis, in La pittura in Italia. L’Ottocento, a cura di E. Castelnuovo, II, Milano 1991, p. 952; A. Lenzi, Adolfo De Carolis e il suo mondo (1892-1928), Anghiari 1999, pp. 11-31, 61, 64-73 e passim; Adolfo De Carolis e il liberty nelle Marche (catal., Macerata), a cura di R. Bossaglia, Milano 1999, pp. 99 s., 135 s.; E. Mori, N. P. Un inedito percorso artistico, in La poesia del vero (catal., Macerata-Camerino), a cura di G. Piantoni, Roma 2001, pp. 84-108; A.M. Napolioni, ibid., p. 83; E. Mori, ibid., pp. 133 s., 139, 141; P.E. Trastulli, in La Campagna romana da Hackert a Balla (catal.), a cura di P.A. De Rosa - P.E. Trastulli, Roma 2001, pp. 228, 272; F. Franco, in Roma, Galleria comunale d’arte moderna e contemporanea. Catalogo generale delle collezioni. Autori dell’Ottocento, a cura di C. Virno, II, Roma 2004, pp. 408 s., 576 s.; R. Mammuccari, N. P. (1854-1932), in ‘I XXV’ della campagna romana, a cura di R. Mammuccari, Marigliano 2004, pp. 387-402; S. Panei, in La campagna romana de ‘I XXV’ (catal.), a cura di N. Cardano - A.M. Damigella, Roma 2005, pp. 69, 143 s.; M. Piccioni, in Nino Costa e il paesaggio dell’anima (catal., Castiglioncello), a cura di F. Dini - S. Frezzotti, Milano 2009, pp. 264 s., passim; Id., in La collezione d’arte della Fondazione Roma, a cura di M.C. Cola - S. Colonna, II, Roma, in corso di stampa.

Vedi anche
Onorato Carlandi Pittore italiano (Roma 1848 - ivi 1939). Esordì con quadri di soggetto patriottico (La barca dei fratelli Cairoli, 1871, Montecatini, coll. priv.). Dopo un soggiorno a Londra (1880), si dedicò al paesaggio, prediligendo la tecnica dell'acquarello. Fondò (1886) con N. Costa il gruppo "In arte libertas" ... Còleman, Enrico Còleman, Enrico. - Pittore italiano (Roma 1846 - ivi 1911), figlio del paesaggista inglese Charles (m. Roma 1874). Prediligendo l'acquerello, dipinse soprattutto paesaggi della campagna romana. Ebbe contatti con O. Carlandi, A. Castelli, N. Costa e A. Raggio, per un breve periodo si avvicinò anche a ... Sartòrio, Giulio Aristide Sartòrio, Giulio Aristide. - Pittore (Roma 1860 - ivi 1932). Formatosi all'Accademia di belle arti di Roma, esordì nell'orbita di M. Fortuny per poi volgersi, sotto l'influenza di F. P. Michetti, a un verismo d'accento umanitario (La malaria, 1882, Córdoba, Argentina, Museo); nel 1884 visitò Parigi. ... Napoleóne I Bonaparte imperatore dei Francesi Napoleóne I (fr. Napoléon) Bonaparte (fino al 1796 Buonaparte) imperatore dei Francesi. - Nacque ad Ajaccio il 15 ag. 1769, morì a Longwood, nell'isola di S. Elena, il 5 maggio 1821; figlio di Carlo e Letizia Ramolino. Collegiale ad Autun, Brienne, Parigi, fu poi luogotenente d'artiglieria (1785) e tentò ...
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