Orsini, Napoleone
Cardinale, figlio di Rinaldo O., nipote di Niccolò III, nacque a Roma intorno al 1263. Studiò a Parigi, e nel 1288 Niccolò IV lo nominò cardinale diacono di Sant'Adriano.
Coerentemente alla linea d'azione della sua famiglia, professò sentimenti di assoluta dedizione al Papato e alla politica della Chiesa, ma con l'avvento al trono di Bonifacio VIII, e quindi con l'affermarsi della sua intrasingenza politica, si schierò su posizioni di profondo antagonismo col pontefice, capeggiando quel gruppo di cardinali che, gelosi delle prerogative del Sacro Collegio, minate dal dispotismo del papa, si allinearono alla condotta di Filippo il Bello, da cui l'O. ricevette anche una pensione annua. Questo fatto e la sua amicizia con gl'inviati del re di Francia lo pongono in luce sospetta per quanto riguarda l'attentato di Anagni.
Da questo momento la figura dell'O. acquista significato alla luce del contrasto con il congiunto cardinale Matteo Rosso, esponente del partito bonifaciano. Tale contrasto ebbe modo di manifestarsi nel conclave di Perugia, nel 1305, dove l'O. poté ostentare la sua abilità diplomatica e la sua spregiudicatezza a scapito del partito capeggiato dallo zio cardinale Matteo Rosso (cfr. Villani VIII 80).
Nell'epistola ai cardinali italiani D. accusa esplicitamente il capo degli antibonifaciani additandolo come massimo responsabile dell'esilio avignonese del Papato e della conseguente decadenza di Roma e della Chiesa tutta: tu prae omnibus, Urse. Secondo il poeta l'O. avrebbe favorito l'elezione del francese Bertrand de Got affinché i cardinali Iacopo e Pietro Colonna, già deposti da Bonifacio VIII, militantis Ecclesiae veneranda insignia... apostolici culminis auctoritate resumerent (Ep XI 24). È a tutti noto che l'O. per raggiungere il suo scopo seppe sfruttare abilmente alcune circostanze particolari, quali la riduzione a soli dieci membri del Sacro Collegio e la simpatia di tre cardinali di Matteo Rosso nei confronti dell'arcivescovo di Bordeaux; è opportuno far notare tuttavia che l'O. sostenne la candidatura di quest'ultimo non soltanto per favorire gli anzidetti cardinali della famiglia Colonna come riteneva D., ma anche e soprattutto per difendere gl'interessi di Filippo il Bello cui era devotamente legato.
La sua devozione al re di Francia l'indusse a consentire al processo alla memoria di Bonifacio VIII, nonché al processo contro i Templari. Fu invece profondamente contrario al protrarsi della residenza papale in Avignone di cui avvertì le conseguenze negative, e tentò in ogni modo di opporsi all'elezione di Giovanni XXII, cui rimase ostile tutta la vita. Morì in Avignone nel 1342.
Bibl. - E. Dupré Theseider, Roma dal comune di popolo alla signoria pontificia, Bologna 1952, passim; R. Morghen, Il Conclave di Perugia e la lettera di D. ai Cardinali Italiani, in L'Umbria nella storia, nella letteratura, nell'arte, ibid. 1954, passim.