Napoleone I Bonaparte
Imperatore dei francesi (Ajaccio 1769-Longwood, Isola di S. Elena, 1821). Figlio di Carlo e Letizia Ramolino; collegiale ad Autun, Brienne, Parigi, fu poi luogotenente d’artiglieria (1785) e tentò in seguito la fortuna politica e militare in Corsica (nel 1791 era capo-battaglione della guardia nazionale ad Ajaccio, nel febbr. 1793 condusse il suo battaglione di guardie nazionali nella spedizione, fallita, della Maddalena, nell’apr.-maggio 1793 prese posizione, con il fratello Luciano, contro P. Paoli, per cui dovette fuggire in Francia). Comandante subalterno nel blocco di Tolone (ott. 1793), si acquistò il grado di generale e quindi il comando dell’artiglieria dell’esercito d’Italia. Sospettato di giacobinismo per l’amicizia con A. Robespierre, subì un breve arresto; destinato a un comando in Vandea, rifiutò e fu radiato dai quadri (apr. 1795). Divenuto amico di P. Barras, conobbe presso di lui Giuseppina de Beauharnais (che sposò il 9 marzo 1796); e per incarico di Barras difese energicamente la Convenzione contro i realisti (13 vendemmiale). Ottenne così il comando dell’esercito dell’interno, poi di quello d’Italia. Presa l’offensiva (9 apr. 1796), batté separatamente (Montenotte, Millesimo e Dego) gli austro-sardi, costringendo questi ultimi all’armistizio di Cherasco (28 apr. 1796), e gli austriaci, dopo le vittorie di Lonato, Arcole, Rivoli e la resa di Mantova, ai preliminari di Pace di Leoben (18 apr. 1797). Occupata la Lombardia, ricostituì sul modello francese le repubbliche di Genova e di Venezia e tolse al papa la Romagna (armistizio di Bologna, 23 giugno 1796; Trattato di Tolentino, 18 febbr. 1797). Poi, con il Trattato di Campoformio (17 ott. 1797), confermò alla Francia il Belgio e le annesse le Isole Ionie, ponendo fine all’indipendenza di Venezia, il cui territorio passava all’Austria (a eccezione di Bergamo e Brescia incorporate nella nuova Repubblica cisalpina). Preposto, a Parigi, a una spedizione contro le isole britanniche, la deviò verso l’Egitto, dove sbarcò il 2 luglio 1798 e vinse alle Piramidi, in Siria (ma fu fermato a S. Giovanni d’Acri), ad Abukir (dove la sua flotta era stata, il 1° ag., distrutta da Nelson). Tornato in Francia con pochi seguaci (9 ott. 1799), vi compì, un mese dopo (18 brumaio), un colpo di Stato, con la dispersione del Consiglio dei Cinquecento e la sostituzione del Direttorio con un collegio di tre consoli, assumendo egli stesso il titolo di primo console. Ripresa la guerra contro i coalizzati, valicò le Alpi (primavera 1800), vinse a Marengo (14 giugno 1800) gli austriaci costringendoli alla Pace di Lunéville (9 febbr. 1801), cui seguirono profonde modificazioni territoriali in Italia (annessione alla Francia di Piemonte, Elba, Piombino, Parma e Piacenza; costituzione del regno di Etruria); concluse con l’Inghilterra la Pace di Amiens (25 marzo 1802). Console a vita (maggio 1802), sfuggito alla congiura di G. Cadoudal (1803), assunse su proposta del Senato la corona d’imperatore dei francesi (Notre-Dame, 2 dic. 1804) e poi quella di re d’Italia (duomo di Milano, 26 maggio 1805). Nei tre anni di pace (rotta, però, con l’Inghilterra già nel maggio 1803), dispiegò una grande attività ricostruttiva: strade, industrie, banche; ordinamento amministrativo, giudiziario, finanziario accentrato; pubblicazione del codice civile (21 marzo 1804; seguirono poi gli altri); creazione di una nuova nobiltà di spada e di toga; concordato con la Santa Sede (16 luglio 1801). Formatasi, per ispirazione britannica, la terza coalizione (Inghilterra, Austria, Russia, Svezia, Napoli), la flotta franco-spagnola fu battuta a Trafalgar (21 ott. 1805) da quella inglese comandata da Nelson, ma N. assediò e batté gli austriaci a Ulma (15-20 ott.), gli austro-russi ad Austerlitz (2 dic.) e impose la Pace di Presburgo (26 dic. 1805: cessione di Venezia e altre terre austriache alla Francia e ai suoi alleati tedeschi). Assegnò il regno di Napoli (senza la Sicilia) al fratello Giuseppe, quello di Olanda al fratello Luigi, e formò la Confederazione del Reno (luglio 1806). Alla quarta coalizione (Russia, Prussia, Inghilterra, con Svezia, Sassonia e regno di Sicilia) oppose le vittorie di Jena e Auerstedt (14 ott. 1806) sui prussiani, l’occupazione di Berlino e Varsavia, le vittorie sui russi a Eylau (od. Bagrationovsk, 8 febbr. 1807) e Friedland (14 giugno) cui seguì la Pace di Tilsit (8 luglio 1807), vera divisione dell’Europa in sfere d’influenza tra Francia e Russia, con l’adesione della Russia al blocco continentale contro l’Inghilterra (bandito il 21 nov. 1806) e con la formazione del Granducato di Varsavia (al re di Sassonia) e del regno di Vestfalia (al fratello Girolamo). Messo in sospetto dall’atteggiamento della Spagna, la occupò (dal maggio 1808) e ne nominò re il fratello Giuseppe (sostituendolo a Napoli con il cognato Gioacchino Murat); ma la guerriglia degli spagnoli logorò lentamente le sue forze militari, mentre la lotta contro la Chiesa (occupazione di Roma, febbr. 1808; imprigionamento del papa Pio VII, 5 luglio 1809) gli sottrasse popolarità presso ampi settori sociali. Debellò quindi, non senza fatica, in Baviera (19-23 apr. 1809) e a Wagram (6 luglio) la quinta coalizione, capeggiata dall’Austria, e impose la Pace di Schönbrunn (14 ott. 1809), che segna l’apogeo della potenza napoleonica, per gli ampliamenti territoriali che il trattato e i successivi provvedimenti portano all’impero francese e ai suoi satelliti. Coronamento della pace, dopo il ripudio della prima moglie, furono le nozze (1° apr. 1810) con Maria Luisa d’Austria e la nascita (20 marzo 1811) del «re di Roma». La Russia, allarmata per le mire napoleoniche, aderì alla sesta coalizione: N. la invase (24 giugno 1812), vinse a Borodino (7 sett.), occupò Mosca (14 sett.); ma essendo la città in preda alle fiamme, N. fu costretto a iniziare verso la Beresina una ritirata disastrosa, poi vera fuga, mentre governi e popoli di Russia, Prussia e infine d’Austria (10 ag. 1813) si sollevavano contro di lui. Né l’offensiva ripresa nella Sassonia (maggio 1813), né le trattative con i coalizzati gli giovarono; la sconfitta di Lipsia (16-19 ott. 1813) lo costrinse a sgombrare la Germania e a difendersi sul suolo francese (inverno 1813-14). Il 31 marzo 1814 gli alleati occuparono Parigi e il 6 aprile N. abdicò senza condizioni accettando il minuscolo dominio dell’isola d’Elba, dove giunse il 4 maggio 1814. Ma, sospettando che lo si volesse relegare più lontano dall’Italia e dall’Europa, N. sbarcò con poco seguito presso Cannes (1° marzo 1815) e senza colpo ferire riconquistò il potere a Parigi (20 marzo). Il tentativo durò solo cento giorni e crollò a Waterloo (18 giugno 1815). Dopo l’abdicazione (22 giugno), N. si rifugiò su una nave inglese: considerato prigioniero, fu confinato, con pochi seguaci volontari, nell’isola di S. Elena, dove a Longwood, sotto la dura sorveglianza di Hudson Lowe, trascorse gli ultimi anni, minato dal cancro, dettando le sue memorie. Le sue ceneri furono riportate nel 1840 a Parigi. La sconfitta definitiva di N. ebbe per la Francia gravi conseguenze: occupata per tre anni dalle potenze nemiche, fu obbligata a pagare esose indennità di guerra.
Nelle campagne militari N., per l’attuazione dei suoi piani, si ispirava a quello che fu detto il senso dello spazio geografico «concreto», cioè vagliato secondo le effettive mutevoli esigenze del momento (anziché allo «spazio astratto», secondo la tradizione della strategia del sec. 18°, che tendeva a uniformarsi a principi teorici fissi). Connesse a questa intuizione fondamentale le altre caratteristiche delle campagne di N.: segretezza, rapidità di manovra, pronto e preciso calcolo della velocità di marcia e dello spiegamento delle colonne proprie e altrui, allo scopo ultimo di riunire grandi forze sopra un punto, e qui agire risolutamente. Da queste premesse si configurò la nuova tattica di N., definita appunto da H. Delbrück «la tattica senza schemi». «On s’engage (diceva N. stesso) et après on voit». N. faceva, cioè, precedere un «tasteggiamento» su tutta la linea del fronte, cui seguiva l’azione decisiva, condotta con mezzi e con uomini raccolti nel punto prescelto per la fase risolutiva della battaglia. L’azione di sfruttamento veniva spesso impegnata dalla cavalleria e condotta fino alla distruzione del nemico.
Nasce ad Ajaccio, Corsica
Si schiera dalla parte del governo giacobino, alla cui fine (1794) cade in disgrazia
Sposa G. de Beauharnais e ottiene il comando dell’armata d’Italia
Campagna d’Italia
Con un colpo di Stato assume il potere con la formazione di un triumvirato confermato da un plebiscito (1800)
Sconfigge a Marengo gli austriaci
Conclude la Pace di Amiens con l’Inghilterra; assume il titolo di console a vita.
Si fa incoronare imperatore dei francesi
Disfatta degli austro-russi ad Austerlitz
Divorzia da Giuseppina per sposare Maria Luisa d’Austria
Campagna di Russia che si conclude con una tragica ritirata
Sconfitto a Lipsia
Gli eserciti alleati occupano Parigi. Dichiarato decaduto dal Senato, firma l’abdicazione e viene confinato nell’isola d’Elba
Ritorna in Francia e costringe alla fuga Luigi XVIII (marzo); abdica (giugno) dopo la sconfitta di Waterloo; deportato a Sant’Elena (luglio)
Muore a Sant’Elena