CASTELLINI, Napoleone
Si ignorano il luogo e la data di nascita, ed i nomi del padre e della madre. Forse ligure, si era trasferito, in epoca imprecisata e per motivi ignoti, in Sud-America. Un gruppo di lettere inviate tra il 1837 e il 1840 dal mazziniano L. Rossetti, che operava al servizio della Repubblica riograndense in lotta contro l’Impero del Brasile, a G. B. Cuneo che viveva allora a Montevideo, fornisce alcuni elementi per delineare la personalità del C., che dovette godere di prestigio, e non solo negli ambienti italiani, sia nel Rio Grande do Sul sia in Uruguay negli anni che vanno dal 1838 alla fine della “Guerra grande” (1839-1851) combattuta fra il deposto presidente Manuel Oribe, sostenuto dal dittatore bonairense Juan Manuel de Rosas, e il governo di Montevideo.
Le prime notizie della presenza del C. a Montevideo sono date dalle Memorie di Garibaldi, che fu da lui accolto col Rossetti e il Cuneo al ritorno dalla prigionia di Gualeguay (marzo-aprile 1838) e poi ospitato per qualche tempo in casa. Il C. e la moglie furono larghi di assistenza a Garibaldi ed alla sua famiglia quando questi, più tardi, lasciato definitivamente il Rio Grande, si trasferì in Uruguay (giugno 1841) ove rimase fino all’aprile del 1848, data della sua partenza per l’Italia. Fra il primo e il secondo soggiorno di Garibaldi a Montevideo, il C. fu attivo, in quella città e nella provincia di Rio Grande, come provveditore di quella Repubblica riograndense per la fornitura di merci, vestiario e derrate necessari per l’esercito in armi (il Collor sostiene che fu anche fornitore di armi). Grandi dovettero essere le sue benemerenze se, come leggiamo in documenti ufficiali pubblicati dal bisettimanale ufficiale O Povo (nn. 79 e 81, del 29 giugno e 6 luglio 1839), gli fu concessa la cittadinanza dello Stato e fu nominato, con decreto del 26 giugno 1839, capitano di fanteria addetto allo Stato Maggiore dell’esercito per avere “dedicato la sua vita e la sua fortuna alla difesa della libertà, indipendenza e prosperità del paese”. Il C., con una nobile lettera al ministro della Guerra (pubblicata in O Povo, n. 81, del 6 luglio 1839), dichiarava dì rinunciare allo stipendio del grado adducendo che la sua “piccola fortuna” gli consentiva di far fronte alle esigenze della vita senza gravare sulle finanze di un paese in armi.
Il C., pur soggiornando stabilmente in Uruguay, trascorse lunghi periodi nel territorio riograndense per l’esigenza degli “incarichi importanti” che gli venivano affidati dal governo di quella repubblica. Compare anche tra i promotori della costituzione di un corpo militare fra la collettività italiana di Montevideo in difesa di quella repubblica minacciata dalle armi argentine, che avrebbe assunto poi il nome di Legione italiana di Montevideo. Il nome del C. è compreso infatti, con quello di Pasquale Frugoni e di Garibaldi (in una lettera che quest’ultimo dirige, il 9 apr. 1843, al ministro della Guerra e della Marina), nella commissione che avrebbe dovuto occuparsi dell’arruolamento e della prima organizzazione della Legione. Fece parte successivamente, con il Cuneo, il Gallino e altri, della Commissione, costituita da esponenti della collettività italiana, che rappresentava dinanzi al governo la Legione e ne tutelava e difendeva gli interessi materiali e morali. Nel 1847 è fra i padrini di battesimo del terzo figlio di Garibaldi, Ricciotti.
Fu molto probabilmente affiliato alla Giovine Italia: del C. sarebbe lo pseudonimo d’associazione di “Volonteri”, in memoria di un milanese suddito dell’Austria che aveva partecipato alla spedizione mazziniana del 1834 nella Savoia ed era stato fucilato a Chambéry assieme a Borel (che era lo pseudonimo di associazione assunto da Garibaldi).
Fonti e Bibl.: G. Garibaldi, Epistolario (ediz. naz.), I (1838-1848), VII, pp. 53, 181, 213; Id., Le Mem. nella redazione definit. del 1872, Bologna 1932, pp. 52-127; G. Gradenigo, Garibaldi in America con il Diario della Legione Italiana di Montevideo, Montevideo 1969, pp. 117 s. e passim; S. Candido, La rivoluz. riograndense nel carteggio inedito di due giornalisti mazziniani: Luigi Rossetti e G. B. Cuneo (1837-1840), Firenze 1973, passim e particolarmente le pp. 174 s. e 214-216; L. Collor, Garibaldi e a Guerra dos Farrapos, Rio de Janeiro 1958, p. 110 e passim; S. Candido, Giuseppe Garibaldi nel Rio della Plata, 1841-1848, I, Dal ritorno a Montevideo alla spedizione “suicida” nel Rio Paraná, 1841-1842, Firenze 1972, passim; I. Boris, Gli anni di Garibaldi in Sud America, 1836-1848, Milano 1974, passim.