CAIX, Napoleone
Nato a Bozzolo (Mantova) il 17 ag. 1845 da Giovanni e da Giovanna Azzolini, studiò presso il ginnasio di Cremona, ove ebbe tra gli insegnanti lo storico e latinista liberale Gaetano Trezza. Nel 1859 tentò di essere arruolato come volontario, ma fu respinto per l'età e la gracilità (come altri familiari, soffriva di tisi). Già dal liceo "si innamorò della filologia classica tedesca" (D'Ovidio) e si impadronì delle lingue inglese e tedesca. Nel 1862 fu ammesso - risultato primo al concorso - alla Scuola normale di Pisa. Gli furono maestri per la storia Pasquale Villari (che rammentò poi la "lunga serie di fidati colloqui e d'ore felici"), D. Comparetti per la filologia classica, l'orientalista Fausto Lasinio e, per l'italianistica, Alessandro D'Ancona (del quale, più che d'altri, il C. fu considerato allievo: F. Novati. A Ricolta. Studi e profili, Bergamo 1907, p. 255)Non vi fu, tra i maestri del C., nessun glottologo (come osservò P. Rajna, troppo insoddisfacente essendo l'insegnamento di lingue comparate impartito a Pisa da P. Marzolo). Il C. studiò lingue e filologie del mondo classico e romanzo, sanscrito, ebraico, arabo e (con studenti delle isole Ionie) neogreco. Vinta con severa autodisciplina la grave debolezza del suo fisico, nel luglio 1865 discusse una tesi su "Le origini della lingua italiana", tema che non abbandonò più. Ammesso a perfezionarsi presso la stessa Scuola, cominciò a occuparsi di etimologia e a "tempestar di postille" (Rajna) lo Etymologisches Wörterbuch di Fr. Chr. Diez (Bonn 1861), mentre pubblicava i primi lavori: Sull'origine della lingua italiana e sopra la dissertazione di Cesare Cantù premiata dall'Accademia Pontaniana, in Rivista bolognese, I (1867), pp. 157-173, e la recensione del Cohelet (tradotto e illustrato da David Castelli), in Politecnico, parte letteraria, s. 4, III (1867), pp. 661-67.
Dal 1867 insegnò latino e greco nel liceo regio di Parma e tedesco nel collegio Maria Luisa. Negli stessi anni portò a termine il Saggiosulla storia della lingua e dei dialetti d'Italia, con un'introduzione sopra l'origine delle lingue neolatine (Parma 1872).
Criticate le etimologie fondate su similarità acustica (p. XVIII), il C. mostra la necessità di risalire alle fasi più arcaiche della documentazione per stabilire affinità tra lingue (p. XIX); evidenzia "mutamenti non generati a caso, né regolati dall'arbitrio individuale" (p. XXIII); sottolinea gradualità e regolarità (pur nella varietà) dell'evoluzione linguistica, in particolare dell'evoluzione dal "latino rustico" alle "lingue romane" (p. XXVII) e, di conseguenza, il primato della "fonologia" (p. XLII), ma non l'esclusivistico suo predominio: la fonologia dà indicazioni necessarie, ma non sufficienti all'etimologia (e più in genere alla storia linguistica), che esige invece una minuziosa ambientazione storica "tanto dei significati quanto delle forme" (p. XLIII). Al seguito del Diez e anticipando la premessa alle Morphologische Untersuchungen dei due neogrammatici H. Osthoff e K. Brugmann, il C. scriveva: "Bisogna… studiare ciascuna delle lingue romane in tutte le sue più minute relazioni nel tempo e nello spazio nel mentre se ne osserva ogni minima manifestazione nel tempo. Il che vuol dire che alla storia comparata delle lingue romane deve far seguito la storia comparata dei dialetti di ciascuna" (p. XLVII). Intrusioni colte nelle parlate di tradizione popolaresca, eterogeneità genetica degli elementi fusi negli idiomi letterari, sono l'obiettivo del giovane C. che vuol rivolgersi a un pubblico più vasto dei soli "filologi" (p. V).
G. I. Ascoli lodò l'Introduzione, ma non il resto del lavoro (Archivio glottologico italiano, II [1876], pp. 412-416), pur guardando con simpatia al giovane studioso cui più tardi (6 sett. 1879) indirizzò un'importante "lettera glottologica" (Archivio glottologico italiano, X [1886-88], pp. 1-17, e In Memoria di N. C. e U. A. Canello…, pp. 425-435).
Dal 1872 il C. fu incaricato di dialettologia italiana (dal 1873 l'insegnamento si chiamò di lingue romanze) all'Istit. superiore di Firenze, dove insegnavano P. Villari (cui era dedicato il Saggio) e il Trezza.
Negli anni fiorentini egli approfondì i temi già toccati nel Saggio, dei cui difetti (a detta degli amici e biografi) non mancò di rendersi consapevole. Un gruppo di lavori riguarda problemi di fonologia e morfologia italiana: il vocalismo (in polemica con G. Storm), il pronome e l'articolo italiano (in polemica con G. Gröber), le desinenze dei perfetti deboli. Le interferenze tra fatti fonologico-prosodici e fatti morfologici sono trattate in articoli nel Giornale di filologia romanza e nella Zeitschrift für romanische Philologie del Gröber. Le riviste Ateneo, il citato Giornale e la Rivista di filologia romanza ospitano varie etimologie (su queste pubblicazioni, esaurienti indicazioni in R. Hall iunior, Bibliografia della linguistica italiana, 4voll., Firenze 1958-68, ai nn. 585, 587, 806, 837, 851, 866, 1244, 1250, 1675, 1679 s., 1684, 2421, 2681).
Etimologie e studi morfofonologici confluirono poi negli Studi di etimologia italiana e romanza (Firenze 1878), dedicati a Domenico Comparetti.
Alcuni acuti accostamenti sono ancora validi (cfr., per es., I. Baldelli, Medioevo volgare da Montecassino all'Umbria, Bari 1971, pp. 28 s. su fiata〈vicata).Il volume, scrisse P. Rajna, "abbonda di osservazioni e spiegazioni nuove, ingegnose sempre, se anche… non provate sempre alla cote di una rigorosa disciplina fonetica", della quale tuttavia il C. enfatizzava importanza e, primato (Studi, p.VIII). L'incoerenza tra programma tecnico e prassi effettiva gli fu rimproverata, tra gli altri, da F. D'Ovidio, in Rassegna settimanale, III (1879), n. 158, p. 3. Un giudizio favorevole espresse Gaston Paris in Romania (IX [1879], pp. 616-20).
Altri lavori riguardavano la storia linguistica dell'italiano letterario, visto come oggetto di dispute teoriche (per il terzo tomo dell'Italia diK. Hillebrand, Lipsia 1876, il C. scrisse una storia della "questione della lingua": Hall, Bibliografia, n. 6991) e considerato sia in singoli documenti delle origini, sia dal punto di vista di programmi linguistici attuali (lavori quasi tutti omessi nella citata Bibliografia dello Hall).
Rammentiamo il saggio sui sonetti aretini attribuiti a Guittone (Di un antico monumento di poesia italiana, in Rivista europea, VI [1874], pp. 72-80) e "l'intervento multiplo e tenace" (A. Pagliaro) a proposito del Contrasto di Ciullo d'Alcamo: Ciullo d'Alcamo e gli imitatori delle romanze e pastorelle provenzali e francesi, in Nuova Antologia, novembre 1875, pp. 477-522, la recensione alla fondamentale edizione fatta dal D'Ancona nel 1874 (Rivista di filologia romanza, II [1875], pp. 176-91), Ancora del Contrasto di Ciullo d'Alcamo, in Rivista europea, VII (1876), pp. 547-588, Chi fosse il preteso Ciullo d'Alcamo,ibid., t. XII (1879), pp. 231-51. Egli riprendeva la tesi di A. Jeanroy sulla dipendenza del Contrasto dalla pastorella francese e, nonostante alcune tesi si rivelassero subito non accettabili (origine pugliese del Contrasto, attribuzione a Giacomino Pugliese), gli stessi critici (tra i quali, fin dal 1878 e 1879, F. D'Ovidio, che ristampò tali critiche nella Versificazione italiana e arte poetica medievale, Milano 1910, pp. 595-653) riconobbero che il C. era nel giusto negando il presunto carattere vernacolare, ingenuo e popolaresco del Contrasto, lumeggiandone invece il carattere d'arte, linguisticamente composito.
Gli articoli su Ciullo furono un episodio nella più ampia serie di ricerche sulla formazione degli idiomi letterari, in particolare dell'italiano. "Una gran copia di studi pazienti e acuti fatti sui codici dei nostri lirici antichi" (Rajna) confluisce nell'opera maggiore del C.: Le origini della lingua poetica italiana. Principi di grammatica storica italiana ricavati dallo studio dei manoscritti con una introduzione sulla formazione degli antichi canzonieri italiani (vol.II delle Pubblicazioni del R. Istituto di studi superiori di Firenze, sez. filos. e filol., pp. 185-468 o, separatamente, Firenze 1880).
Il titolo sembrò complicato e fuorviante (Raina), ma ricchezza di analisi e novità di contributi non potevano non imporsi: il libro meritò l'accessit al premio dei Lincei, per la filologia, vinto da P. Rajna, giudice l'Ascoli. Rajna, non tenero verso il C., scrisse in seguito: "per la Grammatica storica italiana è questo il più prezioso contributo che si sia avuto fin qui".
Come in Ascoli, la fatica dell'analisi filologico-linguistica non era nel C. fine a se stessa, ma si legava da un lato a un più ampio orizzonte storico e filosofico ("non meramente personale" giudicò il D'Ovidio il rapporto con il Villari) e, d'altro lato, all'attenzione per le questioni linguistiche dell'Italia del tempo. Con La formazione degli idiomi letterari, in ispecie dell'italiano, dopo le ultime ricerche, in Nuova Antologia (settembre 1874, pp. 3560, ottobre 1874, pp. 288-309) il C. sischierava accanto ad Ascoli, contro le tesi populistiche e manzonistiche, indicando nella crescita culturale e intellettuale delle società le ragioni della costituzione e diffusione di lingue comuni, sottolineando il carattere non fiorentinesco, ma sopradialettale e colto dell'italiano.
Il C. si interessò anche di etimologia spagnola e romanza (Giornale di filologia romanza, II[1879], pp. 66-70) e di rumeno (IRumeni e le stirpi latine, in Nuova Antologia, 1º apr. 1878, pp. 509-21;perduto è invece un suo manoscritto sugli idiomi balcanici in rapporto all'italiano, cui egli attendeva nel 1881, secondo P. Villari). Nel 1881 al Circolo filologico di Firenze lesse unamemoria sul Tartufe (Molière e il suo Tartufe, in Nuova Antologia, 1º apr. 1882, pp. 393-414).Proposto come professore ordinario, il C. nell'autunno decise di recarsi per studi in Polonia e Russia, ma, per l'aggravarsi del suo male, interruppe il viaggio e, rientrato a Bozzolo, vi morì il 22 ott. 1882.
Bibl.:necrol. di F. D'Ovidio, in Giornale napoletano della domenica, I, n. 44 (29 ott. 1882), p. 1 (poi rist., con leggeri ritocchi, in Rimpianti, Palermo 1903, pp. 250-56); P. Raina, N. C., in Giornale di filologia romanza, IV(1883), fasc. 3-4, pp. V-XI; P. Villari, N. C., in In memoria di N. C. e U. A. Canello. Miscellanea di filologia e linguistica, Firenze 1886, pp. IX-XIII; P. Raina, Gli scritti, ibid., pp. XIV-XXIV;C. Trabalza, Storia della grammatica italiana, Milano 1908, pp. 52, 522; F. D'Ovidio, Versificazione italiana e arte. Poetica medievale, Milano 1910, pp. 588-95 (giudizio d'insieme, premesso alla rist. di anteriori articoli polemici cit.); A. Schiaffini, Le origini dell'italiano letterario e la soluzione manzoniana del problema della lingua dopo G. I. Ascoli, in Italia dialettale, V (1929), pp. 129-71; V. Crescini, U. A. Canello, in Romanica fragmenta, Padova 1932, pp. 121-34; T. De Mauro, Storia linguistica dell'Italia unita, Bari 1972, pp. 327-330; A. Pagliaro, Forma e tradizione, Palermo 1972, pp. 62-103.