NANTES (A. T., 32-33-34)
Città della Francia occidentale, capoluogo del dipartimento della Loira Inferiore, con 187.343 ab. (nel 1931; 184.509 nel 1926); sorge sulla Loira, a 58 km. dall'Oceano, a valle del limite raggiunto dalle maree, nel punto in cui gl'isolotti che dividono il fiume in 6 bracci ne facilitano il guado e in cui sboccano le strade dalla Bretagna, dalla Vandea e dal Poitou.
Fin dall'età romana il porto dei Namneti, alla confluenza della Loira e dell'Erdre, era un emporio importante, capolinea della grande arteria stradale proveniente dal Reno. Benché spesso danneggiato dalle guerre a cagione della sua posizione al limite tra la Bretagna, la Vandea e l'Angiò, fino dal sec. XII Nantes fu, insieme con Bordeaux, il maggiore dei porti atlantici della Francia; era in relazioni commerciali coi paesi scandinavi, con l'Inghilterra, la Spagna, il Mediterraneo. Nel sec. XIV all'attività marittima si accompagnò quella fluviale, per opera della "Compagnie des Marchands fréquentant la rivière de Loyre"; nel XV Nantes viveva dell'esportazione dei vini della Loira, della pesca e della guerra di corsa. L'apogeo del commercio nantese è raggiunto nel sec. XVIII in cui esso si estende alle Antille e alle Mascarene. Nel 1704 Nantes, primo porto della Francia, armava 1332 navi, nel 1788 contava una ventina di raffinerie di zucchero, fabbricava tessuti di indiana, lavorava i legni delle isole; il cantiere di costruzioni navali di Indret fu trasformato in fonderia di cannoni. La pesca del merluzzo, il commercio con l'Inghilterra e la Spagna erano in fiore. Per la Loira giungevano a Nantes i prodotti dell'interno, che a sua volta la città riforniva di sale, di pesce salato, di ardesie e di zucchero. Ma la rivoluzione, le guerre, la rivolta degli chouans, il blocco della Loira operato dagl'Inglesi, finalmente l'introduzione dello zucchero di barbabietola e delle macchine produssero la rovina temporanea del commercio nantese, e la prosperità del porto non rinacque che nel corso del sec. XIX.
Nantes offre un interesse turistico notevole: le case assiepate sulle rive della Loira, i palazzi del quai de la Fosse, le case su palafitte dell'isola Feydeau coi balconi in ferro battuto, le pittoresche abitazioni del quartiere Sainte-Croix, la cattedrale, i suoi monumenti più noti (v. appresso) e inoltre gli alberi dei velieri e le ciminiere dei piroscafi, i moli e le officine, attestano il suo passato glorioso e la sua prosperità economica.
La superficie della città è di 4280 ettari, che giungono a 6445 co; comuni di Chantenay e Doulon. Il movimento del porto è di circa tonn. 2.500.000 annue; l'attività industriale da circa trent'anni ha preso nuovo impulso: fabbriche di paste alimentari, di biscotti, di zucchero, di cioccolato, di sapone, di concimi e di prodotti chimici, brillerie di riso, officine metallurgiche, cantieri navali sono in piena prosperità. Per le conserve alimentari, nella cui produzione Nantes si è specializzata, essa sfrutta i prodotti agricoli della regione e quelli della pesca.
Il porto si estende sulle due rive della Loira e le sue banchine si sviluppano per 5128 m., oltre a 1009 riservati agli stabilimenti di Chantenay. I fondali vanno da m. 5,50 a m. 8; esistono 155 gru, un bacino galleggiante, un ponte per trasbordo, depositi e magazzini. Alla via fluviale si aggiungono le comunicazioni ferroviarie (con uno sviluppo di 35 km.) che passano tuttora attraverso la città ma sono in procinto di essere deviate. Nell'isola di Cheviré si trovano cantieri e bacini di raddobbo, ed è prevista la sistemazione della riva sinistra del fiume dalla parte del mare. Il porto stesso di Nantes si prolunga a valle coi porti industriali di Basse-Indre (stabilimenti metallurgici), Couëron (fonderie, laminatoi), Paimboeuf (prodotti chimici), Donges (scarico di carboni e petrolî, carico di minerali). Si prevede il progressivo collegamento, mediante 60 km. di banchine, di Nantes con Saint-Nazaire (v. loira inferiore), che forma con la vecchia città un'unità economica inscindibile. Il porto industriale e quello di navigazione sono infatti interdipendenti: Saint-Nazaire, col suo avamporto di 10 ettari, i due bacini galleggianti di 34 ettari, con 5 km. di banchine, con ampî dock, con fondali profondi, è divenuto in meno di un secolo un grande porto transatlantico, capolinea dei piroscafi per le Antille e il Messico e fu punto di sbarco, durante la guerra mondiale, per le truppe inglesi e americane. In sostanza l'intera Bassa Loira costituisce un unico porto, fornito di tutti i requisiti per un vasto sviluppo commerciale: avamporto in acque profonde a Saint-Nazaire con cantieri marittimi, porto interno a Nantes bene attrezzato per l'industria e ben servito da comunicazioni ferroviarie e fluviali.
Nantes è sede di una scuola di medicina, di un istituto politecnico, di istituti di lettere e di scienze annessi all'università di Rennes, di una scuola libera di diritto.
Monumenti. - L'antica città ducale sorse alla confluenza dell'Erdre con un braccio della Loira, detto braccio della Maddalena: è il quartiere del castello e della cattedrale, felicemente liberato nel sec. XIX per mezzo del boulevard Henri IV e dei giardini del corso Saint-Pierre. Allo straordinario sviluppo urbanistico nel sec. XVIII si deve la sistemazione del quartiere marittimo del Campo di Marte e quella del quartiere di residenza, che ha per centro la piazza Graslin. Il castello attuale, cominciato nel 1466 su progetto di Mathelin Rodier, conservò fino al sec. XVI un carattere militare, poiché nell'aria di fronda che spirava a Nantes i duchi di Bretagna non si sentirono mai molto tranquilli. Ma l'aspetto rude delle sue cortine si dimentica percorrendo le sue stanze di stile gotico fiorito e più ancora quelle del Rinascimento. La cattedrale, cominciata nel 1434 dall'architetto del castello, è stata terminata solo ai nostri giorni. La parte più pura è la facciata, nonostante la mutilazione dei tre portali. Ciò che l'edificio conserva di più interessante è la tomba del duca Francesco II e di Margherita di Foix, eseguita da Michel Colombe (1502-1507). Vi si trova anche la tomba del Lamoricière, opera di Paul Dubois (1879). Nel quartiere della cattedrale si vedono resti di costruzioni civili dei secoli XV e XVI; tra esse la meglio conservata è la casa capitolare sulla piazza Saint-Pierre. Ma l'importanza monumentale di Nantes è dovuta in massima parte a due architetti del sec. XVIII: il Ceineray e il Crucy. Principali opere del Ceineray sono la prefettura (1763-1777) e i due grandi palazzi della Place Royale. Sono del Crucy il grande teatro costruito nel 1788 sulla piazza Graslin e la Borsa (1792), terminata sotto l'impero. Lo stile Luigi XV, meno personale, aveva tuttavia lasciato tracce in grandi gruppi di costruzioni, come quelli della rue de la Force (1734). Nei secoli XIX e XX il patrimonio artistico della città è stato arricchito con l'organizzazione di grandi musei, quali il Dobrée, museo regionale; il Salorges, museo della marina. Il museo di pittura è importantissimo: le scuole straniere vi sono bene rappresentate; ma vi trionfa il secolo XVIII francese con la serie dei Boucher e dei Coypel, con l'Arlecchino di Watteau, la Camargo di Lancret e quella di Nattier, ecc. Per il sec. XIX il museo vanta il ritratto di Madame de Senones dell'Ingres, La battaglia di Nazareth del Gros, le Vagliatrici del Courbet, ecc.
Storia. - Centro della tribù celtica dei Namnetes (donde il nome), stanziamento romano, col nome di Condivincum dopo la conquista della Gallia, di fronte a Ratiatum (Retz), Nantes fu predestinata, come si è visto, alla sua funzione dalla sua posizione. La città seguì, anticamente, le sorti della parte occidentale della Francia: subì le incursioni dei Normanni e finì con l'essere incorporata negli stati del conte, poi duca, di Bretagna. Centro della Bretagna detta "francese", essa condivise con Rennes le funzioni di capitale bretone; vi risiedeva la corte dei conti, servì spesso di sede ai parlamenti provinciali, e venne munita d'un castello, che fu costruito, a cominciare dal 1466, sulle fondamenta di un castello antico e fu più o meno smantellato nei secoli XVII e XVIII. A Nantes ebbe luogo il 7 gennaio 1499, tra Anna di Bretagna e Luigi XII di Francia, il matrimonio che suggellò la riunione della Bretagna al regno. Sebbene durante le guerre di religione la città seguisse il partito dei cattolici, fu tuttavia da Nantes che Enrico IV datò il suo famoso editto di tolleranza del 1598 (v. sotto). Dal sec. XVII l'espansione coloniale della Francia arricchì la città. Nantes divenne un centro del capitalismo e, durante la rivoluzione, senza aver aderito né al puro realismo né al federalismo, tanto che C. de Canclaux poté respingere senza troppe difficoltà F.-A. Charette e J. Cathelineau coi loro Vandeani, essa fu terrorizzata dai democratici estremisti sostenuti da quel J.-B. Carrier, membro della Convenzione, il quale si guadagnò trista fama con gli "annegamenti di Nantes". Nel 1790 divenne capoluogo del dipartimento, ma vide il proprio commercio rovinato dalla rivoluzione, dal blocco continentale, e infine dall'abolizione della tratta dei negri. Infine, il graduale insabbiamento della Loira e il progressivo aumento di tonnellaggio delle navi mercantili resero difficile l'utilizzazione economica del porto. L'apertura del canale della Bassa Loira iniziato nel 1806 e aperto nel 1833-38, la costruzione di nuovi bacini, l'unione con l'avamporto di Saint-Nazaire (1857), hanno assicurato una ripresa, sensibile fin dal 1840, alle industrie della città e dintorni.
Bibl.: Dugast-Matifeux, Nantes ancien et le pays nantais, Nantes 1879; P. Jeulin, L'évolution du port de Nantes, Parigi 1929; G. Martin, Capital et travail à Nantes au cours du XVIIIe siècle, Parigi 1931; Gabory, La marine e le commerce de Nantes au XVIIe siècle et au commencement du XVIIIe siècle, Rennes 1901. - Per i monumenti, v.: Nantes et la Loire Inferieure (con documenti e notizie raccolte da P. Souvestre), Parigi 1850; G. Menier, Essai sur l'histoire de la ville et du Comté de Nantes, Nantes 1850; G. Menier, Essai sur l'histoire de la ville et du Comté de Nantes, Nantes 1872; H. Deverin, L'hôtel de Ville au Château de Nantes, Parigi 1902; G. Durville, Les familles de l'évêché de Nantes (1910-13), suppl. del Bull. Soc. archéol. Nantes et Loire-Inferieure, 1913; M. Giraud-Mangin, Le style Louis XV à Nantes, Parigi 1924.
L'editto di Nantes.
Con questo editto furono regolati nel 1598 i rapporti fra i cattolici e calvinisti francesi. Dopo la conversione di Enrico IV nel 1593, gli ugonotti, indignati per le concessioni fatte dal re ai cattolici, si organizzarono con un programma di rivendicazioni. Respinte dal re le richieste, essi lo abbandonarono e convocarono assemblee in cui per due anni tennero viva l'agitazione. Poiché l'intransigenza degli ugonotti, proprio quando gli Spagnoli entravano in Amiens, minacciava di rovinare il paese, Enrico IV si decise a venire a un accordo. Il 13 aprile 1598, a Nantes fu stipulato l'editto di pacificazione. La libertà di coscienza fu concessa in tutte le città e nei luoghi e paesi sottoposti all'obbedienza del re; il libero e pieno esercizio del culto riformato fu permesso in tutti i luoghi in cui si teneva pubblicamente nel 1596 e fino all'agosto del '97, e in quelli in cui era stato permesso in seguito all'editto di Poitiers e alle altre convenzioni. Il divieto fu mantenuto per Parigi, ma non oltre cinque leghe dalla capitale. Alla corte ufficiali, governatori, ecc., potevano professare il culto nei loro appartamenti, a porte chiuse. I riformati ottennero il diritto di accedere a tutte le cariche e dignità, di poter testare, vendere, comprare, di essere ammessi nelle università, nei collegi, negli ospedali, nelle scuole. Fu data loro facoltà di formare un partito, di conservare sinodi provinciali e nazionali, di avere nelle loro mani, per otto anni, un centinaio di piazze: ciò che significava mantenere nello stato francese un altro stato, sino a un certo punto autonomo.
L'editto suscitò veementi proteste da parte dei cattolici. Il re fece qualche concessione: promise che nelle piazze di sicurezza il culto cattolico sarebbe stato ristabilito, che i sinodi sarebbero stati convocati soltanto col permesso sovrano. Ma il re intendeva che l'editto fosse osservato; mise a tacere l'opposizione nel parlamento di Parigi. Il 25 febbraio l'editto fu registrato; tra il 1599 e il '600 i parlamenti provinciali cedettero; il parlamento di Rouen registrò l'editto soltanto nel 1609. Così, dopo trent'anni di guerre, lo stato accedette al principio della tolleranza religiosa. In seguito il Richelieu distrusse, con l'espugnazione della Rochelle, lo stato protestante, ma l'unità della nazione fu mantenuta a danno dell'unità della fede, che rimase scissa. I cattolici, nelle cui file, dopo il 1640, si era determinato un vigoroso movimento, affermavano che l'editto di Nantes aveva deformato la monarchia francese, sorta con Clodoveo come monarchia cattolica. Essi consideravano l'editto non come una legge, ma come un trattato tra le due parti avverse; Enrico IV non avrebbe concesso l'editto che con la finalità di procura e il ritorno dei riformati al cattolicismo; e Luigi XIII col nuovo editto del 1629 aveva augurato agli eretici di ritornare nel grembo della Chiesa. Si domandava la soppressione della libertà di coscienza e s'indebolì giorno per giorno l'efficienza dei riformati contro i quali da municipî, da stati provinciali e da parlamenti fu sferrata una violenta offensiva. Luigi XIV inclinò verso le idee dei cattolici: l'avere i calvinisti una religione diversa da quella del sovrano, i rivolgimenti avvenuti in Inghilterra, l'odio per le Provincie Unite, lo stesso suo trasporto per il cattolicismo, fomentato più tardi dalla Maintenon, tutto lo spingeva contro i riformati. Dopo il 1660, non fu più permessa la convocazione del sinodo nazionale, il permesso per i sinodi provinciali fu concesso di rado e con grande difficoltà; i templi vennero distrutti; le scuole ridotte all'insegnamento elementare. L'offensiva divenne più violenta dopo la pace di Nimega, nel 1678. Col matrimonio segreto di Luigi XIV e della Maintenon si accentuò la tendenza del re a ristabilire l'unità della fede. Colbert cercò di arginare l'offensiva, ma si congratulò col Marillac, l'autore delle "dragonnades", mentre Louvois cercò di riacquistare il credito perduto, fomentando la disposizione del re per la revoca dell'editto. I calvinisti furono cacciati dagli uffici, impossibilitati a esercitare le professioni liberali, privati delle scuole, allontanati dagli ospedali, le cui rendite furono sequestrate a profitto dei cattolici, vigilati alla nascita e alla morte. Al re rivolsero un estremo appello Pare che Luigi XIV, sperando in una conversione generale, non ritenesse necessaria la revoca. Ma entrarono in giuoco nuovi fattori. Le conversioni si susseguivano numerose per quanto sotto l'impero delle violenze in seguito alle spietate "dragonnades" nel Poitou, nel Bkarn, nella Guienna, nella Linguadoca e poi in tutta la Francia. Fu proprio la sicurezza in una prossima conversione generale, nel 1685, che provocò la revoca dell'editto. Ai convertiti si era promessa l'esenzione dalla taglia e dall'alloggiamento militare, ma l'impegno non poteva essere mantenuto, trattandosi di centinaia di migliaia di convertiti, al cui contributo lo stato non intendeva rinunciare; inoltre si temeva che i ministri del culto preparassero un qualche intrigo pericoloso. La revoca dell'editto avrebbe risolta la questione dell'esenzione dalle taglie, e avrebbe dato al re la possibilità di bandire i ministri. Il testo dell'editto di revoca fu compilato da Le Tellier, ma riveduto e corretto dal re. La revoca dell'editto fu, specialmente dal punto di vista economico, un grave danno per la Francia: centinaia di migliaia di calvinisti, che avevano nelle mani la maggior parte del commercio e dell'industria francese, emigrarono in Olanda, in Germania, in Inghilterra, portando con ciò un duro colpo all'economia francese e annullando in gran parte gli sforzi fatti dal Colbert per assestarla. Dal punto di vista politico, poi, la propaganda che i calvinisti rifugiati all'estero, specialmente in Olanda (Jurieu, ecc.) svolsero contro l'assolutismo intollerante di Luigi XIV, servì assai ai nemici della Francia, proprio in quel periodo in cui le potenze europee si coalizzavano contro di essa nella lega di Augusta.
Bibl.: Per l'editto di Nantes: E. Benoist, Histoire de l'Édit de Nantes... jusqu'à l'Édit de révocation en octobre 1685, Delft 1693; A. Lods, L'Édit de Nantes devant le Parlement de Paris, 1899; Vicomte de Meaux, Les luttes religieuses au XVIe siècle, 1879; Mémoires di de Thou (in Michaud e Poujoulat, s. 1ª, XI).
Per la revoca dell'editto: Recueil des édits, déclarations rendus pour l'extirpation de la R. P. R. et autres contraires à la catholique, apostolique et romaine, Parigi 1686 (ultima ediz. di Pilatte, Parigi 1885); Collection des Procès-Verbaux des assemblées générales du clergé de France depuis 1560 jusqu'à présent, Parigi 1767-1778; Mémoires du clergé, Parigi 1716; Bossuet, Øuvres, ed. Lachat, Parigi 1875, XXVI-XXX; Fénélon Oeuvres complètes, ed. de Saint-Sulpice, Parigi 1848-52, VII-X; Mém. de Louis XIV pour l'instruction du Dauphin, ed. Dreyss, Parigi 1860, voll. 2; Mémoires di Foucault, in Coll. des Doc. inédits; Rulhière, Eclairciss. sur les causes de la révoc. de l'Édit de Nantes, Parigi 1788; Puaux e Sabatier, Études sur la révoc. de l'Édit de Nantes, Parigi 1886; E. Lavisse, Louis XIV, de 1643 à 1685, in Hist. de France, VII, ii, Parigi s.a.