nanoemulsione
s. f. Miscela di particelle infinitesimali non solubili tra di loro.
• Ricordate gli esperimenti delle scuole medie: l’olio versato nell’acqua si divide in tante goccioline che restano separate. Lo stesso accade se si disperdono in un mezzo acquoso delle sostanze grasse capaci di opporsi alla disidratazione. Queste sostanze, proprio perché non riescono ad aggregarsi, e a diventare più «ingombranti», si diffondono più facilmente attraverso la cute. È basandosi su questo meccanismo che sono nate le cosiddette nanoemulsioni. (Daniela Natali, Corriere della sera, 22 ottobre 2006, p. 59, Salute) • «Nel campo degli idrocarburi studiamo tecnologie di aumento del fattore di recupero del greggio. In particolare l’impiego di nanoemulsioni: dispersioni piccolissime di acqua in olio che aiutano a catturare più petrolio dai giacimenti in uso. Un’applicazione che servirebbe anche a minimizzare l’impatto ambientale delle operazioni di estrazione» (Robert Armstrong intervistato da Valeria Fraschetti, Repubblica, 23 luglio 2015, p. 36) • Attualmente con il concorso di importanti istituzioni scientifiche come il Cnr e Cattedre universitarie di biologia molecolare, collegate a centri di ricerca interuniversitari, si sono conseguiti progressi presentati al congresso del 14 gennaio: un potenziamento dell’efficacia antitumorale della Somatostatina mediante nanoemulsioni della somatostatina stessa, di cui si è ottenuto un incremento dell’emivita da 3 minuti a 4 ore, oltre ad un effetto sui fosfolipidi delle membrane cellulari tumorali. (Robert Vignola, Giornale d’Italia, 13 gennaio 2017, p. 3, Attualità).
- Composto dal confisso nano- aggiunto al s. f. emulsione.
- Già attestato nel Corriere della sera del 24 gennaio 2006, p. 26, Scienza (Adriana Bazzi).